Vittorio Siri, Consigliere di Stato et Historiografo della Maestà Christianissima, Del Mercurio, overo Historia de' correnti tempi, Tomo IV, parte secondi (Casale: Giorgio del Monte 1655), pp. 564-650:
Disvolgatasi la morte del Papa, e datosi principio conforme il solito al Nonvendio dell' esequie, et alle Congregationi de' Cardinali sopra il buon governo; le prime difficulta versarono in regolare gli armamenti, che si augumentavano ne' Palazzi particolarmente de' Barberini, dubbiosi di qualche stravagante risolutione del Popolo, che fremeva di rabbia, et alzava giorno, e notte orgogliose le voci di rimprovero a' Barberini d' havere in luogo di diminuire le gabelle, voluto sino ne gli ultimi anheliti della vita del Zio [Urbano VIII], con dimostratione di grande sprezzatura, far' acquisto, per un milione, e 200. mila ducati, di Monte Libretto, et altre terre attenenti a gli Orsini. Si trasferi il Cardinale Antonio come Camerlengo con li Prelati della Camerea al Vaticano per esercitarvi le solite funtioni; riducendosi il giorno seguente nella sala del Concistoro il Sacro Collegio per confermare, et ordinare nella Sede Vacante, secondo il consueto, il Generalato di Santa Chiesa; il Castellano di sant'Angelo; Governatore di Roma; et i Capitani per la custodia del Conclave.
Dispute ben lunghe, e calde sursero a conto del Generalato per ristabilirlo, o levarlo dalle mani di D. Tadeo [Barberini]: montando in aringo il Cardinale Montalto a nome de' Cardinali Medici et Este per persuadere, ch' essendo loro nemici i Barberini, intendessero di spogliarli del comando dell' armi, affine di non trovarsi in necessita di condursi anch' eglino per la propria sicurezza armati in Roma, o d'inoltrarsi alle proteste di nullita, quando non fosse sicuro il passo, et il soggiorno nella medesima Citta, circondata già di tante armi, che giornalmente cresceva il timore di qualche disordine. Il Palazzo di Madama, il Giardino de' Medici, il Palazzo Farnese, quelli dell' Ambasciadore di Spagna, de' Cardinali, e seguaci della medesima Corona, erano pieni d' huomini armati. La stessa folla si vedeva in quelli dell' Ambasciadore di Francia, et adherenti del Christianissimo. In quelli del Cardinale Antonio, della Cancellaria, e Casa paterna de' Barberini miltiplicavano continouamente li soldati. Crescevano vie piu i bisbigli ne' fattionari Spagnuoli, e del Granduca, perche D. Tadeo prandiva ancora il bastone del Generalato; onde a' suoi arbitrij fosse subordinato il dominio di Santa Chiesa, imperoche nelle Provincie d' essa intratteneva Eserciti, e Capitani, con la padronanza sopra le guernigioni delle Fortezze, e di quella di Castel Sant-Angelo, e fortificationi di Borgo in particolare; di maniera, che restasse l'istesso Conclave circonvallato, e quasi assediato dalle sue armi, potendo ad ogni cenno i Barberini sconvulgere tutte le cose, e sfotzare il sacro Collegio ad eleggere per via della violenza uno del loro partito. Con calore però i suoi adherenti sostenevano la pretensione di D. Tadeo, dicendo, che' l Generalato non vacua fino all' assuntione del nuovo Pontefice, o d'altro ordine del sacro Collegio in maniera, che nella persona del Principe D. Tadeo risedesse legitimamente l'autorita sopra gli Eserciti, e le Piazze. Ch' essendosi molti Cardinali e Principi, et in specie il Cardinale de' Medici et il Duca di Parma fatto lecito d' introdurre vigoroso sutolo di seguaci in roma, che potevano esser spalleggiati da gli Eserciti della Lega non molto remoti; verisimilmente temendosi, che tanti preparamenti fossero indirizzati a battere la Casa Barberina et indurre la Citta col pretenso del sollievo dalle multiplicare gabelle a qualche strano sollevamento: non si trovasse in si repentino caso il migliore presidio, che di lasciare propagata ne' Barberini l' autorita, e la forza. La Sede vacante essere quel tempo opportuno, dove il popolo suole traboccare ne' risentimenti verso gli heredi del Regnante o per gli pesi imposti, o per gli pregiuditij inferiti al Campidoglio, dove si rappresenta il corpo della Nobilita, e Plebe romana; conoscendosi per molte riprove, che non vi sia chi piu adori il proprio Principe vivente, che 'l popolo Romano; ne chi dopo la morte facilmonte sfoghi l' ira, e la rabbia sopra gli heredi; et invelenisca con maggiore asprezza nelle insensate imagini, como avvenne a Papa Paolo IV. per lasciare nel silentio gli antichi tempi, del quale resto infausta memoria, benche pia nel rimanente, abbattendo la sua Statua, che piu non e stata rialzata nella Sala Capitolina. Sisto V. benche per varie magnificenze benemerito della Citta di Roma, hebbe nell' effegie dopo la sua morte a sperimentare il medesimo rigore; scariocandosene già dal popolo il Campigodlio, se il Contestabile Marc' Antonio Colonna, e D. Virginio Orsini stretti parenti di Casa Peretti, con le spade impugnate non reprimevano l' ardore popolare. Tali esempi e ragioni prevalessero per tendere sodisfatta la Casa Barberina nel mantenimento del Generalato delle armi in D. Tadeo; pretendosi per temperamento il darseli per Luogotenente Generale di Santa Chiesa Mario Frangipani da lui independente per assistere alla custodia di Borgo, e del Conclave a mira di sodisfare anche in parte a' compiacimenti del Cardinale de' Medici.
Dubitandosi tuttavia da' Barberini, che gli emuli della loro grandezza non attizzassero il popolo a prorompere insolentemente contro la Statua di Papa Urbano, alzata nella gran Sala del Campidoglio: si munivano di forze per non lasciare alla discretione indiscreta del popolaccio, o de' loro disamorevoli la roba, la vita, e la riputatione insieme. già Monsignor Cesarini si preparava per passare al Campidoglio et abbattere la Statua di Papa Urbano VIII. Era questo Prelato di familigia fra' Baroni Romani d' antica, e cospicua nobilita, ma d' ingegno altrettanto satirico, quanto elevato e erudito. La smisurata pinguedine del corpo havea tolto alla naturale sua fierezza l' attitudine di valersene. Non era ben' affetto a' Barberini, ancorche la sua Casa fosse stata da loro cumulata dell' honore della porpora, essendo egli solito di dire, che tanto Vrbano Ottavo havea ingrandito il fratello, quanto havea strappazzata e depressa la persona sua: chiamandola huomo di spirito torbido mordace, inquieto, e che di Prelato non havesse, 'che l' habito, e le lettere. Comparve in diversi lati della Citta, eccitando la plebe con parole ingiuriose contro i Barberini: onde fosse il tempo di rapir loro i cumulati thesori con la rovina della Citta sotterrata fra tante gravi gabelle, e vendicare aspramente gli oltraggi. Rammentava loro, che di presente mangiavano il pane a prezzo doppio di quello valeva, e nondimeno tralignassero in guisa da' loro Annanati, che non se ne risentivano. Andassero dunque speditamente al Campidoglio a rovinare la Statua di chi era stato autore di tante gravezze, come s' era praticato altrevolte, e dessero esempio a' futuri Dominanti, che li sudditi si deono tosare, ma non scorticare: pensando che la loro vita et autorita sia eterna. Che sonassero la campana all' armi, perche tutta la Nobilita era pronta alla vendetta et a fiancheggiare gli animosi intraprendimenti del popolo per iscuotere il peso insoportabile di tante gabelle. E fama che mentre Monsignor Cesarino andava tessendo le suddette pratiche di seditione, inviasse un suo confidente a rappellare un Gentilhuomo suo amico per instruirsi della postura delle cose di Campidoglio, se si mostrassero i cittadini pregni d' irritamento, e disdegno contra i Barberini; se stessero ben' armati; e chi comandasse la gente, alle cui petitioni venisse risposto, che in Campidoglio si vivesse in un' altissima quiete; che niuno si lamentasse de' Barberini, anzi al tocco della gran campana inginocchiati tutti, havessero pregato Dio per l' anima di Papa Urbano benefattore di tante famiglie Romane. Che 'l Campidoglio si trovasse sufficientemente custodito, e fino allora sostenesse il commando delle armi Francesco de' Conti Berardi Capotio Colonnello perpetuo del popolo romano. Che i Colonnesi ad istanza de' Conservatori finche arrivassero le militie paesane suddite al popolo, che si attendevano per momenti, havessero inviata una grossa brigata di gente disposta su le venute del Campidoglio, e verso Campo Vaccino: sopra le scale d' Araceli, e nelle balustrate de' Trofei di Mario, collocando in ciascheduna delle avvenute sentinelle per iscoprire chiunque a quella parte volesse appressarsi. Che li Conservatori havessero fatto murare ogn' altra entrata al Pelagio, fuorche la principale. Cangio dunque Monsign. Cesarini fra le considerationi di si poderoso contrasto il primo disegno di condursi al Campidoglio in quelle di rivolgersi al Collegio Romano per isfogare lo sdegno contro la Statua d' Vrbano eretta ivi coll' altre de' Gregori XIII. e XIV. da' PP. Gesuiti, coll' occasione del centesimo da loro pomposamente celebrato, per essere in questi tempi compiti li cento anni, che la loro Religione era fondata; la cui statua di cartone pesto, di creta, e tela dipinta a colore di bronzo, tempestata d' oro lasciava comodita d' essere condotta per le vie di Roma, e data a gli scherni della plebe. Ma preavvertiti i Padri Giesuiti del pensiero, accortamemente prevennero gli scandoli, et i pericoli; riducendo in frammenti le Statue con chiudere il Portone grande del Collegio; onde tolta a Monsignor Cesarini l' opportunita di sfogare con le violenze il suo genio: rivolse la mano alla penna, abbozzando varie compositioni satiriche. Volle veranacute Dio palesare la tutela, ch' egli ha della Citta di Roma, perche se bene ripiena di soldatesca, e di contrari pensieri a segno, che ne gl' interregni passati non s' erano notati mai gli animi delle fattioni piu ulcerati; si dileguo nondimeno ogni rigore della malefica, che la minacciaua: conducendosi l' elettione con intera liberta, e quiete a prospero fine.
Nell' elettione del Capitano del Popolo romano a cui spetta d' armare la Piazza del Cavallo di Marco Aurelio, et alcun' altre della Citta, nacque qualche diserepanza fra' Conservatori, poichè inchinando gli uni alla persona di Francesco Casale, opponevano gli altri l' occetione de gli anni suoi giovanili, et inhabili perciò a reggere quella carica per ovviare a' disordini; proponendo la scelta di qualche soggetto nell' ordine del Baronaggio con titolo di Colonnello Comandante ogn' altro. Per procedere con quiete a tale provisione ne parlarono i Conservatori col Conte Berardi, significandoli, che vendosi la Citta ripiena di gente da guerra, havessero pensato di multiplicarne il numero parimente in Campidoglio, con disegno anco d' eleggere per nuovo Capitano del Popolo qualcheduno deell' ordine del Baronaggio con titolo di Colonnello, ch' esercitasse il comando sopra ogn' altro. Che nondimeno esso Conte Berardi serebbe rimasto alla custodia del Palazzo secondo l' uso antico senza pregiudicarsi alla sua carica.
A questa rimostranza fece risposta il Conte, che intendeva mantenersi in quelle prerogative godute per lo passato da quelli, che occupavano il medesimo posto con armare egli il Palagio publico del Magistrato de Conservatori. Che a conto dell' elettione d' un nuovo Capo in vece del solito Capitano del popolo non si sarebbono scansate molte difficulta stante la novita non piu introdotta, e la pratica già avanzata per la provisione del nuovo Capitano. Ce a questo novello eletto col titolo di Colonnello non haverebbe egli mai obbedito per la disconvenienza, che un' Oficiale da guerra soggiccia all' altro di pari titolo: Ma quando per servigio della Citta si giudicasse espediente in vece del Capitano del popolo scegliere qualche soggetto fra il Baronaggio, come anticamente si costumava per eta, e per esperienza idoneo, e con titolo piu cospicuo, che di Colonnello: in tal caso non ricuserebbe di ricevere gli ordini. esaminata nel Conseglio la proposta, fu a favore della medesima rappresentato, che la Citta era ripiena di gente forestiera, et armata non tanto nelle Case de' Cardinali, Prelati, e Baroni piu qualificati: ma ne' Palagi de Principi di Toscana, di Parma, e de gli Ambasciadori. Che i Colonnesi, et Orsini per cagione del Solio non concordi passeggiavano la Citta con numerose squadre di seguaci armati, tenendone anche provisti gli propri Palagi, e Giardini; dalle terre convicine marciando le compagnie intere per introdursi in Roma. Che le fattioni erano risuscitate, e gli odij ridotti a termine tale, che si temeva qualche commotione; e forse un sacco. Per ovviare a gl' imminenti disordini si riputasse opportuno rimedio in vece del Capitano del popolo creare un' altro Capo con titoli, et autorita maggiore, e questoritrovarlo fra' Baroni sperimentato nell' armi per aggiungerli piu numero di soldatesca se bisognasse per sicurezza del Campidoglio donde si trasfondesse maggior' vigtore nella Citta.
Venne da altri contradetta la propositione, come nuova ne' correnti tempi. Che per lo passato soleva eleggersi questo Capo dalle quattro Case antiche Colonna, Orsini, Savelli, e Conti con titolo di Senatore di Roma; onde essendosi penetrato dalle medesme il pensiero caduto nell' animo de' Conservatori, stessero attente ad offervare in chi venisse questa elettione da loro non molto ben' intesa, e conseguentemente con concetto di non tolerarla; si che vi fussero per nascere ben gravi disconci. Onde dopo vario susurro decreto il Conseglio di non alterare gli vsi della Citta per si lungo corso d' anni ben' incaminati, e da' sommi Pontefici, e dal Sacro Collegio ordinati; discendendo all' elettione di Francesco Casale per Capitano del popolo, accioche armasse la Piazza del Campidoglio, e le solite porte della Citta: rimanendo al Colonnello l'incombenza di custodire il Palazzo Capitolino; con che procedettero poi le cose con somma quiete. Guernendosi tuttavia le parti di validi presidij, et in particolare i Barberini sotto il cui assoluto arbitrio vedevasi in effetto lo Stato Ecclesiastico, onde inducevano non ordinari sensi di gelosia ne' Principi limitrosi al Dominio ecclesiastico; apparve repente alzarsi cotal sospetto piu vehemente ne gli Spagnuoli dubitando, che tante forze violentar potessero il Sacro Collegio de' Cardinali a far cadere l' elettione in altro soggetto di quello sesideravano; e che li Cardinali apprendendo i danni nelle case proprie fra' tumulti fossero per inclinare in fine all' esaltatione de' piu amorevoli alla fattione Barberiniana. Questi, et altri riflessi indussero il V. Re a spingere cavalieri, e fanti a tal effetto nuovamente ammassati a Mola di Gaeta, et alla frontiera del passo di Ponte Corvo confini dello Stato Ecclesiastico; la cui inaspetteata risolutione opero travagliosi pensieri non tanto ne' Barberini, quanto nella fattione Francese esistente in Roma, per la cui Citta risonava la voce, che venisse di persona il V. Re a fare le vendette particolarmente de gl' insulti inferiti al Ministro del Re Cattolico da quello del Christianissimo unito col Portoghese.
Se in altri conclavi fra le pratiche ordite da gli affetti, et accorgimenti humani, trasparir giamai si riconobbe nell' elettione de' sommi Pontefici una particolare operatione della Divina mente, et una visibile ispiratione dello Spirito Santo; in questo del Cardinale Pamphilio ammirar certamente si deve il potentissimo influsso del Celeste concorso, mentre l' apparecchio delle seconde cagioni era del tutto straniero, anzi repugnante all' effetto, che venne a risultarne, forse perche non volle la providenza di Dio participare ad altri le glorie del suo potere, e la lode d' un' opera cosi ben condotta, e co' tanto necessaria. poichè se mille sperimenti ci ammaestrano, che a frastornare l'esaltatione al sommo sacerdotio di qualche Cardinale, poderoso pur troppo cada il contrasto architettato da una delle corone maggiori; irriuscibile humanamente riputar poi non doveasi la pratica a favore del Cardinale Pamphilio oppugnata dalla Francia in un tempo, che si credeva inalzata all' apice della piu formidabile autorita, e grandezza, e che per la prepotenza delle sue armi in ogni lato era inchinata da' Potentati tutti d' Europa?
Strettamente s' univa ad avvalorare la suddetta esclusione il Cardinale Antonio Barberino, e per haverla di lunga mano promossa, et estortaq dalla Maesta Christian. e per gl' impegni vecchi, e recenti in parola et in scritto co' Ministri di quella Corona non meno, che per le ingiurie, et offese di peso inserite dalla sua animosita alla Casa e persona del Cardinale Pamphilio, onde a' suoi confidenti etiandio con horribili giuramenti s' era piu volte espresso, che soffrirebbe d'essere fatto in pezzi piu tosto, e perdere l' anima, che indursi ad adorarlo per Pontifice. E pure cosi mirabili sono i consigli della prima causa nella dispositione delle seconde, che 'l Cardinale Antonio non riflette a gl' interessi della propria fortuna; manca all' obligo suo, alla parola, alla scrittura, et ai giuramento; l' Ambasciadore di Francia rallenta le oppositioni; i nodi inestricabili delle cospirationi di tutti i disamorevoli si disfanno col taglio, o col schianto; e chi pur dianzi appariva un' Argo in vegliare l' occasioni per farne abortire il pensiero, torpe in uno profondo sonno. Tra i piu inopinati e pellegrini avvenimenti contare però si deve questa elettione, poichè quanto a pro di lei cospirava la forza del merito, e l' acclamatione d' una possente fattione; tanto a romperne il disegno l' infausto incontro di si spinose congiunture rivolse; onde in questo conclave vi si vedra specialmente in quanti modi vi si affaticasse l' industria humana: et in quanti vi apparisse all' incontro, et vi prevalesse ordinariamente la Providenza Divina. Con quali mezi dunque suffero li Cardinali chiamati a parte delle risolutioni superiori, eseguendo col loro decreto gli ordini della celeste providenza: vengo hora brevemente a descrivere.
Malagevole impresa a dismisura riesce senza dubbio la spiegatura di si intricato affare in ordine alla necessita di speculare et apporsi alla precisa intentione de gli elettori, e del Cardinale Barberino fourano regolatore di que maneggi, i cui sensi riposti, e sepolti ne' piu cupi pelaghi della lor' mente sono di piu oscura dichiaratione, che gli enigme della Sfinge, mentre l' apparenze contradicevano alla realta de' fini, onde a giusa di remiganti tenevano rivolte le spalle dove disegnavano di approdare: deludendo per tal via l' accorgimento di coloro, che servivano d' instrumenti alle mascherate loro volonta. Le relationi altresi del medesimo conclave tinte nelle passioni di chi si prese l' incombenza di tesserle, et esporle a publica veduta, suffragono per confondere piu tosto, che per illuminare; peccando per lo piu ne gli eccessi dell' odio, o dell' amore verso il Cardinale Barberino, che solvente s' e burlato di chi s' era ingegnato d' attribuirli la lode di sourahumana prudenza, quasi, ch' egli antivedesse e preordinasse quell' emergenze tutte, che nascevano tal volta dal caso. Da tante, e cosi varie notitie, da' discorsi tenuti con molti Cardinali e Conclavisti, e de' Registri de Ministri io mi sono studiato di ritrarre ogni piu vero lume, e con la bilancia di sincero giudicio librare esattamente le circonstanze di cosi rinviluppato maneggio, per tramandare a' posteri le piu precise, e permesse notitie. Nelle cui diligenze ben venturato riputarommi, se havero corrisposto al desiderio et al concetto, come degno altresi di compatimento quando con la scorta di lumi si chari miseramente incespicassi. Non raccogliero già tutti i cicalecci della fama intorno questo conclave, perche troppo farei voluminosa questa mia Historia se impiegassi la penna nell' orditura di un racconto cosi minuto, bastando la descrittione delle cose piu principali, che sono lo scopo del corconspetto Scrittore.
Tra i Cardinali absenti dalla Corte, che alle aprime novelle della morte di Papa Vrbano concorsero speditamente a Roma, fu il Cardinale Carlo de Medici, il quale alle prerogative de' Serenissimi suoi grandi natali et al proprio merito accoppiando il carattere di Protettore della Corona di Spagni, veniva riconosciuto e seguitato come Capo autorevole di poderosa fattione. Di pochi giorni era stato il suo arrivo in Corte precorso da quello del Cavaliere Gondi primo Segretario di Stato per assistere in urgenza d' affare si rilevanto a gl' interessi del Granduca. Ristrettosi egli in vari congressi col Cardinale Montalto per fare un diligente e non errabile squitinio de' Cardinali, che parteggiavano nelle fortune del Re Cattolico; rinvennero sette voti di Cardinali Spagnuoli, a quali prometteva il Principe Borghese interessato nell' elettione d' un Papa alla sua Casa amorevouole, stante le ricchezze, che largamente possiede nello Stato Ecclesiastico, d' unire sei voti delle Creature del Collegio vecchio. Con questi retdici suffragi riflettevano di no poter formare l'esclusione desiderata: onde per tenere a gli altrui occhi velata la fiacchezza delle proprie forze, divisarono di non dichiarare, ne fare alcuna esclusione; guardagnare il tempo; e stare con tutta l'applicatione attenti all' occasioni, che si offerissero di sbrancare da' Barberini le loro creature, avvisandosi, che non havendo ancora fatto divortio da' pensieri della dominatione; potessero facilmente con le rigidezze obligarle a staccarsi dal loro partito. Presero parimente insieme concerto, che se fosse proposto il Cardinale S. Honofrio [Antonio Barberini] per Papa, s' impiegassero tutti gli sforzi possibili in sua oppositione. Si discorse poi giuntamente con li Cardinali Spagnuoli, che del Collegio vecchio si pensasse al Cardinale S. Marcello [Pier Donato Cesi]; e del nuovo al Cardinale Santa Cecilia [Giovanni Domenico Spinola] non escluso ne meno da' Francesi, se bene per iscoacco maggiore dell' autorita de' Barberini piacesse piu il primo. In nome del Granduca il Cavaliere Gondi preferi ad ogni altro il Cardinale Pamphilio; nominando in secondo luogo il Cardinale San. Marcello.
Al sacro Collegio, che tutti i giorni si adunava nella Sagrestia di San Pietro portavano nel mentre i Baroni Romani, e li Ministri de' Principi gli offitij d' ossequio, e d' esibitione; accomplendo a questo debito per parte del Re di Spagna D. Gregorio Romero de Morales, Segretario dell' Ambasciata, in absenza del Conte di SirVela, il quale dentro brevi periodi comparve alla Corte per esercitarvi le funtioni d' Ambasciadore. Dal Marchese di S. Sciamon Ambasciadore della Maesta Christianissima fu aringato il sacro Collegio per l' elettione del Papa nella seguente maniera.
Signori. Ancorche si rinvengano de gli spiriti assai libertini per contrariare le divine ordinationi; non se ne sono giamai sentiti di cosi sottili per fantasticare qualche cosa maggiore della Divinita. E se alcuni per qualche tempo hanno concesso alla loro ignoranza, o alla lora malitia cio, che denegavano alla loro propria ratione, sono stati alla fine costretti d' humiliarsi, a di confessare questa verita, che vi sia un Dio omnipotente, al quale bisogni ubbidire; e riconoscendo, ch' egli ha in se stesso tutte le perfettioni delle cose create senza participarne i lo0ro difetti, l' hanno adorato, alzando le voci: O omnia, et nihil omnium. E ben' vero, che noi non possiamo comprendere questa grandezza, che da gli effetti. Ma si trova una relatione si necessaria tra l' opere, e l' operatore, che non si saprebbe considerare l' eccellenza dell' una, senz' ammirare la possanza dell' altro, e sopra tutto nella maggiore delle attioni di Dio al di fuori, ch' e stata la salute delle anime, e non la creatione del Mondo; poichè quella gli costo cinque volte piu d' anno, ch' egli non impiego di giorni in questa. Ma il beneficio dell' humana Redentione, ancorche ritevantissimo non sarebbe già stato accomplito, se la sua bonta non havesse ne' mereiti del suo sangue pretioso formato una Chiesa con un Capo visibile; promesso all' una, et all' altro la durata fine alle fine del Mondo, per fare vedere in titti i tempi, ch' ella non sia stata piu miracolosamente piantata, che conservata contro gli attentati, e le persecutioni de' piu gran tiranni. L' eterna Providenza ha voluto, che dopo milti secoli il Capo, che deve occupare il luogo di Dio in Terra, fosse scelto da questo Augusto Collegio; e Papa Alessandro III (1159-1181) per divina inspiratione gli attribui il diritto d' eleggerlo; apparendo in cio, che 'l Cielo habbia voluto dare all' Eminenze Vostre qualche parte nell' infallibilita della Chiesa, et elleno l' hano del tutto intera nel provederla di un buon Pastore, e la Christianita d' un Padre commune. In che Signori, l' Eminenze Vostre debbano riconoscere il loro privilegio, e la loro grandezza, che non consiste già solamente nell' ornamento della Porpora, che le fa riverire pler Principi della Chiesa; ma principalmente in cio, che voi siete Principi Elettori della dignita, che piu d' ogni altra si avvicina alla Divina, e che vede sottomessa a lei le piu sublimi grandezze, che si trovino fra gli huomini. E per dirlo in una parola, hanno l' Eminenze Vostre la faculta di coronare colui, che possiede la suprema autorita spirituale sopra tutte le Corone; e che in questo senso puo numerare fra' suoi sudditti tutti quelli, che la natura, o la fortuna ha resi Padroni dell' Universo. Ma questa si alta prerogativa non v' e stata concessa, o Signori, sensa pensione. Ella obliga d' Eminenze Vostre a spogliarsi di tutte le passioni della carne, e del sangue; et a non riferbarsi, che quelle della gloria di Dio, e del bene universale della Religione, per dare un buon Vicario all' uno: et all' altra un Pastore cosi Santo come il totolo, ch' egli porta, et il Ministero, ch' egli deve esercitare ve l'inusita. Non devono l' Eminenze Vostre havere altre volonta, che per sottomeetterle a quella dello spirito Santo; e seguendo l' inspirationi, che gli piacera darvi scegliere fra questo honorevole Collegio quello, che elleno stimeranno in loro coscienza il piu capace per possedere questa gran carica; e di cui le attioni passate, e presenti possino loro fare pronosticare quelle, ch' ci fara in avvenire. Non bisogna giamai postporre le attioni eterne alle temporali; ma e ben necessario raccorciare queste quanto potrassi per ischifare i malori, che gli troppo lunghi Chclavi hanno sempre cagionato. Quelli di Martino Secondo, Nicolo IV, Celestino e Clemente Quinto, Giovanni XXII. Urbano VI. e Pio III. con un infinita grande d' altri ne fanno fede. L' historia ci ammaestra, che di trenta Scismi, che hanno afflitta la Chiesa dopo la sua nascita, la maggior parte habbiano presala lora origine nelle Sedi vacanti; poichè e molta facile la divisione sta' figliuoli, che sono senza Padre, e la cui Madre hon ha, che dolcezza senz' alcun rigore per farsi ubbidire.
La perfetta notitia, che l' Eminenze Vostre ritengono di questi disordini accoppiata alla probita, che accompagna ordinariamente tutte le loro attioni, ci da luogo di sperare, che noi non vedremo a nostri giorni cio, che non potiamo leggere in quelli de' nostri Antenati, che con horrore; e che non s' aggiugnera alle calamita di questo secolo quella della partialita de vostri suffragi, e delle vostre voci; ma ben, che voi gli darete unanimamente tutti uniti insieme ad un degno soggetto per l' honore di quello, che solo deve essere la regola de' vostri pensieri, e lo scopo di tutti li vostri disegni.
I nostri Re veramente Christianissimi hanno senza contradittione piu d' ogn' altro Monarca della Christianita accresciute le rendite, e l' autorita della Chiesa. Un solo fondo 22. Vescovadi, o abbatie sovrane, e considerabilissime in Alemagna. Molti co' loro beneficij hanno aumentato il Patrimonio di S. Pietro; e tutti hanno impugnate l' armi, et impiegate le loro forze quando e stato il bisogno di difenedere i beni, e gl' interessi della Sposa di Giesu Christo, essendo certo, che la Francia ha liberata 23. volte la Santa Sede dalle guerre, et oppressioni dalle quali era travagliata. Signori, il sacro Collegio non deve ripromettersi assistenza minore in questa, et in ogni altra occasione dal Re mio Signore; essendo egli nato fra' miracoli, le vittorie, e gli trionfi, ed uscito dal tronco di San luigi, e dal piu divoto Padre, e dalla piu pia Madre, che habbiano giamai brandito Scettro; essendo pure allevato dalle diligenze incomparabili della Regina Reggente, inimitabile in ogni genere di virtu, e sola a se stessa simile, che non gli da per ordinario altra instruttione, che quella d' honorare, e mantenere la Chiesa; ne gli puo provedere in ciò di piu begli esempi tanto antichi come moderni, che quelli della sua propria Casa Reale, e di piu di 60. Re suoi predecessori, che si sono sempre conservati colla Santa Sede in una grande, e stretta unione. Questa e quella unione, Signori, che fa durare tutte le cose naturali e morali, si come la divisione sua contraria le disperde, e rovuna interamente, onde Dio, ch' e il principio eterno d' ogni felicita e uno, e nell' unita della sua essenza a regge assolutamente il Cielo, e la Terra; e ci comanda di stare uniti a lui per la sua gloria, e fra noi per il nostro proprio bene.
Io sono qui dunque, Signori, par assicurarvi, che le Maesta loro vogliono conservare questa unione inviolabile con la Santa Sede, e con questa Santissima et Augustissima Compagnia: e che non hanno altro disegno, che di vedere la Sede di S. Pietro riempita di una persona, che sia degna di starvi assisa. Per pervinirvi e mantenere la liberta del Conclave esibisco all' Eminenze Vostre l' armi delle loro Maesta, la cui forza e piu nota in tutti i lati d' Europa per la bocca de' loro cannoni, che per quelle de' loro Ambasciadori. Io offro per lo stesso mezo all' Eminenze Vostre il potere della Francia, che tutte le Nationi devono amare, o temere; che ha sempre fatto confessare la sua grandezza in abbattere l' ambitione de' superbi; in sostenere la debolezza de gli oppressi; et in esercitare in ogni luogo la giustitia, e la ragione arbitra della violenza, e della tirannia. Ma ella e stata principalmente impiegata nella difesa della Santa Sede, et all esterminio de' Regni ed Imperi che non l' hanno voluta riconoscere. E come il Re mio Signore gode questo vantaggio sopra gli altri d' essere il figlio primogenito della Chiesa, rappresentata dall' Eminenze Vostre; cosi io protesto loro, che haveranno quello di ricevere dalla sua bonta gli attestati delle sue piu care, e sincere affettioni, e ch' egli manchera piu tosto di vita, che questo Eminentissimo consesso della sua Reale assistenza.
Al Cardinale de Medici no fu pigro il Cardinale Barberino in mandare gl' ufitj suoi pieni d' ossequio per ottenere l'udienza; ricevendo in risposta, che non si prendesse altra briga, perche con piu comodo si sarebbono potuti rivedere in Conclave per le cose spettanti al medesimo. Era partito il Cardinale da Firenze con instruttioni di non ammettere alcun complimento e visita della casa Barberina, eccettuatone il Cardinale Sant' Honofrio, come quelli, che si sapeva remoto da' pensieri de' Nipoti; e che badava ad una professione, e massima di vero Cardinale. In Conclave interrompere non si doveva la communicatione con gli predetti fratelli Cardinali Barberini, per le sole urgenze però dell' elettione del futuro Pontefice: preconoscendosi, che cosi convenisse al servigio di Dio, e del publico, e all' habito Cardinaltio. Ostentava il Granduca publicamente la continuatione dell' implacabile suo sdegno contro i Barberini in questa occasione, per contramminare particolarmente l' artificio, conl quale a tutti i soggetti Papabili mostravano la nipote figlia di D. Tadeo; additandosi a' medesimi, et a' loro nipoti d' havere insieme a sposare l' inimicitia de' Principi d' Italia. A. D. Tadeo dunque, che havea fatto chiedere udienza al Cardinale de Medici, venne in piena antecamera mandato in risposta, che non occorreva, ch' egli si prendesse altra briga; et al Cardinale Antonio fu restituita la lettera con dichiaratione della non interrotta dispositione ne' risentimenti della casa di Toscana contra i Barberini: cosa non universalmente approvata in ordine etiandio al concetto d' abbassata grandezza, mentre un gran Principe veniva per tal via a ragguagliarsi ad una casa privata, et a far' apparire, che le forze, e non la volonta gli diffaltassero per poorimerla e per nuocerle. Per infiammare lo sdegno de' nemici loro, et artizzare ancora alla loro oppressione i neutrali, mettendo in iscompiglio su le prime la fattione contraria, havea impiegati tutti gli sforzi delle proprie diligenze per levare dalle mani di D. Tadeo il bastone del comando a titolo di cautelare maggiormente l'indennita, et i liberti suffragi del sacro Collegio; cospirando ne' medesimi disegni gli Spagnuoli. Ma se bene i Cardinali non temesseero le smargiassare de gli Spagnuoli dalla banda di Napoli, per non vederle accompagnate da forze: come anche perche presupponevano, che non fosse il V. Re senza gli ordini della Corte, per avanzare un passo cosi grande" confidando pure di non havere a vedere rigori dalla parte del Granduca, e de gli altri Collegati in ordine alla pieta loro verso la Santa Sede, et alla convenienza de' propri interessi; a mira tuttavia di prevenire i tululti, e gli sconvoglimenti: presero espediente di circonscrivere l'autorita a D. Tadeo mediante l'ordine stabilito, ch' egli non prendesse alcuna deliberatione attenente al comando dell' armi senza il consenso de' Cardinali Lanti e Roma. E. questo fu per avventura il primo disinganno de' Barberini, che non fossero piu quei tempi in cui ogn' altra volonta alla loro era arrendevole, et andava a seconda.
Mentre celebravansi l' esequie al Papa, bollivano i maneggi per la nuova elettione, unendo il Cardinale Barberino tutte le applicationi sue in architettare e preordinare l'assuntione del Cardinale Sacchetti, quando repente trapelo a sua notitia, che 'l Cardinale Mattei a suggestione de gli Spagnuoli da' quali era stato guadagnato, ordisse l' esclusione del medesimo soggetto per fare tramontare nell' oriente l' ultimo raggio delle sue speranze; e che sotto i titoli applausibili di vedere ornato della Tiara un suo concittadino, anhelasse a comporre una poderosa unione di Cardinali Romani Creature di Urbano VIII. quali aggregandosi poscia nel Conclave a' Cardinali del Collegio vecchio, strinsero insieme un partito eterogeneo contro i Barberini, che noi a piu chiara intelligenza della materia chiamiamo col nome di Colsegati. Miravasi questo fascio di volonta strignere la scure d' una valida esclusione con diversi lacci d' interessi; dando segno d' essere tenacissimo il nodo de gli animi nel conseguimento del sospirato fine. In quattro fattioni si supponevano divisi i Cardinali.
La prima Barberiniana piu d' ogn' altra copiosa; la seconda del Collegio vecchio; e l' altre due, che seguivano i movimenti delle due Corone. Si componeva la prima di 38 cardinali creati da Papa Urbano, senza comprendervi i nationali, o quegli altri, che dichiaratamente parteggiavano ne gl' interessi delle Corone; et erano Berberino, Antonio (S. Honofrio), Spada, Cornaro, Sacchetti, Santa Cecilia, Pamphilio, Rocci, Pallota, Monti, Brancaccio, Carpegna, Franciotti, Durazzo, Macchiavelli, Filomarino, Bragadino, Cesis, Verospi, S. Clemente, Poli, Falconieri, Mattei, Facchinetti, Grimaldi, Rossetti, Altieri, Rapaccioli, Ceva, Giorio, Ginetti, Gabrielli, Costaguti, Donghi, Rondanini, Valanze, et Orsini, a' quali s' aggiunse poi Panzirolo ritornato dalla Nuntiatura di Spagna, et entrato in Conclave la sera 12. con cui s' accrebbe quel partito al numero di 39. suffragi. La fattione del Collegio vecchio era di sei Cardinali creature di Paolo V.: Lanti, Crescentio, Cennino, Bentivoglio, Roma e Capponi. Della fattione Francese erano, Antonio, Lione, Bichi, et Teodoli, e segretamente la seguivano Bentivoglio, N.N. e Grimaldi. Componevasi la Spagnuola di nove Cardinali: Medici Protettore di Spagna, Colonna Protettore di Germania, Este, Albernoz, Queva, Arach, Montalto, Lugo, Trivultio; ed era segretamente in parte seguita da Monti, Durazzo, e Filomarino. La fattione Francese havendo per capo Antonio s'incorporo alla Barberiniana. E. quella del Collegio vecchio alla Spagnuola per opera del Principe Borghese, il quale non s' avvenne in nodose difficulta in saldare questa unione, perche sendosi dal bel principio dichiarato Barberino di non voler Papa, che non fosse sua Creatura; il Collegio vecchio composto tutto di soggetti Papabili, giudico di non poter correrere si desiderato aringo, et insieme mostrare senso del termine ingiurioso, che coll' aumentare il partito Spagnuolo, e darli forza di poter escludere le creature d' Urbano, e ridurre in necessita Barberino di condescendere in uno di loro, che pure per essere tutti per lo meno settuagenari, e di gran merito, venivano con partialita riguardati dal Sacro Collegio, massime stanco del preceduto Pontificato di 21. anno.
Geloso dunque il Cardinale Barberino, che dalla preaccennata unione derivare potessero pregiuditij di conseguenza al proprio disegno; prese consiglio d' adoperarsi con Mattei acciò facesse divortio dalla cominciata impresa; destramente insinuandoli li svantaggi, e pericoli della sua Casa espressamente scoliti in si riscoso cimento, alla cui buona riuscita cooperar' egli non potesse, che col solo suo voro. Inflessibile il Cardinale Mattei ne' suoi interessati impegni, dichiarossi di non credere con simile attione di mancare a quei debiti verso la Casa Barberina a' quali pur troppo strettamente il chiamavano, et allacciavano gl' innumerabili favori ricevuti dal Ponteficato d' Urbano; mentre prontissimo si protestava a concorrere in tutte l' altre sue creature, fuorche in Sacchetti per importanti et urgentissimi motivi. Con tale in suffitente spegiosita cercava Mattei d' inorpellare la propria ingratitudine. Pregno altresi di molesto sentimento il Cardinale Barberino per le pungenti querele, che contro il Cardinale Antonio andava il Cardinale Mattei buccinando a causa dell' esclusione cavata dalla Francia contra il Cardinale Pamphilio suo congiunto, e vago egualmente di scuotere a se stesso, et ad una sua creatura tutti gli pregiudicij, coe da simili voci ridondare ne potessero: impiego l' uso delle piu accurate diligenze acciò restassero absorte in uno profondissimo silentio.
All' Ambasciadore del Re Christianissimo era stata fin del mese di Febbraio, allora cioe, che si diffusero in ogni lato gli annuntij della infermita pericolosa del Papa, trasmessa dalla Corte una pienissima instructione de' sentimenti della Reggenza acciò alla norma de' medesimi componesse egli insieme con li due Cardinali Bichi e Lione, a quali era comune, la directione de' negotiati attenenti al Conclave. Conteneva questa, che risoluta la Regina d' impiegare l' uso della sua autorita, e di tutto le sue diligenze ad una elettione disinteressata, e prosciolta da ogni altro rispetto; eccettuato quello del servigio di Dio, della Chiesa, e del men publico: ingiugneva a' Ministri suoi di dirizzare a questa unico scopo le loro attioni con provedere, cioe, per quello, che depender potea dalle proprie industrie acciò fusse alzato al grado di sommo Pontefice persona le cui intentioni si credessero volte al beneficio generale della Christianita; zelante della giustitia, e de' vantaggi della Sede Apostolica; et infervorata nel santo pensiero di ricomporre con la pace generale le discrepanze, che bullivano tra' Principi Cattolici; assodandola in guisa, che cosi di leggieri non potesse in avvenire essere sconvolta da gli ambitiosi disegni della Casa d' Austria, che di continuo si aggiravano intorno alle chimere d' una Monarchia universale. E come la Francia non era corsa all' armi, che per interrompere il suo proponimento, sottrahendo all' oppressione durissima vari Principi, e fitaci; cosi flusse piaciuno alla Divina Bonta di bene dire i suoi sforzi in guisa, che di aggressori si trovassoro i suoi avver fari costrettia sostenere una infelice difesa con la perdita di molte Piazze e Provincie, anzi de' Reami intieri. Importando dunque di non abusare le celesti gratie nella continuazione della guerra: si desiderasse di vedere nella Sede di S. Pietro persona, che grata, et autorevole appresso le Corone desse con la pace fine a gli odij.
Che ben remota la Francia dalle pretensioni di rendere suoi Cappellani i Pontefici, come mulinavano gli Spagnuoli; non ricercasse, che un Papa di spiriti indifferenti in ogni altra cosa, che nel bene della Christianita; todato di rette intentioni, e di vigore per metterle ad esecutione; nel qual caso ogni rispetto, e sommessione potesse ripromettersi dalla M. Christianissima. Questi essere i sentimenti in generale del Re significati a suoi Ministri acciò in conformita d' essi travagliassero nella pendenza del Conclave ad accomplirli.
Se dunque il Papato per qualche accidente uscisse dalle Creature Barberiniane, il che malgevuolmente si conceptua se non forse a causa della penuria di soggetti di provetta ora, la quale venisse ad obligare li Cardinali a cercarli nel Collegio vecchio, come la maggior parte publicamente se ne dichiarava allegando, che perdute hoggi di tutte l' altre funtioni del Cardinalato, altro non rimanesse loro, che quella di creare i Papa, e conseguentemente d' essere chiamati dalle proprie convenienze a valersene in maniera, che sovente fusse loro porta occasione di metterla in uso; raccomandava in primo luogo con tutta l' efficacia a' Cardinali, e Ministri suoi la persona del Card. Bentivoglio come quegli, che alla preminenza di tante sue prerogative accopiasse una cordiale affettione verso la Francia; onde se le congiunture aprissero qualche adito alla sua esaltatione, dovessero anteporlo ad ogn' altro soggetto del Collegio vecchio.
In secondo luogo proponeva il Cardinale Crescentio, il quale alla sufficienza per reggere il Ponteficato unisse tutte l' altre qualita, che per degnamente riempire posto si sublime, e maestoso si ricercassero. E. se bene cadesse sotto geloso riflesso, che tutti i suoi parenti facceano publica professione di servitori del Re Cattolico, come se fussero nati suoi vassalli; si facesse tuttavia forte il Cardinale Bichi di enrare mallevadore della sua divotione verso la Francia; onde riputato per altro persona di probita; rimettesse il Re a' Ministri suoi la discussione esatta di cio, che veniva in concio al suo Reale servigio.
Quanto al Cardinale Cennino cadesse in consideratione l' eminenza delle sue virtu; che godesse l' aura, e la stima universale, e la sua grave eta [He was 77] gli conciliasse il favore del Sacro Collegio. Paressero tuttavia questi riguardi contrapesati da quelli della sua Nuntiatura in Ispagna [1618-1621]; e d' essersi in tutte l' occorrenze mostrato partialissimo di quella Corona, e poco amico di quella di Francia; et in oltre, che si fusse dichiarato, che bisognava fare la pace con l' intera restitutione dell' occupato, ch' era tutto il peggiore, che potesse, arrivare alla Francia. Non paresse però verisimile, che li Barberini sofferissero giamai, che la loro fattione concorresse ad esaltare un soggetto del vecchio Collegio, e si mal trattato sotto il Pontificato del Zio. dovendo con ragione apprendere i suoi risentimenti.
Quanto alle creature del nuovo Collegio intendesse S. M. che si mettessero tutte le pietre a lavoro per fare riuscire il Cardinale Sacchetti in ordine alle conditioni necessarie per un buon Papa, che vantaggiosamente in lui rilucevano; offervando in suo riguardo la medesima cautela prescritta anche per Bentivoglio di non far passo, ne cimentare cosa alcuna, che di concerto con esso lui, come quegli, ch' era piu d' ogn' altro idoneo a suggerire i mezzi efficaci per accertare gli propri avanzamenti.
In caso, che abortisse la pratica per Sacchetti inclinasse S. M. al Cardinale Altieri riguardato da essa come soggetto dotato di tutti requisiti ad un buon Papa; regolandosi il maneggio della sua esaltatione sopra quello, ch' ei testimonierebbe essere piu adattato a' suoi vantaggi.
Queste suffero l' inclusioni nelle quali per altro S. M. riposasse sopra la prudenza de' suoi Cardinali, et Ambasciadore circa il methodo da seguirsi in avanzarle; e se cadessero irriuscibili l' altre ancora di soggetti grati a S. M. procurassero di condurse a fine quelle nelle quali si rincontrasse piu da sperare, e minori inconvenienti a temersi; e che alla Francia conservassero la parte dovutale in simil' esaltatione.
Restasse hora ad eseminarsi di quali soggetti il Re havesse giusta occasione di diffidare, ed' escludere, per quanto spettava a lui, dalle speranze di essere designati al Solio Papale. Offerirsi in primo luogo il Cardinale Panfilio al quale volea il Re che i suoi Ministri si opponessero per tute quelle vie segrete, che stimassero proprie, et apertamente ancora se cosi la necessita il consigliasse; e ciò in riguardo a gli affetti suoi votati in sagrificio alla Spagna; et all' avversione fatta da lui in ogni tempo trasparire verso la Francia; essendo pur' egli stato causa principale di tutti gli ostacoli apportati dal Cardinale Antonio nell'esercitio della protettione di Francia, con imprimere nello spirito del Cardinale Barberino tutti gli argomenti, che doveano persuaderlo a non mai fosserirlo. Ne malagevole apparisse il formarli una exclusione certa; poichè milti Cardinali, che non l' amavano, fussero per essergli contrari; et il Cardinale Antonio perseverasse nelle dichiarationi fate altre volte alla Francia, che se la Corona non intraprendesse la sua esclusione, la cimenterebbe egli di suo capo, Schivasse tuttavia l' Ambasciadore giusta sua possa l' esclusione aperta benche in essa non fusso per trovare inciampi insupertabili in ordine al non possedere il suddetto Cardinale l' applauso generale del Sacro Collegio; al concetto d' huomo di sensi rigidi et aspri; all' essere ditato d' una complessione si robusta, che suppliva vigorosamente alla sua vecchiaia egli prometteva una prolissa vita; alla poca fidanza, che nell' inclinationi sue riponeva il Cardinale Barberino; et all' ingordigia, e superbia della Cognata; inoltre il conarasto, che gli erano per fare tutti gli pretendenti al Pontificato, e quelli ancora, che seco professavano nimista aperta. In somma bastasse sapere, ch' egli fusse il soggetto piu d' ogn' altro sospirato da gli Spagnuoli per renderlo giustamente sospetto alla Francia.
Quanto al Cardinale Firenzuola [Vincenzo Maculano] ben librate dal Re tutte le ragioni a favore o contra della sua esaltatione: non si saspesse decidere, e determinare quella perplessita nella quale si trovava la Corte involta: arappresentatandole solamente a' suoi Ministri a' quali si lasciasse libera la faculta di usarne come piu stimassero a proposito secondo l'occorrenze. Si supponesse per certo, che in tempo della carica sostenuta da lui di Mastro del Sacro Palazzo [1639-1641: Catalano, De magistro sacri palatii, p. 161] non andassero gli Spagnuoli affrancati dal sospetto, ch'egli nutrisse nel suo petto sentimenti d' avversione contro di loro. Per altro si mostrasse sempre ben' affetto verso gl' interessi della Francia. Viver' egli in concetto d' huomo pieno di gratitudine, di spirito, e di cuore capace de' piu alti et animosi intraprendimenti. Desiderarsi appassionatamente la sua grandezza dal Duca di Parma di cui era nato suddito; il che facesse argomentare quanto s'inganasse il Cardinale Barberino in darsi ad intendere di potere sotto questo Pontificato moderare le briglie del governo; dovendo all' incontro la Francia sperare col mezzo del Duca di Parma, per genio avverso alla Corona di Spagna, di trovarlo sempre ne' suoi giusti desiderij favorevole. In contrario cadessero le seguenti considerationi. Ch' egli agramente impugnasse il Generalato del Padre Mazzarini [Michele Mazarin, OP, younger brother of Cardinal Jules Mazarin]. Ma meritasse qualche scusa in ordine all' intentione sua di rendersi per tal via propitij gli Spagnuoli, i quali con tant' animosita s' erano impegnati in quell' affare; cospirando l' apparenze tutte in accreditare allora il comune concetto, che si sarebbono riputati grandemente obligati a chi havesse in tale occorrimento sposate le loro passioni, come fece il suddetto Cardinale. Alla sola norma de' propri interessi regolando dunque egli le sue attioni, persuadessero le conghietture tutte, che salendo una volta al Thorno Pontificio fusse per continovare l'uso delle medesime massime, che accomunate con quelle della Santa Sede fussero per porgere favurevole occasione alla Francia di vantaggiosamente prevalersene ne' propri disegni. Ostasse in secondo luogo il gran credito, che appresso di lui riteneva il Cardinale di Valanze [Achille d'Estampes de Valençay] del cui spirito precipitoso fin' hora non si risapesse il preciso disegno; e se volesse vivere et attaccarsi a gl' interessi della Corona, come si dovea presummere, e credere per l'obligationi della sua nascita, e de' suoi particolari interessi. All' arbitrio dunque de' suoi Ministri rimettesse il Re la designatione di questo soggetto al Pontificato; raccomandando loro solamente di volere, in caso di concorrere alla sua esaltatione, premonirlo delle obligationi, che dovea professare a S. M. mentre bilanciati gli argomenti, che ne la dissuadevano: gli havesse tutti posti in non cale per procacciarli il supremo fastigio. e quando cospirassereo nel parere contrario, potessero destramente insinuare al Cardinale Barberino la sua esclusione con disvelarli cio, che 'l Duca di Parma havea depositato confidentemente nel seno di qualche Ministro della Corona, cioe, che dal predetto Cardinale, in tempo, ch'esercitava la carica di Mastro del sacro Palazzo, fusse stato egli preavvertito, mentre dimorava in Roma, della risolutione maturata dal Papa di sostenerlo prigione, e chiuderlo in Castello S. Angelo; onde precipitasse a tal conto la partenza sua da quella Citta.
Importasse molto l' indurre il Cardinale Antonio a constituirsi Capo del partito Francese co' motivi della gloria, che gli e ne risulterebbe: rappresentandoli come tenessero ordine di eseguire tutti i suoi dettati nelle cose, [589] che non repugnassero direttamente a' precisi comandamenti della Maestà sua. Tornasse pure in concio di destramente far comprendere al prementovato Cardinale, che dovesse guardarsi di non imbarcarsi così di leggieri à secondare i capricciosi humori del fratello; e che il Conclave sarebbe il paragone della sua sede, e costanza, & il mezzo per ristabilire à perpetuità la protettione del Re nella sua persona; e renderlo rispettato, e temuto sotto gli altri Pontificati: onde in riguardo suo al casa Barberina poderosamente protetta dalla Corona, si metterebbe à coperto dalle persecutioni, che le soprastassero da' Pontefici venturi per ordinario d' humori, e massime contrarie a' loro predecessori, & a' loro parenti! Effetti questi da temersi tanto più da' Barberini, quanto che non mancheriano d' essere fomentati da gli Spagnuoli, da' Principi d' Italia, e da quelli Cardinali, che nutrivano sentimenti d' odio, e di vendetta contro di loro. Che se gli ostacoli del fratello, e la paura di non recare molesto dispiacere al Zio l' haveano fin' hora rattenuto dalle dimostrationi dicevoli per il buon servigio del Re, e dal palesare publicamente la sua passione, e zelo verso la Francia; hora, che si trovava in piena libertà di operare con luminosa gloria per la persona sua, e con molto profitto della sua casa, non dovesse punto risparmiarsi anzi confondere quelli, che potessero haverne dubitato. L' assicurassero dunque dell' intera fede, che si havea in lui, e del pienissimo arbitrio di operare à suo beneplacito eccetto in quelle cose, che sembrassero disconformi al tenore della presente instruttione.
Capitata da poi la novella della morte di Papa Vrbano, fù spedito in tutta diligenza all' Ambasciadore S. Sciamon Alessandro Fabri Segretario del Cardinale Mazzarini, di cui portò una memoria delle cose medesime contenute nell' instruttione per regola delle attioni, che seguir' egli dovea insieme con i Cardinali amorevoli della Corona, ne' maneggi della futura elettione. Ag[590]giugneva in questa, che se arrivasse il detto Fabri dopo la clausura del Conclave, facesse trapellare à notitia del Cardinale Barberino la buona intentione, che coltivava il Re verso la sua persona, e casa con proponimento di dargliene delle prove effettive in tempo, ch' egli ne potrebbe havere il maggiore bisogno. Stesse perciò in sua mano di assicurarsi in guisa della protettione della Francia, che nullamente havesse ad apprendere le persecutioni de gli Spagnuoli, e gli sdegni d' altri Principi: mettendosi anzi in istato di rendersi viè più considerabile. L' interesse della Sante Sede; il bene della sua casa; e le testimonianze d' ottima volontà, che gli davi la Regina l' obligassero à levare la maschera tanto più, che la Francia non pretendeva se non l' assuntione al Pontificato di un buon soggetto, non preoccupato da passione alcuna, ne partigiano de gli Spagnuoli; mà inteso solamente al bene, e vantaggio della Santa Sede, & all' aumento della sua gloria.
Esponessero pure sotto gli occhi del Cardinale Barberino, che 'l più forte ostacolo all' innalzamento delle creature di suo Zio, fusse quello della loro fresca età per la noia, che havea introdotta in tutti la lunghezza dell' ultimo Pontificato. A due soli formar non si potesse tal' eccettione; Pamphilio, e Firenzuola [Vincenzo Maculani, OP]; benche per altro molto robusti, e d' agguagliarsi a' giovani, la cui elettione in riguardo del primo non convenisse punto alla Corona; e per l' altro pendesse ancora sospetta. In seguela di ciò paresse necessario di rivolgere gli occhi sopra i soggetti del Collegio vecchio; e che le considerationi dell' honore, e del profitto invitassero il Cardinale Barberino à designare per Papa il Cardinale Bentivoglio, poichè veniva à fondare una intera sicurezza per la sua casa, della quale si constiviva il Re mallevadore; & il suo honore rimanesse non solamente illeso, anzi accresciuto, se abbracciando il partito della Francia, concorresse con i suoi dependenti alla sublimatione d' un sottetto tanto [591] benemerito della Corona: non trovandosi persona la quale non giudicasse, ch' egli uscisse di Conclave con più riputatione se nel dichiararsi Francese havesse fatto Papa un Cardinale Francese, che di havere portato al Papato la più confidente delle sue creature. Uno de' più considerabili vantaggi, che 'l Cardinale Barberino tirare potesse da una perfetta unione col partito Francese consistesse in ciò, che come gli Spagnuoli per dispettarlo, e per discredirarlo appresso le sue creature proposebbono per avventura quelle della stessa classe, che più si chiamasseero di lui disgustate, e contradette à disegno ò di farle riuscire per vendicarsi, ò di sbrancarle dal suo partito; haverebbe tutto il comodo di servirsi della fattione Francese, per l' esclusione delle suddette sue creature senza ch' egli apparisse, ò che si vedesse posto in bisogno di formalmente dichiararsi contrario; arrivando in cotal guisa l' arte con l' artificio, ò conservando illibato il primiero credito trà le proprie creature.
Di non picciolo vantaggio per la Corona fusse il trovarsi presentemente sì gran numero di Francesi in Roma, e nello Stato Ecclesiastico per valersene in caso, che gli Spagnuoli tentassero qualche novità à favore de' loro adherenti, overo di prevalersi dell' animosità di qualche altro Principe à titolo specioso di vendicarsi del Cardinale Barberino. Con tal corpo di gente potesse l' Ambasciadore assicurare la libertà del Conclave, contra la quale se sfoderassero le loro violenze gli Spagnuoli, rimetresse il Re sotto gli arbitrij del suo Ambasciadore di rappellare l' armata, che sotto il comando del Duca di Brezè si trovava lesta, & apparecchiata, per condursi à Cività vecchia, à mira di guarentire i Cardinali da tutt' apprensione: commettendosi però ad esso Ambasciadore di non servirsi di simigliante facultà senza una precisa, & ultima necessità per non rinculare gli altri disegni, che si venissero à formare con l' assistenza della predetta armata.
Disigillata la prima instruttione dall' Ambasciadore subito, che vidde ridotto il Papa à gli ultimi periodi di sua vita, ne communicò i particolari tutti al Cardinale Antonio da cui accattò espressa parola d' una cieca ubbidienza alle commessioni Reali; rinovandone da poi la promessa nel punto stesso del suo ingresso in Conclave. Ultimate l' esequie, & accomplite all' altre funtioni prescritte dal cerimoniale, se ne passarono i Cardinali in number di cinquanta cinque la mattina de' nove d' Agosto al Conclave; consumando tutta quella giornata fino alla mezza notte in negotiationi trà loro, e con i Ministri de' Principi interessati nel buon' esito di sì sublime, e rilevante affare.
La stessa sera dell' ingresso in Conclave il Conte di Sirvella Ambasciadore Cattolico arrivato il giorno precedente à Roma, dichiarò à nome del Suo Re l'esclusione à Sacchetti. Non era il partito Spagnuolo, ancorche ringagliardito con l' adherenza del Collegio vecchio sufficiente à sì scabroso cimento, mentre non componeva, che 'l numero di quindici suffragi dove ne bisognavano dicinove; mà vi si aggregarono Mattei già dichiarato escludente: Cesi seguace di Medici; e Cornaro per attrahere tanto più à se stesso il favore de gli Spagnuoli; Monti, e Filomarini come sudditi di Spagna; e Durazzo additissimo à quella Corona; oltre gli pretendenti fra' Barberiniani. Nel rinsertarsi il Conclave pretese D. Tadeo come Prefetto di possedere le chiavi, e la custoria di esso contra i diritti del Principe Savelli, che ne adduceva nella sua casa possesso quasi immemorabile; e contra il tenore del decreto pur dianzi emanato dal sacro Collegio. Di tutto prontamente avvertito il Cardinale de' Medici si ristrinse con Lanti, e Cappoli Cardinali Capi d' ordine; decretando insieme coll' intervento d' Antonio come Cammerlengo, che si facesse subito la clausura per consegnarne poi le chiavi, come seguì, al Principe Savello. Appena erano usciti i Ministri de' Prin[593]cipi, che 'l Cardinale Mattei eletto per bravo de' Collegati, con arditissimo intraprendimento cominciò ad intonare l' esclusione a Sacchetti, per compiacere più tosto gli Spagnuoli, che per convenienze di particolari rispetti, e rancori, che con lui tenesse. Prese pure il Cardinale Cesi, la stessa sera dell' ingresso, una ben calda all' arme per qualche voce pronunciata dal Cardinale S. Honofrio [Barberini] in honore del Cardinale Ginetti; ponendo subito mano alla sua esclusione, dalla quale retrocesse ben tosto quando intese le dichiarationi del medesimo Ginetti di non volere, che nel corso intero di quel Conclave si trattasse della sua persona. Allegava Cesi per fondamento della sua oppositione la stretta amicitia, e qualche parentela di Ginetti con baglione, & Vitelli suoi particolari nimici. Si spese tutta la seguente mattina del Mercoledi in dispute sopra l' osservanza delle Bolle, che dispongono di doversi fare due Scrutinij il giorno; la mattina, cioè, e la sera quando sia trovata la clausura compita; controvertendosi se per non essersi potuto fare quello della mattina, corresse obligatione di tenere due scrutinij quella sera.
Applicato Barberino à ristorare le iatture delle sue fortune, & à ricompensare i danni patiti dalla sua casa, con la perdita del Principato: andava disponendo le occasioni, che se gli offerivano per condurre in sicuro la vasta mole de' propri disegni. Nel bilancio delle creature d' Vrbano, nelle quali più risplendesse il merito proprio, e l' aura del sacro Collegio vogliono alcuni, ch' egli premesse appassionatamente nell' esaltatione di Sacchetti, ò per qualche attegnenza di sangue seco, ò per beneficenza, ò per placidezza, e soavità di costumi Apostolici, e per il suo genio tutto buono, e tutto mite; mà molto più per la domestichezza interna, e cordiale frà le persone dell' una, e l' altra casa; onde venisse sotto tale Pontificato à guarentire dall' astio universale de' Principi la sua privata conditione on solo; mà à stabilmente [594] confermare etiandio la propria autorità. Di lunga mano studiando dunque intorno a' di lui ingrandimenti brigasse i mezzi più affacevoli all' adempimento de' suoi desiderij, tra' quali uno ne fusse di non promuovere alcuni Prelati sessagenari per non accrescerli la difficultà delle concorrenze! Politica questa, se pure fù considerata, per l' addietro non piu praticata, e che per Divino giudicio rimase distrutta con la mancanza di otto Cappelli non distribuiti da Pqapa Vrbano; come pure ad operatione degli altissimi, & imperscrutabili consegli della celeste providenza si ascriveva il vedersi capo dell' esclusione Mattei, mentre allo stabilimento della grandezza di casa Barberina s' era dato egli ad intendere, che suffragar molto potesse il lasciarla munita d' appoggi in Roma, con promovere soggetti per la maggior parte Romani.
Discorrevano altri in contrario, che se bene il primo al cimento si offerisse Sacchetti dal Cardinale Barberino: non godesse tuttavia la prerogativa della primogenitura frà le sue intentioni; corroborando cotale opinione con gli avvenimenti non solo, mentre contra le buone massime era stato Sacchetti esposto all' urto impetuosissimo delle prime lance: mà con altri argumenti ancora, che gl' ingegni metaphisici della Romana Corte iuvano fantasticando, con propalare; che Vicenzo Martinozzi restasse escluso per opera di Barberino, col mezzo di Marc-Antonio, dalla Corte del Cardinale Antonio acciò con esso non entrasse in Conclave come quegli, ch' era stato squadrato per disamorevole, e mal' affetto à Pamphilio; e che l' avvertimento uscisse dal Segretario Benedelli. Si fusse altresì proveduto da Barberino, che 'l Malvicino da Viterbo [Cesare Malvicino, one of Cardinal Antonio Barberini's conclavists; Bullarium Romanum 15, 357] partigiano di Pamphilio; come pure il Ferragallo creatura dependente da Pancirolo, e conseguentemente affettionato à Pamphilio, e per gli disgusti, ò fititij, ò reali in disgratia di Barberino, & accolto nella confidenza d' Antonio, seco entrassero in Conclave per condurlo, e tenerlo costante nelle risolutioni del fratel[595]lo. Discorrevano, che Ferragallo trè giorni avanti la clausura del Conclave divolgasse, contra le regole solite praticarsi in tali occorrenze, e contra i tettati del genio suo cupo, & ambiguo, che s' entrava dentro col Papa fatto, qual' era Sacchetti. Aggiungono, che Alessandro Sacchetti fratello del Cardinale, & à cui sarebbe toccata la buona ventura d' essere in parente regnante, si suffice mostrato sovente avverso alle massime, & attioni di Barberino: con voce d' ingenuità arguendole in faccia sua, e non senza molesto sentimento di lui, che diceva come ne' viaggi, & in ogni altra occasione, e luogo non havesse trovato Pamphilio repugnante giamai a' suoi sentimenti, anzi in ogni cosa compiacente; la dove provasse Alessandro Sacchetti un opco dispettoso. Allegavano à corroboratione di cotale opinione, che tornato dalla Nuntiatura di Spagna il Cardinale Facchinetti riferisse à Barberino d' havere scoperta in quella Corte l' esclusione di Sacchetti; e che Barberino non ne facesse alcun motto all' escluso acciò si avitasse in rimuoverla; come ne anco fece Facchinetti su 'l presupposto, che dall' altro ne restasse preavvertito. Dalla congerie di queste, ed' altre conghietture argomentano, che da principio nell' inclinatione, e desiderio del Cardinale Barberino pe'l soggetto da designarsi al Papato non possedesse gli primi gradi; mà che repentinamente nascesse in lui dalla bollento contrappositione promossa da' Collegati: avvalorando allora tutti gli sforzi suoi per portarlo al supremo fastigio del Principato à dispetto di Mattei, & alla barba de' suoi difamorevoli di maniera, che l' intoppo di sì no dose difficultà in vece di sgomentare Barberino, servissero al cuor suo generoso di cote, e di pungolo perriportarne la palma del trionfo.
Risentiva egli vivamente l' esclusione di Sacchetti per essere stata cimentata con mal termine, e prima, che si fusse mossa pratica alcuna della sua esaltatione: onde confidato nel polso della propria fattione si avvisò di [596] poter sublimare Sacchetti mal grado l' altrui oppositioni; nel cui disegno venne infervorato dal Cardinale Spada per desiderio d' ingerirsi, & acquistare benemerenza con i Barberini à mira di valersene da poi à proprio vantaggio: rappresentando quel maneggio di non malagevole riuscita. Intraprese dunque senza ritardo d' assicurarsi del maggior numero, che si potesse delle sue creature: ingegnandosi di fare acquisto de gli escludenti; il tutto pratticato con sì in congrue maniere, e con tali innavertenze, che in vece di risultarne il bramato effetto, aggiunse vigore, e robustezza all' esclusione. Non sapevano i Barberini far divortio da' pensieri della recente, e prolissa dominatione, con porre in dimenticanza il carattere del Nepotismo, e quello sfarzo, e sprezzatura, che gli havea resi odiosi appresso molti soggetti del proprio partito. Impercio che non dismettendo punto i soliti modi i imperiosi, magrirono viè più le loro creature, specialmente i Cardinali Romani, contro de' quali declamavano con acerbe invettive: accusandoli di essecranda ingratitudine per havere cospirato nell' esclusione di Sacchetti à mira di costrignere esse Barberini ad essere liberali del Pontificato ad Uno della loro natione; cosa, che non haverebbono lasciata mai sortire. Al tenore di sì aspre doglienze, e d' un proponimento, che posto ad esecutione anniehilava in essi le speranze de' propri avanzamenti, si offessero gravemente, e se ne richiamarono i Romani à segno, che fù fama, che provocati dall' ingiuria Theodoli, Verospi, e Gabrielli si gettassero segretamente nel partito degli escludenti; di che se bene Theodoli ammonito considentemente da Bichi, e Lione procurasse per la sua parte di giustificarsi: la continuata sua strettezza con gli Spagnuoli, e li svantaggiosi discorsi da lui tenuti, co' medesimi della persona di Sacchetti, lasciarono nondimeno luogo à cotal diffamatione, avvolorata etiandio per la gara, che vertiva trà la Marchesa di S. Vito cognata di Theodoli, e la cognata di Sacchetti; e che per altro [597] il Cardinale Theodoli anhelasse all' esaltationje di Pamphilio, Rocci, ò Altieri parenti & amici suoi.
Nè con maggiore cautela, e riguardo si caminava nella pratica di sbrancare qualcheduno da Collegati; i quali non mancando alle parti del proprio servigio si ragunavano più volte il giorno nella stanza di Albornoz: consultando concordemente gli espedienti, e con iscaltro accorgimento mettendoli in opera. La dove i fratelli Barberini poco uniti di volontà, e ne' fini, discordavano quasi dempre ne' mezzi; spendendo il tempo in criticare vicendevolmente le loro attioni; in ribbutare gli altrui pareri, e far poco caso de gli amici in proprio pregiuditio. Il Cardinale Antonio benche capo della fattione Francese parea in certo modo si vergognasse di questo honore; e che ambisse più tosto di nudamente comparire in qualita di nipote di Papa, eclissando quel partito. Sentiva certa repugnanza in trattare con Bichi, il quale dissimulando accortamente l' interno turbamento: faticava in vive rimostranze per ravviarlo, & indurlo à lasciare, che 'l fratello negotiasse da nipote; & à dar' esso credito, e lena alla fattione Francese, & à se medesimo con operare come suo capo per conchiudere qualche cosa di proposito, & habile à compensarlo honorevolmente de' mali trattamenti, ch' egli, & il fratello riceveano da gli Spagnuoli.
Rappresentò altresì Bichi à Barberino, che volendo proseguire nella pratica per Sacchetti: bisognasse industriarsi d' imprimere nel sacro Collegio l' opinione, che se ne fusse totalmente deposto il pensiero per riserbarlo dopo il cimento de' vecchi, e dopo il disinganno preso da essi à conto delle proprie speranze affine di guadagnarli tanto più facilmente à Sacchetti, quanto che disimbarcati una volta fussero per sodisfare alla loro coscienza. In cotal guisa agevolasse Barberino à se stesso i modi di tirare ragione del mal termine usatoli da gli Spagnuoli, conformare un' aperta esclusione à quel soggetto, che [598] più apparisse desiderato da loro, ò col mettere in campo S. Honofrio escluso in primo luogo dal Granduca, e ricusato da' medesimi Spagnuoli; al cui effetto esibiva di secondarlo con i voti Francesi: calculando, che nello Scrutinio seguente potrebbe raccogliere facilmente venticinque voti atti ad impensierire Medici, & obligare gli Spagnuoli à riunire tutte le loro applicationi in questa nuova esclusione, divertendole dalla prima incomminciata contra Sacchetti. Parve, che à Barberino non dispiacesse il discorso, benche per altro mostrasse di vivamente risentire d' havere per sì lungo intervallo à pausare dalla pratica per Sacchetti. Pensò tuttavia a' modi di disimbarcare i papabili, e di disporre S. Honofrio suo Zio à lasciarsi dare quantità di voti no' seguenti Scrutinij per impaurire gli avverari. Quanto al disimbarcamento de' soggetti Papabili ne fù assunto il maneggio con la solita inavvertenza; poichè incaricarosi Antonio di parlare à quelli del Collegio vecchio, per il più poderoso, e famigliare argomento si valse in dire loro con ogni maggiore asservanza, che dovessero ristare dall' aspirare al Papato perch' egli, & il fratello erano risolutissimi di morire anzi in Conclave, che digiamai consentire all' elettione di soggetto, che non fusse creatura loro; passando poscia adesortarli di concorrere con i loro suffragi in Sacchetti. Si davano al Cardinale Antonio in risposta buone parole, e pari speranze, benche internamente inveleniti si addurassero ne' primi proponimenti dell' esclusione. A gli pretendenti trà la fattione Barberiniana favellarono i fratelli con invito di concorrere in Sacchetti; assicurandoli, che non riuscendo esso, rivolgerebbono tutti i loro sforzi alla loro propria esaltatione; argomento questo, che differmava in vece d' affermare; dissuadeva, e non persuadeva, e concliudeva in contrario del loro avvisamento, accredscedo con sì bella speranza la dispositione in essi di attraversare, giusta lor possa, la ventura di Sacchetti; onde le suddette diligenze non suffragarono, anzi nocquero all' accomplimento de' loro desiderij. Disposte Barberino facilmente S. Honofrio à lasciarsi cimentare, quando nel voler ridurre ciò in pratica sursero tra' fratelli novelle dissensioni; poichè Antonio fondato sopra un discorso tenutoli da Cesi, riputò la pratica riuscibile, e volea, che seriamente si promovesse, e non per via d' assaggiamento; imbevendosi in guisa di tale speranza, che offerse al fratello, per affrancarlo da ogni gelosia, che se S. Honofrio riuscisse Papa, esso se n' andrebbe in Francia per lasciarli il governo assoluto, come in tempo di Vrbano. Mà Barberino, che non credeva nè voleva, che 'l Zio riuscisse papa: si contrapposte al suo serio cimento; onde in questa altercatione tra' fratelli si mise per questa volta il negotio in silentio.
Per meglio disporre i mezi opportuni all' adempimento de' suoi desiderij, prese espediente Barberino, che il Cardinale Antonio infintamente facesse correre l' aringo della sua sorte al Cardinale San Clemente; trattenendo nell' istesso tempo i Francesi, & il Fratello, che non si precipitassero all' aperta esclusione di Pamphilio, imperoche se bene naufragate interamente riputasse le speranze del suo inalzamento frà gli scogli dell' odio imperversato d' Antonio, e della repugnanza della Francia; nondimeno per non rafforzare il partito de' Collegati coll' unione al medesimo di Pamphilio, e de' suoi adherenti troppo altamente offesi dalla dichiarata exclusione de' Barberini; e per introdurre le pratiche della sua assuntione, qualvolta irriuscibili cadessero l' altre per sacchetti; e con poca, ò niun' apparenza di buon successo si mirassero quelle dell' altre sue creature; volle con procido consiglio serbarlo in ultimo prosciolto da gl' impegni, e vincoli inestricabili. Arbitro, e dispositore dell proprie parole, & affetti il Cardinale Pamphilio sapeva così bene accommodare i suoi discorsi, e ricomporre le sue attioni al genio di Barberino; che ben dir si poteva, che la persona sua gli si renderre accetta; e grata; e che 'l [600] Cardinale Sacchetti gli fosse caro à causa de' suoi fratelli maggiormente, e delle strette convenienze trà le loro case. poichè il Cardinale Barberino nelle conversationi per natura gioviale, e faceto volentieri motteggiava, e scherzava co' fratelli di Sacchetti, come pur faceva col Cardinale Pamphilio; mà alla persona del Cardinale Sacchetti si presentava sempre con sembiante serio, composto, e grave. Non ignorava altresì Barberino, che Pamphilio forse in veneratione, & aura appresso il sacro Collegio; che molte delle sue creature quantunque fedeli, vaghe però di novità, e satie della adiuturnità del Principato, non inclinassero à Sacchetti in riguardo all' età sua troppo fresca [He was 58]. A' voti suoi fortemente si contrapponeva Antonio in ordine alla memoria de' disgusti passati trà lui, e Pamphilio de' quali eccone l' historia.
Stava nella Corte d' Antonio in grado molto favorito Gualtieri dilettissimo nipote del Cardinale Pamphilio, quando un giorno il fece scacciare da se, e da Roma, per essersi servito de gli staffieri del Padrone à mal trattare, e fare le sue private vendette contra persona da cui si riputava offeso. Se ne passò egli in Germani à militare sotto le bandiere Imperiali; e nella battaglia di Norlinga [Nördlingen, 1634] venne à mancare, non senza qualche opinione ne' suoi parenti, che ciò seguisse di morte eccitata. Bene instrutto nell' arti della Corte il Cardinale Pamphilio dissimulò l' affronto, e l' accidente sotto un sembiante egualmente sereno, e nullamente curante quella disgratia come se non gli appartenese; e che 'l bipote giustamente si fusse soprattirato il corruccio, e risentimento del Padrone. I più accreditati appresso il Cardinale Antonio non lasciarono tuttavia di tenerlo ben desto acciò incautemente non si avviluppase nelle reti, che stavano nascoste sotto un' affettata non curanza; eccitandolo à tenersi bene in guardia, e precautionarsi contra quei colpi, che cadrebbono viè piu evitablili, e mortali, quanto forano meno sttesi. Succettibile Antonio dell' impressioni, che gli [601] davano i suoi amici, si allarmò à questa non inverisimile apprensione; onde cominciò ad adombrarsi delle segrete intentioni del Cardinale Pamphilio, e considerarlo per suo nemico, e come tale à diffamarlo altamente per la Corte.
In dilatione di tempo proposta in Corte di Francia la provisione della comprottettione de' suoi affari nella persona del Cardinale Antonio: fù commesso al Duca di Crequij Ambasciadore d' ubbidienza al Papa [1633-1634], di condurre à fine tal pratica combattuta con tutti gli sforzi possibili da gli Spagnuoli. Fece il Cardinale Antonio col mezzo del' istesso Duca di Crequij, trapelare à notitia del Re, che la persona di cui più si valessero gli Spagnuoli per disperdere le sperance della buona riuscita di quell' affare, era il Cardinale Pamphilio, il quale suggerisse per via di Monsignor Pancirolo gli ostacoli, & i motivi contrari al Papa, & al Cardinale Barberino, esagerando le ragioni, che distorre doveano la Santa Sede dall' aconsentimento. Aggiunse in oltre il Cardinale Antonio, che in accettando l' honore apparecchiatoli dal Re, non volea ingannare la Maestà Sua; onde si sentiva obligato di francamente dichiararlo l' impegno in cui si torvava contra il Cardinale Pamphilio, alla cui esaltatione non concorrerebbe giamai, considerandolo pe 'l più aspro, e pericoloso suo nemico. Che per altro il Re non sarebbe, che 'l proprio servigio quando cospirasse seco ne' medesimi sentimenti poichè il soddetto Cardinale havesse sagrificato tutti i suoi affetti, & inchinazioni fu 'l altare delle sodisfationi, & arbitrij della Corona di Spagna; a' cui compiacimenti procurando d' adherire, suscitasse egli tutti gli ostacoli, che s' imbattevano nella conclusione dell' affare, che allora stava sul tappeto. Supplicava perciò humilmente Sua Maestà, giache ciccamente si donava al servigio della Corona, di volerlo altresì honorare della sua protettione Reale in questo suo interesse particolare tanto più, che vi si trattava quello [602] della Maestà sua, per essere il prementovato Cardinale segreto partigiano del partito contrario. Diede perciò prontamente mano il Re alla prefata esclusione senza rallentarla giamai: veggendo per altro, che 'l Cardinale Pamphilio non si mostrava caldo nelle diligenze di disingannare la Maestà Sua, e di persuaderla, ch' egli portasse ristretti al cuore sentimenti di sincera divotione verso la Corona. Ad una sì grave offesa ne accumulo molte altre il Cardinale Antonio; raccontandosi in particolare, che osasse un giorno nella sua villa di Bagnaia costrignere il Cardinale Pamphilio ad assisstere a certo ballo; onde il Contestabile Colonna pesando, come si conveniva, le conseguenze li simile licenza, & il genio dissimulare del patiense, dicesse ad Antonio, che tenesse ben' aperto l' occhio, che un' altra volta non facesse ballar lui in Ponte.
Molte altre cagioni di mala volonta contra Pamphilio vie, piu tenacemente stavano abbarbicate nell' animo suo quanto piu pacevano ingiuste, e secondo la massima volgare, che l' offensore non perdoni giamai, per mettere a coperto se stesso, con l' intera oppressione dell' offeso. Quindi e, che per chiudere la via onde al Pontificato non giugnesse, a canto a canto rinfrescasse la memoria ne' Ministri Francesi dell' esclusione promessa per Pamphilio; con rinovellare in loro i concetti delle sue affettioni, quali non si aggirassero intorno ad altr' oggetto, che a quello della grandezza Austriaca. Sciolto da simigliant affetti il Cardinale Barberino, col predominio suo sppra il genio d' Antonio ben sapeva i fili per isnodare questo grouppo, e gli argomenti efficaci per iscuotere la sua saldezza, e per affrancarlo da' sospetti delle piu occulte intentioni verso la di lui persona del Cardinale Pamphilio; dalla cui memoria si raprometteva, che resterebbero depennati tutti gli tratti delle vecchie offese, quando havesse creduto dicevole alle fortune della sua casa il sollevarlo all' apice delle grandezze Ecclesiastiche con sì manifesta ingiuria della Francia. Poiche discorreva nel privato conseglio de' suoi pensieri, che mentre si assicurasse del parentado della sua nipote con D. Camillo Pamphilio unico nipote del Pontifice dal lato paterno: veniva à mettere à coperto la sua casa da' fulmini dello sdegno Reale. Considerava, che D. Camillo essendo l' unico sostegno di casa Pamphilia, e conseguentemente posto in bisogno d' una Moglie, l' haverebbe cercata nella casa Barberina; onde annodandosi in matrimonio con una figlia d D. Tadeo, e restando il Papa senza nipoti, sopra le cui spalle scaricar potesse il peso del governo, haverebbe à lui stretto parente, e consumatissimo negli affari, commesse le redini del Principato. Un solo ostacolo, mà formidabile si opponeva all' effetto di questo desiderio, e questo consisteva nello sdegno della Francia contro Antonio, quando mancasse a' debiti della fede; poiche se bene contro gli odij, e risentimenti di quella Corona, e degli altri Principi riconoscesse per validissimo propugnacolo la protettione del nuovo Pontefice; sapeva tuttavia per mille sperienze quanto lubrico, e fragile cada l' appoggio alla volontà incerta di Principe attempato, e combattuto nell' istesso tempo da vari fierissimi assalti de' suoi disamorevoli; onde senze estrema necessità non si dovessero correre simili hazzardi. Mà quando le sperance per Sacchetti, e per altre sue creature restassero incenerite; in tal caso cimentare quelle del Cardinale Pamphilio.
Veggendo dunque il Cardinale Barberino a' disegni suoi per l' ingrandimento di Sacchetti, preparata vigorosa oppositione da' Collegati; impiegò l'uso delle proprie rimostranze appresso la Francia, & il fratello acciò non prorompessero in una dichiarata exclusione del Cardinale Pamphilio riserbato per l' ancora sagra de' suoi disegni. Ad Antonio ridiceva, che alle proprie creature non si costumava di dare, mà ben sì di fare l' esclusione. Che servirebbe bene alla Francia, quando in effeti chiusa [604] rimanesse al Cardinale Pamphilio la via del Papato; anzi à gli ordini Regij piu punctualmente si conformerebbe la tacita [tactica ?], che l' espressa esclusione. A' Francesi poi coll' altrui lingua rappresentava Barberino, che aspramente si terrebbe egli offeso d' una sì strepitosa dichiaratione contro un' amatissima sua creatura per rifarsene un giorno con vibrare contro di loro colpo mortale, et irretrattabile, mentre guerniti non si trovavano di fattione lor' propria e vigorosa, mà avventiccia e fiacca. Bramare universalmente i Cardinali per Pontefice un vecchio, e per proprio instinto, & alle persuasioni de gli Spagnuoli attenti alle conseguenze di loro vantaggio dalla propensione in ciò del sacro Collegio. Non gli paresse perciò tratto di prudenza l' attenttare con publica esclusione l' unico vecchio della fattione Barrberiniana, perche se bene non inchinassero à farlo Papa; tornasse però in acconcio il tenerlo esposto à gli occhi de' Collegati per intratenerli, e divertirli insieme da tutte l' altre applicationi verso le creature del Collegio vecchio, alle quali si sarebbe subito stralciata la via, tolto che fosse di vista il Cardinale Pamphilio. Che per altro cautelati i Francesi dal Cardinale Antonio, che Papa non sarebbe riuscito il Cardinale Pamphilio; poco ò nulla dovesse loro importate l'una, ò l'altra maniera, ch' egli vi adoperasse, vincolandosi anzi gli arbitrij prorpi con la strepitosa esclusione in modo, che quando fusse loro complito in qualche occorrenza d' andare più tosto in Pamphilio, che in altri soggetti del Collegio vecchio: tanto più duro sarebbe riuscito il farlo, quanto più validi suffistessero gl' impegni. Più utile consiglio apparir dunque il riserbarlo à più opportuna occasione, per sottrarlo à colpo, & à distastro maggiore horamai imminente coll' esclusioni di Sacchetti, e di Pamphilio. Aggiugnevano, che posti in bisogno gli Spagnuoli, per tenere Barberino remoto dalle speranze per Sacchetti, di premere una strada publica, e strepitosa, unendo voci, & adherenze da varie [605]; parti; più fastosi, e con gloria più luminosa appresso il Mondo se ne sarebbono iri li Francesi, quando ad essi fosse succeeduro di escludere, in riguardo dell' età, il più Papabile, col solo silentio della persona sua, senza scandoli, e senza tirarsi addosso l' imprecationi di Roma, e dell' Italia, come facevano gli Spagnuoli à conto di Sacchetti. Questi furono i più fervidi incitamenti, che si adoperassero per inchinare l' animo de' Cardinali Francesi à contentarsi della segreta esclusione del Cardinale Pamphilio. Per assicurarsi tuttavia Antonio dalle machinationi del fratello qualvulta nel suo petto si fosse risvegliata la cupidità di brigare il Papato per Pamphilio, e per mettersi egualmente imistato, che quando havesse creduto complire a' propri interessi l' acconsentirvi gli riuscisse l' impresa senza correre risico d' infelicemente tentarla, e conseguentemente d' offendere la Francia con iscapito della riputatione, e fortune proprie, non ottenendo l' intento; impegnò molti Cardinali suoi amorevoli à seguitare le sue disinclinationi verso Pamphilio, mostrando piu volte al sacro Collegio l' esclusione contro di lui formata di 22. voti.
Gli Spagnuoli all' incontro haveano ordita l' esclusione contro Sacchetti, per la stretta sua, amicitia col Cardinale Mazzarini primo Ministro della Francia; onde giustamente temevano, non le di lui affettioni si rivolgessero interamente à promuovere i vantaggi di quella Corona; e perch' essendo egli creatura strettamente unita, e dependente da' Barberini stimavano, che con inalterabile tenore fosse per continuarsi nelle massime appresso di loro tanto esose del governo d' Vrbano VIII. come anco perche nelle Congregationi haveano subodorate le inclinationi sue poco favorevoli a' disegni della Casa d' Austria. Nascondevano pure i disamorevoli di Sacchetti le private loro passioni sotto l' ombra dell' esclusione d' un Re sì poderoso; & una parte delle medesime creature di Barberino, amando di mostrar[606]segli grati, mà non soggette, abborrivano di somministrare di vantaggio tributi alla maggioranza della sua autorità. Languendo dunque frà sì duri intoppi la pratica pe 'l Cardinale Sacchetti; e per disperata trasparendo quella pe'l Cardinale Pamphilio, ch' erano le due sole creature della fattione Barberiniana, che attrahessero à se l' aura, e l' acclamationi del sacro Collegio; ondeggiava frà vari crucciosi pensieri l' animo del Cardin. Barberino senza predeterminarsi à quale delle sue creature volger dovesse il proprio favore in caso che la pratica per Sacchetti trà si nodose difficultà miseramente perisse. Nel periodo di tale ambiguità stava egli tutto applicato à dare à qualcheduna delle sue creature il Pontificato in maniera, ch' egli disporre poscia potesse dell' autorità di esso. A tale oggetto parve, che prendesse consiglio di tirare le cose in lungo con fiducia, che più agevolmente fossero per istancarsi, & in quegli estremi calori per soggiancere a' disaggi, malattie, e pericoli della vita i Cardinali Collegati, la maggior parte vecchi, che quelli della sua fattione; mentr' egli senza patire nè caldo, nè vigilie, nè altro incomodo si prometreva di giungere per questa via alla meta de suoi desiderij; tenendo sempre in mano l' esclusione, e choestando questa sua saldezza con dire, che per servire la Chiesa, e Dio attenderebbe di piè fermo la morte se bisognasse.
Professavano all' incontro i Collegati di non voler proporre alcuno soggetto per tema di non alienare qualcheduno dal loro partito; reputando malagevole molto, che tanti spiriti eterogenei uniti con vari affetti, s' incontrassero in un sentimento, & interesse medesimo; e che ogni minimo sbrancamento essere potesse fatalmente mortale alla fattione. Conchiusero però di portare avanti le risolutioni fino tanto che da Barberino si proponessero i soggeti, nel qual caso disegnavano i Collegati di propalare gli proprij sensi; ò finche l' istesso Barberino si trovasse posto in bisogno di chiedere, che le fattioni si [606] accordassero in una persona di comune sodisfatione. Non ben discernendo dunque Barberino quale fosse il sentiero più agevole per inoltrare sicuramente i passi alla perfettione de' primi proponimenti; stette per alcuni giorni sospeso intorno la deliberatione, ch' ei dovesse imprendere, mentre i fiori delle sue sperance pere Sacchetti maturavano lentamente sotto il beneficio del tempo. Mà per non lasciare troppo lungamente pendente, & otioso il sacro Collegio, non volendo avventurarsi alla prova delle creature de' Collegati, per non restare colto nelle nasse; nè dovendo farla delle sue proprie per non perderle col cimento, quando si accorgessero di servire di trattenimento; melinava di valersi del Cardinale S. Honofrio [Cardinal Antonio Barberini, senior] à mira di caricarlo tavolta di suffragi per far pompa della potenza, e dell' arbitrio spora le sue creature, e per frenare in cotal guisa i Collegati. ne fece dunque parlare à Sant' Honofrio, che ne rimase contento, come di sopra dicemmo; mà perche Barberino s' era dichiarato, che non si pensasse mai seriamente allo sperimento stante, che quanto più pronto si troverebbe sempre à darli il suo voto, quando si trattasse di canonizarlo, altrettanta sarebbe la propria renitenza in esaltarlo al supremo grado sacerdotale per la sua insufficienza; negò perciò il Cardinale Antonio di giamai acconsentire ad un' attione poco dicevole alla riputatione del Zio, ancorche il disegno suffragasse alla felice condotta del comune interesse.
Si trovavano dunque posti in bisogno d' esporre al cimento qualcheduna delle creature d' Vrbano; onde si sentì su 'l tavoliere il Cardinale S. Clemente amato dal Cardinale Antonio, e non difamato da Barberino. A favore suo caldamente si adoperarono li Cardinali Grimaldi, Valanze, e Trivultio; non mancando egli alle parti del proprio servigio con raccomandarsi summessamente a' Cardinali. Si racconta, che Barberino volendo prima aprirli il suo seno gli dicesse, che si fusse predeterminato [608] alla sua esaltazione; mà due inciampi quasi inestricabili incontrasse trà via; l' uno dell' emulatione, e dispute continue à conto di dottrina trà la sua Religione di S. Domenico, e quella de' Padri Giesuiti, onde dubitava ne pullulassero scandoli, e scomponimenti; l' antro, che fusse nato suddito, e coltivasse amicitia col Duca di Parma. Al tenore di voci sì libere corrispose con altretanta ingenuità il Cardinale S, Clemente dicendo; che quanto al primo nol riputasse già di sì corto intendimento, che non arrivasse à capire la necessità di non toccare li Giesuiti per non turbare il riposo della Chiesa. Quanto al Duca di Parma, che se questo riguardo gli desse fastidio, si astenesse pure dal farlo Papa. Ma che volea ben dichairarli, che l' amicitie, ch' egli havea da Cardinale non l' indurrebbono giamai, quando fusse Papa, à commettere alcun' atto d' ingratitudine, anzi si mostrerebbe sempre verso i suoi Benefattori conoscente in effetto di sì sublime favore, & affettuoso verso di loro. Piacque in guisa questa candida, ed ingenua espressione di S. Clemente à Barberino, che cavatasi con amendue le mani la berretta disse, che se n' andava in quel punto ad intavolare le pratiche della sua esaltatione. Mà trapelate à notitia del Padre Mazzarini, dell' istess' Ordine, e del Cardinale di Lugo Giesuita: si diedero l' uno alla Ruota. e con Vigilitetti; l' altro per le Camere de' Cardinali à declamare, & à portare tanta materia asprissima contro di lui, che in Barberino abortì il sincero desiderio della sua esaltatione; si che nella cospiratione de Frati s' inaridirono le speranze del Cardinale Maculano. Nello scruttinio dunque del Venerdi mattina riscosse egli dicisette voti; mà in quello della sera gli è ne mancarono cinque, ancorche le pratiche per lui fussero state ringagliardite.
Concorrevano con i loro suffragi i Collegati nel Cardinale S. Marcello [Francesco Cennini de' Salamandri] facendo pomposa mostra di venti-quattro voti; numero sufficiente, e sicuro per l' esclusione. [609]
Veniva egli contrariato da Barberino per non essere sua creatura, e per essere desiderato in primo luogo da gli Spagnuoli, e troppo attaccato al Granduca, non meno che per li disgusti passati seco nella legatione di Ferrara à causa d' un tal Ricci fratello del Mastro di camera di D. Carlo; e per gli mali trattamenti ancora ricevuti dal Cardinale Antonio. Molti voti però gli farebbono mancati, quando da' Collegati si fosse detto da dovero, trovandosi egli troppo prostrato delle forze corporali, & in guisa cadende, che si riputava affetto inhabile per lo scettro Pontificale. Si avvedde finalmente il Cardinale S. Clemente [Vincenzo Maculani] d' essere burlato, e diservire per trattenimento del Conclave, mentre Barberino percosso da grande acerbità in veder sempre più crescere i suffragi à S. Marcello s'invaghiva per fare dispetto a' suoi disamorevoli dell' orditura dell' esaltatione di Sacchetti.
Dalle divolgationi della mossa dell' armi Napolitane eccitato l' Ambasciadore di Francia si trasferì al Conclave per parlare, come fece a' Capi d' ordine, & ad altri Cardinali per un picciolo fenestrino. Disse, che per la mente della Maestà Christianissima non vagasse altro pensiero, che dell' elettione di soggetto degno, & habile à sostenere la mole della Monarchia Pontificale; e veggendosi ciò prolungare con diversi sensi, cedondo i desiderij delle fattioni; non poteva egli far di meno di non rimostrare al sacro Collegio che potessero anche nascere fieri accidenti per intorbidare i lodevole desiderij dell' Eminenze loro. E perchè il Re suo Signore havea grandemente à cuore, che segnisse questa santa elettione con piena libertà; havesse commesso à lui d' esibire al sacro Collegio ogni assistenza delle sue forze, acciò le reputassero tanto più pronto, quanto poteano essere più necessarie; onde teneva avvisi dalla Corte, che si fossero dati ordini precisi al Maresciallo di Bresè, che da Marsilia coll' armata maritima speditamente passasse alla spiaggia Romana. Che alle truppe Reali militanti in [610] Lombardia, & in Savoia si fosse ingiunto di approssamarsi a' confini dello Stato Ecclesiastico; si che il sacro Collegio non facesse punto capitale delle mosse dell' armi Spagnuole, con vanto di portarsi à Roma per isforzare l' Eminenze loro ad eleggere uno della fattione Spagnuola, & anche nationale, perche era disposta la Maestà sua coll' esempio de' suoi gloriosi Antenati di sostener la libertà Pontificia con ogni prontezza dove convenisse. Dal Cardinale Crescentio Capo d' ordine furono al Re Christianissimo rese cordialissime gratie con voce sì languida per la sua decrepità, che non furono intese. Arrivata all' orecchie dell' Ambasciadore di Spagna l' esibitione del Francese, si portò il giorno seguente ad esporre anch' egli la sua ambasciata al Conclave. Che fosse trapelata à sua notitia l' offerta fatta dal Ministro del Christianissimo dell' armi per terra, e per mare di quella Corona al sacro Collegio; inducendolo in gelosia à causa della marcia di alcune trippe del Regno di Napoli verso i confini dello Stato Ecclesiastico. Mà perche gli ordini del re suo Signore erano precettivi a Governatori de' suoi Regni, acciò tenessero pronte ad ogn' occorrenza le armi Cattoliche à beneficio del sacro Collegio, per sostenerli la dignità autorevole, e la preminenza della Santa Sede: dovessero però l' Eminenze loro accertarsi, che questa mossa non soffetanto d' armi Reali, quanto Ponteficie, efficaci & affettuose al servigio di Roma, nella quale essendosi multiplicate innumerabili genti di guerra, e potendovisi condurre per la loro vicinità, anche gli eserciti circonstanti con iscoprirsi nell' istesso tempo la fattione Francese ad intraprendere cose nuove col favore di D. Tadeo già dichiarato di quel parrito, e nelle cui manistavano gli eserciti Ecclesiastici, le fortezze più gelosie, e specialmente Castel Sant' Angelo, con le fortificationi di orgo senza voler deporre il Generalato dell' armi, che pure restava spento con la morte del Papa; non potesse egli altro conghietturare, [611] se non che volossero sforzare il sacro Collegio ad elegere un soggetto dependente da loro, e levare la libertà de' suffragi per propagare nella propria casa il possesso del Dominio, e proseguire ne' concetti di piu gravi conseguenze. Per necessita dunque di buon governo convenisse al Vecere d' armare i confini del Regno, e portarsi in luogo opportuno per sostenere in ogni caso lo splendore, e la libertà del sacro Collegio, acciochè non rimanesse oppresso dalla forza, che in ogni lato lo circondava, il quale per non poter trovare più certa difesa di quella delle genti di quel Regno; convenisse parimente tenerla lesta, e vicina per frastornare gli accidenti, che à quella sacra raunanza, & à Roma sourastavano. Essere sua Maestà quel pio e religioso Re, che tanto degnamente portava il titolo di Cattolico, che reggeva tanti eserciti, e guerre contro i nemici di santa Chiesa; che havea gli eserciti comuni con lo Stato Ecclesiastico; e che di presente efficacemente professava, e si dimostrava in ogni occorrenza, benche pericolosa quel divoto difensore della Santa Sede, che per il passato era stato coll' esempio de' suoi Reali antecessori. All' Ambasciadore furono parimente rese gratie affetuose peer parte del sacro Collegio, non senza suo gran splendore in vedersi i Monarchi maggiori gareggiate trà loro di risperto e di osservanza. Si presentò pure il Cavaliere Gondi al medesimo Conclave, per pregare il Cardinale de Medici in nome del Granduca, che volesse assicurare il sacro Collegio, che il Duca di Parma si fosse incaminato alla volta di Roma con animo, e concetti tantocomposti, e con gente in numero dosi moderato, che nè il medesimo sacro Collegio, nè la Citta di Roma potesse prendere ombra alcuna della sua venuta. Il Cardinale de Medici a primi ragguagli dell' arrivo à Caprarola del Duca spedi il Conte di Carpegna per seco complire, e per consiglio di rimovero ogni sospettione di torbidi pensieri dal sacro Collegio.
Vivamente risentiva somi[612]iglianti officij il Cardinale Barberino in ordine al concetto, che 'l motivo dell' espositione del Gondi fosse uscito dal Conclave à mira di diverrire il sacro Collegio dall' interessarsi contro il Duca, come di gia haveva dato principio, con la deliberatione di tenersi una Congregatione generale. Il Mangelli, Agente di Parma, fù anch' egli alla Porta del Conclave per participare a' Cardinali l' avviso della comparsa del Duca à Caprarola, e delle rovine e spoliatione de' suoi Stati succedute dopo lo stabilimento della Pace, con istance, che gli fosse mantenuto il Chirografo di Papa Vrbano sopra l' erettione de' nuovi Monti. Dal tenore di tali voci trassero argomento alcuni, che 'l medesimo Duca fondar volesse pretensione novelle contro la casa Barberina da cimentarsi à tempo, e luogo, e forse allora ancora con armi contro i loro beni, alla cui gardia spinseco nuove militie. Sopra le predette istanze chiesero i Capi d' Ordine al Cardinale Barberino notitie, e lumi; ond' egli da Monsignore de Rossi fece consegnare ad un' Avvocato del sacro Collegio un fasciume di scritture, per potersi fare risposta al Duca. Fù poscia ordinato, che al Duca si mantenesse il Chirographo, non ostante l' oppositione intentata da' Ministri del Pontificato d' Vrbano sotto pretesto, che il Capitolato della Pace, sopra cui fondava la giustitia il Duca della sua domanda, non si stendesse à reintegrarlo delle sue ragioni, & attioni per questa concessione piena in se stessa di molte difficultà, che furono dedotte, & appianate, con farsi à S. A. la gratia. Il sacro Collegio passò altreso ofitij di doglienza con l' Ambasciadore di Spagna à conto dell' annuncinamento a' confini Ecclesiastici delle armi di Napoli, intessendo à questi altre ben' efficaci istanze di farle allontanare. Sodisfece con voci di acconsensimento l' Ambasciadore, parendogli, che così convenisse e che tutta la pauratimannesse dal conto de' barberini: onde non fosse d' adombrarsi in avvenire de loro andamenti. Resti.nitosi nondimeno l' istesso [613] Ambasciadore alla porta del Conclave, per ritorcere le querele contro il sacro Collegio, perche comportasse tanto aumento d' armi in Roma, e nelle case di' Barberini in particulare; sparse contro se stesso argomenti d' importuno, e molesto Ministro.
Si proseguivano fra tanto gli Scritinij, e quello de' 18. d' Agosto era durato cinque hore à causa di due errori; l' uno commesso dal Cardinale Crescentio, il quale aggravato dall' età si scordò di mettere nella schedula il nome dell' Eletto; onde ricordarosene poco dopo rese avvertiti gl' infirmieri del mancamento acciò gli rimandassero la carta per accomodarla. A questi parue di non dovere ubbidire senza ordine del Sacro Collegio, nel quale arse una lunga disputa; pretendendo il Decano, ce si potesse ricoreggere l' errore, e lasciargli il comodo di dare il suo voto interamente, tanto più che nella Casseta degli' Infermieri non si trovava altra schedula. Mà à questo parere agramente si oppose il Cardinale Antonio, sostenendo, che l' atto fosse consumato, e che il detto voto si dovesse reputare nullo, senza lasciare luogo à nuovo suffragio; e riscaldandosi egli non poco sopra questa materia, diede occasione al Cardinale Mattei di ripigliare il discorso con qualche senso dicendo, che Vrbano VIII. era morto; e che non si desse hora alcuna maggioranza, essendo i Cardinali tutti egualmente Padroni. Si venne finalmente a' voti; & à favore della nullità se non contarono 24. e per il nuovo suffragio 28. con qualche scapito di concetto per la fattione Barberina.
Versò l' altro errore intorno alla mancanza d' una schedula; convenendo abbruciarle tutte, e tornare di nuovo à fare un' altro scrutinio con diminutione continua delle speranze per il Cardinale S. Clemente [Vincenzo Maculani], e con rinvigorimento di quelle del Cardinale S. Marcello [Cennini]. Questi andato un giorne à visitare il Cardinale Rapacciolo dopo i complimenti, e dopo la protesta di non parlare per proprio interesse conoscendosi non degno di tal grado, mà [614] solo per il migliore servigio di Dio: entrò nelle doglienze sopra le rediose lunghezze del Conclave. Stette con la risposta sù generali il Cardinale Rapacciolo, che di tutto havendone fatto rapporto à Barberino venne persuaso di far rappellare il Conclavista di S. Marcello [Giovanni Andrea Neidotto, or Antonio Octa] per dirgli, che il Cardinale Barberino si vedisse in necessità d' impegiare titti i suoi sforzi, e conseguentemente dimorare in Conclave finche occorresse per far cadere il Pontificato in una delle creature d' Vrbano; onde se san Marcello fosse stato anch' egli in quel numero, à suo favore rivolgerebbe le sue diligenze: riconoscendo bene, che i voti dati à S. Em. da gli Spagnuoli, mirassero solamente à fare dispetto a' Barberini. Ammutolito si à tale rimostranza il Conclavista, fù il Cardinale san Marcello in persona à trovare Ralpacciolo per dirli, che le sue espressioni non havessero ricevuto impulso alcuno da privato interesse, mà ben sì dal servigio di Dio; e quanto alla consideratione dell' allegata convenienza d' esaltarsi una creatura d' Vrbano, e non quelle d' altri Pontefici: ne lascierebbe il peso sopra la coscienza di Barberino. Che i voti, che se gli davano, non sapeva se fossero Spagnuoli, ò Francesi; mà quando fossero de' primi non credeva, che mirassero à far dispetto a' Barberini, mà ben sì alla sua benemerenza, chiamandosi sodisfatti di lui nella Nuntiatura di Spagna esercitata (1618-1621), come ben si conveniva. E sagerava all' incontro con titti il Cardinale Barberino di volere una creatura d' Vrbano, come che di troppo scapito, e di vergogna gli potesse essere se il Pontificato cadesse in quelle del Collegio vecchio. Che se le creature sue il volessero abbandonare, sarebbe egli sempre l' ultimo à dare il suo voto, & à condursi all' adoratione, acciò il mondo apprendesse, ch' egli non havea tralasciato l' uso di qualsivoglia diligenza, & industria per non permettere alla memoria del zio un tanto scorno, e dishonore; mà che dalle sue creature fosse stato ingratamente abbandonato, e tradito. Simili concetti andavaq seminando [615] per il Conclave il Cardinale Antonio con aggiugnere, ce se cadesse il Pontificato in una creatura del Collegio vecchio, ella sarebbe entrata con fattione formata per la vacanza di tanti luoghi lasciati dal Zio, atterrandosi con questa la Barberiniana in modo, che non haverebbe potuto mai piu alzare il Capo; la dove succedendo Papa una sua creatura, venisaro ad unirsi le fattioni, entrando altre volte in Conclave poderoso, e senza contrasti formidabili. Andava perciò stringendo il Cardinale barberino con ogni sollecitudine i maneggi per Sacchetti, che agitati dalla sagacità delle parti, non meno, che da sì differenti passioni tenevano in pendenza le speranze del successo. restavano all' incontro i Collegati frà sentimenti di giuste perplessità nel paralello delle proprie forze con quelle de' Barberini, molto piu vialde per se stesse, e per conto del soggetto universalmente acclamato; ne potevano sotto la maschera d' un sicuro ardimento nascondere così bene le dubbiezze, et i tomori di quel cimento, che largamente non trasparissero frà le loro attioni, e nel sembiante. Pieno di baldanzosa fiducia compariva però lo stuolo de' Barberiniani, non richiamando punto in dubbio la vittoria; et à gara col favore d' una palese inclinatione dimostravano tutti prontezza in secondare i desiderij del loro Capo.
Concorrevano tuttavia in questa prattica con animo poco sincero tutti colori, che professandosi grati a' Barberini, et amorevoli à Sacchetti non ardivano di sfacciatamente contradirla, ò ritirarsi dall' avvalorarla. A questi si accoppiavano tutti gli altri, à quali non compliva per all' ora, ò per sempre il precipitio delle speranze di Sacchetti; e vi cospiravano in fine quei soggetti Papabili, che stimando irriuscibile questo sperimento, giudicavano, ce tornasse in acconcio a' loro interessi di palesare ogni prontezza in fiancheggiarlo per cattivarsi tanto più l' animo, e l' inclinatione di Barberino: mescolandosi trà questi alcuni Collegati, che sotto finto zelo d' obligo, e di coscienza, e con altre espressioni di te[616]nerezza, e di compatimento mostravano di caminare uniti con la fattione Barberina. In tutti i casi si considerava, che quando improspero succedesse questo tentativo, niente si scapitava, mentre per all' ora, e per sempre stabilità dalla Corona di Spagna s..edeva l' esclusione di Sacchetti; guadagnandosi piu tosto nel risuscitare una speranza morta. Arroge, che nello squittinio de' voti essendosene contati 46 fravorevoli, e che promettevano maraviglie, 38. de qual si conoscevano bastanti al conseguimento del fine cotanto sospirato, ogni ratione consigliava à doversi avventurate in tutte le maniere il cimento, perche il Cardinale Sacchetti o restava Papa, o non teteriorava di conditione, rimanendo quello, ch' era pur dianzi, cioe Cardinale pur troppo escluso dalla Corona di Spagna. Se ne contavano pure alcuni altri, che professando zelo veramente Ecclesiastico, coll' esempio di vari Conclavi, ostentavano una magnanima risolutione di volere apertamente favorire co' loro suffragi un soggetto acclamato dall' universale per dignissimo del Pontificato; postponendo al servigio di Dio tutti gli altri rispetti humani delle oppositioni fate dal re di Spagna, il quale non mai diseruito da Sacchetti, s, si strebbe un giorno chiamato ben servito da chi cooperato havesse alla sua esaltatione; e ne cavanano gli argomenti da gli atti di singulare pietà, e rettitudine, che ne' Principi tutti della casa d' Austria, mà nelle attioni Reali del Regnante Re Filippo IV. particolarmente si veggono luminsamente scintillare. Restasse perciò giusto luogo a dubbij, et a' presupposti non fallaci, che la Maestà S. fosse stata del soggetto male impressionata, tanto più, che li Cardinali medesimi della fattione Spagnuola passavano con Sacchetti usiti di scusa, e di compatimento, che la forza della verità, e delle proprie coscienze violentemente esprimeva dalle loro bocche.
Risoluto dunque il Cardinale Barberino di svilupparsi dalla perplessità de suoi pensieri con cimentare la pratica [617] di Sacchetti tanto per lui utile, e gloriosa, se fosse felicemente sortita, come fermamente lo riputava; e di così poco sospito in caso contrario: prese espediente d' incominciarla dalla reconciliatione col Cardinale de Medici: onde con la lingua del Cardinale Monti ricercò di abboccarsi seco per trattare dell' elettione del Papa. Al Cardinale de Medici parue di non poterglielo disdire, secondo i sensi del Granduca; seco concertando il congresso in sala Regia per isfuggire ogna apparenza di complimenti, e restare ne' puri termini del negotio. Condottosi dunque Barberino alla volta di Medici con giubilo di tutto il Conclave in vedere aperto l' adito al maneggio dell' elettione, quale speravano facilitata, e di corta riuscita, disse d' haver sempre desiderato di vedere S. emin. con altre espressioni di complimento; quando entrato nelle doglienze per l' esclusione d' un soggetto come Sacchetti, rimase subito reciso il filo al discorso, volgendoli le spalle il Cardinale de Medici. Ad altro non servì dunque questo abboccamento, che ad eccitare à nuovo sdegno i loro commossi pensieri: passandosche Barberino al Cardinale Albernoz, che stava nella medesima sala per riferirli il seguito con Medici, e dirli insieme, ch' egli non credeva, che l' esclusione di Sacchetti fosse ordine preciso del re Cattolico; mà più tosto un' aborto dell' arbitrio de' suoi Ministri, mentre riconosceva questo soggetto benissimo affetto alla Corona di Spagna, e d' haver sempre operato in vantaggio della medesima. Dal Cardinale Albernoz tessuti prima grandi elogi di Sacchetti, fù dato in risposta, che l' esclusione seguisse per ordine del Re reiterato in 14. lettere. Che i Principi non dovessero rendere conto delle cause delle proprie attioni; bastando che il Re dicesse di tenere uno per diffidente acciò il Sacro Collegio il riputasse per escluso; e che in coscienza non potesse alcuno dopo una tale dichiaratione votare à suo favore.
Non lawsciavano i Collegati di brigare gli altri Cardi[618]nali, e di praticare le più fine diligenze per la buona riuscita de' loro disegni; ad alcuni rimostrando le ragioni, perchè Sacchetti restasse da loro escluso; ad altri da precisa volontà del re di Spagna; et à molti ancora gl' inconvenienti, e scandoli, che ne sarebbono nati, quando seguisse la sua esaltatione ad onta d' un Monarca si grande, sotto la potestà del cui scettro s' univa la metà del mondo Cattolico: coll' ampiezza della sua Corona abbracciando la miglior parte del mondo conosciuto, et incognito. Onde giustamente pretendere potesse, che nell' assuntione de' soggetti si riflettesse alle dovute convenienze, ch ci fosse ben' affetto à sua Maesta; altrimenti il minore pregiuditio, che ne fora derivato, sarebbe certamente stato il rendersi inhabile il nuovo Pontefice à restituire la pace alla Christianità. Complisse perciò al servigio di Dio, e della Religione il sodisfare a' compiacimenti di un Re si grande, coll' astenersi di promovere al solio Pontificio soggetto à lui sipacevole, et ingrato. E per istaccare da' Barberini le loro Creature Papabilj; offerivansi pronti i Collegati di concorrere in ogn' altra fuor di Sacchetti; esagerando con sensata doglienza il torto, e l' ingiuria gravissima, che Barberino inseriva à tutte l' altre sue Creature, mentre niun' altra fuor che Sacchetti riputava degna del Pontificato. Volentieri goder Barberino della lunghezza del Conclave, parendogli per avventura di conservare ancora quell' autorità, ch' egli non sapeva risolversi con generoso dispoglio d' abbandonare. Quindi il dipingevano per autore di tutti i disagi, et incomodità, che in stagione sì calda, e pericolosa pativano in quel luogo i Cardinali. Mettevano sotto gli occhi le dicerle, le maledittioni, e gli scandoli, nella lungnezza del Conclave, di tutti i popoli, e di quelli dello Stato Ecclesiastico, e di roma in particolare, impatienti di rigodere sotto il nuovo Pontificato i vantaggi di quella pace, che per momenti era stata loro concessa. Incitavano ogn' uno à publicare contro i Barberini tutte l' hore [619] nuovi, et odiosi argomenti à mira di rendere difficile, e dubbiosa la conclusione de' maneggi per Sacchetti.
Ad avvalorare le suddette rimostranze opportunamente suffragò la decisione del P. Valentino Confessore del sacro Collegio; onde rimasero con questa sua dottrina variamente agitati gli affetti ne gli animi de' Cardinali. Pronunciò dunque, che disconvenisse il far Papa un Cardinale escluso da un Re grande nelle circonstanze di quei tempi torbidissimi ne' quali cader potesse di gran pregiuditio alla Christianità un Pontefice, che fosse per incontrare le male sodisfationi di quella Corona; se bene col solito accorgimento ondeggiasse poi il Padre in adattare la generalità di simile propositione al Cardinale Sacchetti. Non senza difficultà, e pericolo si può far servite la Theologia alla ratione di Stato, quando verte il dubbio sopra l' estensione dell hipotesi più tosto, che della thesi non individuandosi per ordinario le circunstanze tutte della propositione generale nel soggetto particolare; di che sertissimo, e retto giudice è la propria coscienza. Pareva pure à quelli, che andavano sciolti da ogni passione, che tale dettato non poco pregiudicasse alla libertà del sacro Collegio; e corroborasse all' incontro le pretensioni de' Principi mentre per non volere Papa qualche Cardinale sarebbe bastato, quando simile dottrina del P. Valentino havesse havuto corso, il dire, che un Re non lo volesse; obligando questo rifiuto in coscienza il sacro Collegio all' esclusione; e però più non occoresse, che col mezo de' loro Ministri ossequiassero, e con le pensioni, e benefici Ecclesiastici accarezzassero i Cardinali. Velenosa altre tanto ne' tempi avvenire, quanto giovevole al fine presentaneo d' opporsi à Sacchetti appariva ancora per gli Spagnuoli la suddetta opinione; mentre il loro partito più del Francese senza dubbio poderoso, si sarebbe infiacchito, et al medesimo uguagliato; non potendo per esempio venti voti Spagnuoli esser più forti de' due de' Francesi, quando il loro valore per una esclu[620]sione estrinsecamente derivasse dalla dichiaratione del Re, il quale dicesse, non voglio il tale Cardinale. Et in effetto per fare apparire le deformità, e le pericolose conseguenze di tal massima, se ne valse il Cardinale Roma in disdire à gli Spagnuoli il suo voto à favore di Pamphilio, avvegnache questi restasse escluso altresì dalla Corona di Francia. La cui obiettione pretendevano di parare, e risolvere gli Spagnuoli con le dichiarationi fate dal Cardinale Antonio pe' l Conclave: trascorso ad affermare, che per Pamphilio non vi fosse alcuna esclusione della Francia; e che à lui come Protettore di quella Corona si dovesse prestare credenza senza badare a' cicalecci de' Cardinali della fattione Francese co' quali à tal conto hebbe più d' una batosta.
Travagliando Barberino con incessante applicatione per aprirsi i mezi all' adempimento de' suoi fini, con togliere via tutti i contrasti; fece portare larghissime esibitioni à gli Spagnuoli d' abbracciare il loro partito, cautelandoli per sempre dell' offervanza della propria fede, e di quella della sua Casa nel servigio della Corona Cattolica, quando esaltasse Sacchetti, con andar' egli stesso (se cosi ricercassero) ò con mandare gli propri nipoti à Napoli per istadici, e cautione delle sue inviolabili promesse. Accennava loro, che quando venisse ributtata questa sua oblatione, la potrebbe sempre fare a' Francesi per il Cardinale Pamphilio. Mà non havendo mai potuto conqualsivoglia propositione scuotere la saldezza de' Collegati per acdcertarsi col mezo di tutte le diligenze del buon successo; finalmente con animo franco, e pre.gno di non dubbie speranze si accinse all' impresa. Ripartì dunque i suoi voti in tal maniera, che dicinove de più sospetti andassero nello scrutinio; mescolando frà loro de' più fedeli ancora per celare à gli altrui occhi la propria diffidenza, e per far più sicuro saggio della loro sincerità. Riserbò gli altri in numero di 27. reputati piu costanti, all' accesso: preavvertendo alcuni pochi suoi [621] confidenti, che all' ora si stimerebbe non riuscito lo Scrutinio, quando non fosse arrivato ad undici voti; e felicemente all' incontro succeduto, quando vedessero il Cardinale Antonio servirsi della carta dello Scrutinio, per ventaglio. Prima di venirsi alla prova fece il Cardinale de Medici intendere à Sacchetti, che non si lasciasse cimentare, perche non gli sarebbe sortito questa volta, con iscapito per l' altre; la dove senza invilupparsi in nuove scabrose difficultà; potea con provido consiglio riserbarsi à fortuna, et à congiuntura migliore. Mà il giudicio, che và secondando gli affetti il più delle volte inganandosi non abbraccia i consigli usciti ad bocca sospetta. Fece egli tuttavia istanza al Cardinale Barberino di non essere proposto; mà non poitendo questi con riputatione retrocedere da' passi tant' oltre avanzati; oltre l' opinione imbevuta di tenere in pugno la vittoria, trahendone non leggier' argomento dalla preaccennata propositione di Medici, quasi tacita espressione del timore, che gl' ingombrasse il petto: non volle più oltre procrastinare lo sperimento.
Il Martedì mattina de' trent' Agosto dopo la Messa dello Spirito santo serratisi dunque li Cardinali nello Scrutinio per cimentare à capo del vigesimo giorno del Conclave il Cardinale Sacchetti; interpose qualche diligenza il Cardinale Albornoz per cautelarsi da gli artificij di barberino, con intimare al Cardinale Rondanino, à cui toccava allora l' estrattione de' bullettini per la scelta de' trè Scrutatori a' quali appartiene di registrare, e regolare i voti; e de' trè Infermieri, che vanno à prendere le schedule alle celle de' Cardinali infermi, di mescolargli bene; onde così de gli Scrutatori, come de gl' Infermierei essendo vscito uno frà esse della sua fattione, affrancò l' animo suo da ogni sospetto dell' altrui frodi et insidie. La prima schedula levata dal calice, portando impresso il nome del Cardinale Sacchetti risvegliò l' allegrezza ne' Barberini; rinovandosi all' hora il giubilo, quando coll' [622] altra pensarono di essere arrivati al termine de' loro desiderij. Con caratteri di pallore all' incontro si leggeva nel sembiante de' Collegati la paura, e l' angoscia, che tutte, ò la maggior parte delle schedule fossero della stessa qualità. Mà ben presto uscirono da sì tormentosa ambiguita con mutatione di scena; rivoltandosi la letitia de' Barberini in addolorati pensieri. Dovevano i voti se fossero stati tutti fedeli comporre il numero di dodici nello Scrutinio, e di 26. all' accesso, con che formassero il numero di 38. voti necessarij per l' inclusione, benche suponessero d' haverne anco di vantaggio. Mà quelli del Scrutinio non oltre passavano il numero di cinque suffragi; e nell' accesso se ne contarono pure altretanti meno. Onde rimase escluso il Cardinale Sachetti con mortificatione, e dolore indicibile di tutti i suoi amici; mà con altrettanta lode di magnanima intrepidezza di lui medesimo, che si mostrò insensibile a' morsi rabiosissimi della piu atroce, et indomita passione, che di lacerar possa un petto humano. Era stata da' Barberini significata fuori del Conclave per così certa l' esaltatione di Sacchetti, che D. Tadeo condusse i due fratelli di sua Eminenza in San Pietro, per salire speditamente le scale ad adorarlo per Pontefice; tenendo à tal' effetto pronta copia de' muratori per romper subito la clausura; e furono fermati li Palafranieri di ciascun Cardinale, e li Misici ancora per cantare il Te Deum; et allestiti li Suizzeri, et i cavalli leggieri. Onde sparsa per Roma la fama dell' imminente elettione, fù sì grande il concorso, e la folla del popolo, da cui restavano ingomberate le strade intergiacenti trà San Pietro e la casa de' Sacchetti, che non senza difficultà si poteva passare; e nella casa medesima custodita da soldati, e sbirri per gli ordini ricevuti di sgombrarla delle cose migliori, si dava à tutti da bere lper l' allegrezza. Ma chè? nel Conclave stesso si sparse per così costante la sua assuntione, che dalla sua cella si scassarono gli argenti. [623]
Il Cardinale Antonio la sera precedente [i.e. August 29] al cimento disse al Cardinale Bentivoglio, che sperava la mattina seguente coll' aiuto dell' Eminenza sua di giungere all' elettione di Sacchetti, e di condursi à casa à pranzare fuori del Conclave; sopra di che gli diede un fierissimo affalto con larghissime esibitioni per indurlo à darli parola ferma di concorrere in Sacchetti. Mà non riuscendo al Cardinale Bentivoglio di schermirsene nè meno con la speciosa riserva di voler operare nel Conclave ciò, che vedesse in coscienza conferente al servigio di Dio: altro non pretendendo, che d' uscirne, come v' era entrato, con la riputatione di Cardinale honorato; gli convenne trascorrere à concetti più aspri con pregiuditio sensibile per tale alteratione della sua poca salute; onde aggravatosi il male uscì per curarsi dal Conclave, e nella propria casa terminò i gloriosi suoi giorni [September 7, 1644].
E opinione di Principe grande, che il Cardinale Barberino proponesse Sachetti, con oggetto, che succedendo una strepitosa esclusione preveduta frà le gagliarde oppositioni de' Collegati; potesse poi col proporre qualcuedun' altra delle sue più care, e predilette creature, e che nelle sue intentioni occupavano per avventura il primo luogo, incontrare nella parte avversa un men valido contrasto; occorrendo il più delle volte, che chi forma una esclusione, camini con piè vacillante nella seconda. Coll' esporre dunque all' urto delle prime lance, che tiesce sempre feroce il Cardinale Sacchetti, vogliono, che mirasse all' esaltatione di cotali sue dilcissime coreature; et in ogni caso, che se Sacchetti corresse felicemente l' aringo della sua sorte, non gli potesse dispiacere. Inferivano poscia da queste premesse, che dichiaratesi molte delle sue creature di non volere adherire alle sue inclinationi in riguardo di tali soggetti; ripigliasse Barberino con maggiore ammosità le pratiche per Sacchetti sopra le fervidissime istanze massimamente della Francia. Di questi maneggi non lice con fondamenti in[624]fallibili divisare; perche tutto il rigiro loro riconoscendo per primo mobile le occulte, e varie intentioni di Barberino non depositate sinceramente nel seno delle medesime sue più confidenti creature: meno accertera forse il bersaglio, chi participerà la gloria d' esserne stato l' instrumento, e chi regolerà le sue relationi alla norma delle lor notitie.
Sopragiunto nel mentre à Caprarola il Duca di Parma, mandò alla porta del Conclave il Marchese di Soragna per complire col sacro Collegio. I più veri oggetti di questo suo viaggio consistevano in vegliare à tutte le occasioni, che nella Sede vacante, ò sotto il nuovo Pontificato se gli offerissero a' danni della casa Barberina; e di promuovere etiandio contro la medesima materie asprissime di vendetta, e di turbolenze, se gli fosse succeduto. Le mirne novelle della morte di Vrbano VIII. gli erano capitate in Venetia, dove per non lasciare corrompere congiuntura alcuna per nuocere a' suoi nemici, porse vivissime istanze alla Republica acciò spedisse à Roma Ambasciadore, che prima di chiudersi il Conclave trattar potesse co' Cardinali, con accrescimento di gradi alla propria riputatione in rendersi Mediatore autorevole à ricalmare gli animi alterati, e commossi. Mà infruttuosa, e non libera da pesi fastiosi, et imbarazzi, reputando la Republica la suddetta missione per torvarsi la dispositione delle armi, e delle forze Ecclesiastiche nelle mani de Barberini con concetto, che quanto più s' invuluppassero frà sconvolgimenti, e torbidezze le cose di roma, onde ne restasse indebolito il suo potere, tanto maggiore vantaggio ne ridondasse alla Republica in particolare; non potè spuntar' altro, se non di farla risolvere à scrivete al Cardinale Cornaro, che procedesse unito e di concerto col Cardinale de Medici in riguardo a' comuni interessi, non ostante l' istanzea porta dall' Ambassiadore di Francia, perche con la Corona Christianissima costantemente mantenesse anche nel Conclave gli [625] gradi delle vecchie fruttuose corrispondenze. Scaduto dunque dalle speranze il Duca di Parma di poter tirare in maggiori impegni la Republica: prese consiglio di avvicinarsi alle mura di Roma per potere fra le nascenti torbidezze cogliere l' opportunità di far provare i flagelli del suo sdegno a' Barberini. Geloso perciò l' Ambasciadore di Spagna, che il Duca di Parma portasse ristretti al cuore pensieri torbidi, e vendicativi, quali cedere potessero in fine à svantaggio de gl' interessi della Corona Cattolica; si studiò di farli rappresentare, che al compiacimento, ch' egli potesse havere di mortificare, e strapazzare i Barberini, si dovesse dall' A. sua contrapporre il sodo, e sustantievole consistente in farsi un Papa, che stesse bene à tutti; con che sarebbono venuti i Barberini ad essere molto più mortificati per lo scredito, e svantaggio nel quale sarebbe rimasta la loro potenza, et il loro modo di governarsi.
Non mancando in tanto i Collegati con indefessa applicatione à tutte le parti del proprio servigio procuravano di rovesciare sopra i barberini il biasimo, e l' odio tutto della noiosa lunghezza del Conclave, e de gli altri imcomodi e disagi; esagerando punto largo e grasso partito si fosse fatto nella prontezza loro di concorrere in qualsivoglia altro soggetto proposto dal Cardinale Barberino eccettuato Sacchetti. Non piaceva quanto à Barberino questa proposta come disdicevole alla reputatione sua, e d' una sì poderosa fattione, mentre poteva richiamarsi in dubbio se quel soggetto riconoscer dovesse il Papato da chi intavolò, ò da chi venne accettata la proposta. et in tutti i casi fosse ciò per lo meno un dividere la gloria suddetta per meta, ò farne ad altri troppo gran parte, e forse assai più di quello giustamente si convenisse a' Collegati; perche se bene per escludere Sacchetti fossero riusciti à bastanza vigorosi in ordine a' vari interessi, che vi cospiravano; nell' esaltatione però di chi fosse proposto si consideravano assai fiacchi, re[626]stringnendosi a' soli Cardinali sudditi, e fattionarij, mentre gli altri si farebbono scusati, che non caminassero uniti con loro, se non per conto dell' esclusione di Sacchetti. Anzi i medesimi nationali impegnati gia con i Collegati di non andare in quegli, che restassero esclusi da tutto il corpo; ò in quegli altri, la cui esclusione havessero promessa à cambio di quella di Sacchetti, non si sarebbono però stimati prosciolti per concorrere indifferentemente in tutti co' loro suffragi: di maniera, che la fattione de' Collegati fuor dell' esclusione si ravvisava per debole. Ritenendo in oltre alcuni di essi le loro particolari passioni, et interessi per contrariare i soggetti proposti; si sarebbe sempre scusato il Capo de' Collegati di non havere altr' ordine dal Re, che d' opporsi à Sacchetti; onde non fosse in man sua l' astrignere chi non havesse voluto andare nel soggetto proposto non potendo egli intentare quelle violenze, che il re medesimo non havea preordinate; lasciandogli anzi nell' intera lora libertà. Queste, et altre ragioni mossero i Barberini al rifuto del partito proposto da gli Spagnuoli, alle prime riflessioni cosi applausibile, che molte delle loro creature captivate da tale speciosità s' erano facilmente commischiatte à promuoverlo: detestando in Barberino la pertinacia per Sacchetti, e che fosse l' unica cagione de' prolunghi del Conclave in stagione cosi pericolosa; le cui voci riuscivano assai melodiose all' orecchio de' Collegati intenti à tutte le occasioni, che loro s' offerissero per spargere la divisione in un partito pur troppo vaccillante à mira di ritrarne poscia il loro profitto.
Sospeso frà l' incertezza del successo il Cardinale Barberino non iscorgeva da che filo pendessero le sue speranze; trovandosi nel più rinviluppato laberinto di noiosi pensieri. Per non omettere tuttavia qualsifia mezo, che valer potesse à sollievo de' suoi disegni, ne attaccò con la lingua del Cardinale Facchinetti nuovo negotio col Cardinale Albronoz, al quale espose, che havendo [627] Barberino udito da diverse parti, che gli Spagnuoli sarebbono condescesi à qualche temperamento, risolveva di pregarlo ad aprirli i suoi sensi, per risaperne il preciso, e formarne poscia un giudicio più accertato. A questo uficio diede in risposta Albornoz, che ogni volta, che con sicurezza si fosse concertato, che la pratica per Sacchetti non si sarebbe risvegliata era per concorrere con tutti i suoi in qualunque altro soggetto non irregolare, et à collo di corridore. Questo enigma porse occasione di speculare alle creature di Barberino instrutte dell' idioma Spagnuolo: non sapendo svilupparlo, e condursi all' interno sentimento, che pareva sottointendersi in si oscure parole. Ricordandosi alle fine, che à collo di corridore chiamavansi quei Barberi, ò cavalli mercati per correre l' aringo del palio; capirono la metafora, che gli Spagnuoli sarebbono concorsi cioè in quelli Cardinali, che si stimassero Papabili, e godessero l' aura et appluaso del sacro Collegio. A Barberino non piacque la risposta, perche non l' assicurava dell' assuntione del soggetto, che da lui venisse proposto. Considerava, che gli Spagnuoli ad ancore molto forti, e sicure volessero accommandare l' esclusione di Sacchetti, quando per avventura vedevano di non tenerla così certa in mano; la dove riputandla sicura, vane, e superflue cadessero tante precautioni. E però si espresse, che 'l proporre altro soggetto, et insieme farlo Papa, fosse il mezo proprio per assicurarsi di Sacchetti. Consigliavano altri, che si rispondesse non già con una promessa assoluta di non parlarsi più di Sacchetti, mà che s' interporrebbe qualche pausa a' amneggi per lui fino tanto, che si vedesse la riuscita di chi verebbe proposto, e cimentato. Traspariva pure nella preaccennata risposta d' Albornoz la fiacchezza, et ondeggiamento del suo partito intorno l' esclusione del medesimo Sacchetti; potendo pure da quella il Cardinale Barberino cavare la maniera di scaricare sopra gli Spagnuoli il biasimo della tardanza in ordine alla necessi[628]tà in cui si trovasse posto di logorare il tempo in consultare gli oracoli, e sciogliere gli enigmi da loro proposti. Onde per replica à quella seconda parte si fece dire ad Albornoz, che se havesse eslpresso il numero de' suffragi sicuri per qualunque soggetto, che proporre si potesse con certezza di farlo Papa, che si sarebbe studiato il modo di assicurare gli Spagnuoli da Sacchetti. Rifiutarono gli Spagnuoli di accertare di cosa alcuna Barberino; saldissimo nelle risposte Albornoz, che altri nominasse prima il soggetto, perchè propalerebbe all' hora il numero di' voti; mentre più voti poteva promettere per uno, che per un' altro.
Vago però il Cardinale Barberino di fare apparire la propria dispositione in abbreviare i periodi di quelle trattationi: fece per bocca del Cardinale di Lugo portare ad Albornoz nuova propositione, che il Cardinale Antonio non escluderebbe il Cardinale Pamphilio, se gli Spagnuoli si fossero contentati di non promuovere l' esclusione di Sacchetti; e ciò in solo riguardo di poter la fattione Barberiniana con riputatione propria procedere all' elettione di Pamphilio. Il Cardinale Albornoz senza communicare al Cardinale de Medici Protettore nè ad altri la suddetta propositione, la trasmesse all' Ambasciadore di Spagna, il quale ben' esaminandola, discese nel parere di riprovarla come captiosa, perche levata à Sacchetti l' esclusione, Barberino lo faceva subito Papa; non v' essendo alcuna sicurezza, che 'l medesimo non burlasse i Collegati, giache l' esperimento seguiva à voti segreti. Et à qual fine levare l' esclusione, se non per lasciar correre l' inclusione, et elettione, tolti che fossero gli ostacoli? E qual cauterla poteva egli esibire, che Sacchetti non sarebbe esaltato, mà ben si Pamphilio? Ritratti però i sensi precisi dell' Ambasciadore, dichiararono gli Spagnuoli di rigettare la propositione del Cardinale di Lugo, per non poter levare l' esclusione à Sacchetti, essendo ordinata dal Re. Per questa stessa ragione [629] considerarono alcuni, che da gli Spagnuoli non si dovesse ne meno admetterne negotio, mentre venivano à richiamare in dubbio l' ordine da loro propalato à tal conto, del re Cattolico. E pur troppo i barberini fomentavano la voce gia sparsa per Roma, che il Cardinale de Medici più in riguardo del Granduca, che della Corona di Spagna procedesse con tant' animosità all' esclusione di Sacchetti; usando questo artificio per dare occasione ad alcuni Cardinali vassalli del Re Cattolico Napolitani, e Milanesi di ritirarsi da simile maneggio, quando fussero stati resi capaci, che non pere servire al Re, mà à Medici proprio si promovesse l' esclusione di Sacchetti. E non era veramente di dignità, e riputatione della Corona Cattolica il divolgare, che seguisse l' eccettione di Sacchetti à contemplatione del Granduca; e pure il Vescovo di Pozzuolo [Martinus de Leon e Cardines (1631-1653)] favorito del Vicere di Napoli havesse con sue lettere seminato per Roma, che gli Spagnuoli a' compiacimenti di Firenze facessero quel formidabile contrasto à Sacchetti quasi, che gli huomini d' intendimento non preconoscessero le convenienze in quella Corona di farlo per la stretta amicitia, che coltivava Sacchetti col Cardinale Mazzarini; e che il Granduca, il quale per altro stimava, et amava il soggetto, non vi ritendesse altro interesse, che quello ridondava dall' esersi il Cardinale de Medici suo zio Protettore di Spagna fatto ministro dell' esclusione ordinata dalla Corte Cattolica. Mostrandosi alcuni Cardinali del partito Spagnuolo molto teneri in compassionare la disavventura di Sacchetti, con testimoniare, che ne' naturali, e sudditi di Spagna, immenso fosse il dolore della disgratia di soggetto si degno: e non minore il loro desiderio di disimprimere il Re delle sinistre informationi per riaggiustare le cose sue in altro conclave, mentre l' angustia del tempo ne precludeva ogni adito nel presente; flossavano nell' esecutione delle com[630]missioni Regie, e proponevano per temperamento, che si depositasse il Pontificato in un Cardinale de' più decrepiti del Collegio vecchio, e tale in fine, che probabilmente sopravivere non potesse, se non quel più di tompo [tempo?], che bisognasse per ricomporre le pratiche di Sacchetti. Mà oltre all' incertezza, et improbabilità del successo, ben si scoprivano i vantaggi, che da tal partito trarre ne potevano gli Spagnuoli; uscendo con altretanta gloria dal Conclave con una creatura di loro sodisfattione, oltre l' acerescimento del proprio partito medianti le forze, che subito se gli sarebbono aggregate nel riempimento de gli otto luoghi vacanti; quanto fora lo scapito, e scorno, che ne sarebe derivato a' Barberini. Gli amici di Sacchetti tuttavia disperati di vederlo Papa, applaudivano à qualunque partito, che risuscitar potesse le di lui morte speranze; e ne' medesimi sensi influvivano le creature d' Vrbano invaghite d' un Pontefice vecchio per la speranza di restituirsi ben presto al cimento della suprema grandezza. Mà Barberino apponendosi al mistero nascoso sotto sì speciosa propositione: ne trasse argomenti à vantaggio de' suoi disegni: facendo toccare con mano à quelli, che ò per convenienze, ò per rispetti politici abborrivano d' andare in Sacchetti, per non offendere il Re Cattolico, che per la certezza, ò probabilità sopra le preaccennare future sodisfationi della Maestà sua, si potesse senza timore alcuno d' irritarla, favorare un soggetto di così buon servigio alla Christianità. Anzi mentre i medesimi Spagnuoli si ripromettevano di potere disingannare il Re, e ridurlo ad approvare nel futuro Conclave, per Papa Sacchetti; qual' errore si commetteva nella preventione delle sue intentioni Reali? e meglio queste si accertassero al presente, e più utilmente fosse per servirlo chi l' includerebbe, che chi l' escluderebbe. Queste, e simili ragioni adducendo un giorno ad Albornoz il Cardinale Barberino passò à dire, che non ben capiva con qual coscienza gli Spagnuoli escludessero un sì meri[631]tevole soggetto. Con quella medesima replicò il Cardinale Albornoz, che V. E. senza timor di Dio escludeva tutti i Cardinali del Collegio vecchio, e tante altre creature sue, non inferiori di merito à quelli, che con sì affannosa passione sudava in portarlo sopra la Sede di S. Pietro. Dal tenore delle cui parole aspregiato Barberino gli rivolse le spalle. Mà Albornoz pigliandolo pe 'l braccio, il fermò con dire, che imparasse di procedere con Cavalieri, e con le persone di sua conditione; onde scorsero molti giorni,, che per la sopravegnenza di tal disgusto non si parlarono.
Nella pendenza di tali emergenti essendosi Barberino invogliato di portare il Cardinale Monti [Cesare Monti of Milan, aged 51] al Papato: et havendo già il Cardinale Durazzo [Stefano Durazzo of Genoa, aged 50] amicissimo di detto Monti cominciato à brigare segretamene i più intimi, e confidenti; se ne sparse la voce pe' l Conclave appresso di cui non era il soggetto grato in ordine alla sua fresca erà di poco piu di cinquanta anni, et al concetto della soverchia sua finezza; onde fortemente bisbigliandone i Cardinali, repentinamente concorsero à dare ventuno voto nello Scruttinio à Cennino: obligando i Barberini à giustificarli, e lo stesso Monti à protestarsi di non voler permettere, che di lui si favellasse. Con l' occasione de' suddetti suffragi à Cennino, Bichi rappresento à' Barberini, che Cennino acquisitava cotidianamente maggior' aura nel sacro Collegio: però opportunamente sevuter da se dovessero il letargo in cui stavano immersi con forarli prontamente l' esclusione; esibendosi egli pronto à fiancheggiarli con gli altri della fattione Francese. Commossi da' suoi detti deliberarono una sera, che Antonio la dichiarasse nella seguente mattina; revocando poscia l' ordine la stessa notte per industria del medesimo Cennino il quale avvertito del colpo, che se gli preparava contra, per disvuarne le diritture, mandò il suo Conclavista al Cardinale Rapaccioli per pregarlo, che in suo nome assicurasse Barberino, ch' egli era pronto à dare il suo [632] voto à Sacchetti; acquisito, che grandemente stimato da Barberino il persuase à non arrificare di perderlo con l' ingiuria dell' esclusione.
Disperse le sperance per Sacchetti: da barberino, e Pancirolo furono avvalorate le loro diligenze per espugnare le renitenze d' Antonio à concorrere in Panfilio; essendosi diportato in guisa Pancirolo, che con un cumulo d' argomenti soffistici, facendoli credere, che sotto il solo Pontificato di Pamphilio, per non havere, che un nipote, quale per lo mantenimento della famiglia sarebbe costretto di annodarlo in matrimonio potesse egli ripromettersi di vedere depositato sopra i di lui homeri il fascio del supremo governo: à capo di nove giorni da che era stato chiuso il Conclave, e di sei dall ingresso di esso Panciroli, lo scosse, e lo rese titubante ne' primi suoi proponimenti, come può rimarcarsi dalla seguente prolissa lettera dirizzata da lui all' Ambasciadore S. Sciamon [? S. Chamond: Chamond was still issuing orders on September 5].
[640] Assiduo appresso il Cardinale Antonio era Bichi per martellarlo con vari argomenti affine di renderlo sodo, e costante nelle prime risolutioni; mà quanto si riconoscevano quegli forti et efficaci: alretanto li rendeva fievoli, et inefficaci la bocca dalla quale uscivano in ordine all' interna antipathia, et abborrimento di trattare con esso lui. Adombrato un giorno più del solito Bichi disvelò al medesimo Antonio quanto gli era stato riferito de' suoi segreti maneggi, e lo strinse di maniera, che ne trasse una ingenua confessione di tutte quelle pratiche [641] ascoltate, dicea Antonio, con intentione di non consentirvu, che in caso, ch' esso Bichi, e l' Ambasciadore havessero ciò stimato servitio del Re; come credeva fussero per farlo in ordine a' vantaggi rilevantissimi, che n' era per ritrarre la Corona da un' allianza reciproca delle due case Pamphilia, e Barberina: e dal passare sotto la protettione del Re il Cardinale Barberino con tutti quelli della sua casa; con che il Cardinalato per il Padre Mazzarini senza la nomina Regia restasse assicurato. Che havesse col mezzo del Cardinale Pancirolo fatto pregare Medici acciò s' adoperasse per guadagnare esso Bichi à favore di Pamphilio medianti i vantaggi, che vi trouverebbe per lui, e pe' l fratello. Doppiamente s' offese Bichi al tenore di simile discorso, e per gli vacillamenti d' Antonio, e per gl' inviti à conto del proprio interesse. Risopse dunque, che tenendosi ordini precisi del Re, non restava a' servitori della Maestà sua, che la gloria d' una cieca obbedienza; onde chi metteva à campo propositioni si volgesse pure al Re, da cui venendo nuove commessioni sarebbe egli stato il primo ad eseguirle, poichè non nutriva nel suo petto avversione alcuna particolare à Pamphilio, essendo anzi passata un' amorevole corrispondenza trà loro. A questa dicerìa accumulò Bichi vive esortationi acciò Antonio senza dilatione maggiore si dichiarasse apertamente per l' esclusione, affine di mettersi à coperto dall' insidiose batterie del fratello, e levare l' occasione à qualche concerto, che potesse seguire trà loro con pregiuditio della propria riputatione, et interesse. Mostrandosi duro à tali persuasioni Antonio sotto vari pretesti: suggerì Bichi, che se Antonio per qualche convenienza della casa, ò plersona sua non istimasse bene di dichiarsi; consentisse almeno, che ciò seguisse col mezzo d' esso Bichi e di Lione, con assistere amendue sotto mano ò con non disapprovarli. Quanto poi alle preaccennate offerte, dispiacerli molto, che queste li venissero da Signore à cui portava tanto rispetto; onde gli fus[642]si divietato di palefarne il suo sentimento. Che continuando il Re à pretendere l' esclusione di Pamphilio; egli proseguirebbe in opporseli se l' oppositione gli constasse la vita; e di partendosene S. M. egli sarebbe il primo à darli il suo voto senz' aspirare nè pure ad una parola di ringratiamento. Mostrò Antonio di ravvedersi dell' errore, e lo coperse dicendo: che solo havea prestato orecchio alle propositioni per conferire con esso Bichi, mentre per altro era predeterminatissimo à non separarsi da' suoi sentimenti; e che conoscendoli hora tanto maggiormente con i fondamenti di essi, stava fiso invariabilmente nell' esclusione di Pamphilio: assicurando BIchi con ogni forma d' asserveranza, e giuramento imaginabile, che mai permetterebbe, che Pamphilio ucisse da quel Conclave se non Cardinale: e che del medesimo sarebbe assicurare l' Ambasciadore. Quanto all' istanza, che Antonio per maggiormente assicurare l' effetto di tale promesse consentisse à Bichi, e Lione di escludere apertamente Pamphilio, e sottrarre in cotal guisa esso Antonio dalle molestie del fratello, fece egli ogni più salda resistenza allegando che gli ordini Regij erano di farsi l' esclusione segretamente se si poteva, onde dovesse bastare la sicurrezza di tal' esclusione non solo col suo impegno, e di Barberino, mà ancora con quello delle sue segrete diligenze in ammassare, come veramente havea fatto, venticinque voti risoluti à non andar' mai in Pamphilio senza suo consenso. E quì di nuovo assicurò BIchi con giuramenti, e con chiamarsi reo d' infamia per ogni evento della creatione di Pamphilio in quel Conclave, pregandolo pure di non pressarlo per simigliante esclusione affine di non spingere Pamphilio, del cui voto per altro si sarebbe havuto bisogno, à gettarsi nel partito Spagnuolo.
Qualche alteratione di peso surse trà gli fratelli Barberini, atta à dare il tracollo alle speranze di Pamphilio coll' impegno irretrattabile in Antonio della sua esclu[643]sione, entre disgustato una sera Antonio per gli poco buoni trattamenti di Barberino, se gli commosse à segno la bile, che trascorsi dalle querele alle minacce si vantò; questi, che haverebbe fatto Papa la mattina seguente senza di lui Pamphilio; et in contracambio millantossi Antonio, che in quella notte gli haverebbe ordita un' aperta et inexpugnabile esclusione. Quindi senza perdita di tempo cominciò à praticarla con tanto fervore, che incerò l' orecchie all' esortationi di Rapacciolo acciò non avanzatte un passo così pregiuditiale à gl' interesse della sua casa. Mà non potendo Antonio contenere nel petto il cumulo eccessivo delle passioni, se ne passò à trovare il Cardinale Bichi à cui rinovò con mille giuramenti la promessa di non mai consentire in Pamphilio. In questo sentimento di tanta sua contentezza si studiò Bichi di racconfermarlo con dirli, che si guardasse molto bene di non fare un Papa dal quale la prima gratia, che gli havesse à chiedere, e sperate fusse l' abolitione della memoria di tutte le cose passate. Poco costante si mantenne tuttavia Antonio in questa sua bollente risolutione, poiche i Cardinali amorevoli di Barberino gli rimostravano di non essere quello il tempo nè il luogo da sfogar l' ire se non voleva somministrare abbondante materia di riso a' nemici della sua casa, i quali non haverebbono saputo, che desiderare di vantaggio. Trovarsi posti in bisogno di eleggere un Papa di loro sodisfatione; la dove perseverando à bisticciare, e garire trà loro, lasciavano largo campo alle proprie creature di cercare i loro interessi nella fattione contraria. Di simili argomenti si valsero per richiamare l' animo del Cardinale Antonio à rattemperare i sui affetti tumultuanti. E per discreditare la voce già diffusa pe' l Conclave della tottura trà i due fratelli: fù Barberino alla cella d' Antonio, il quale per havere prima parlato à Bichi della publica esclusione di Pamphilio, e poscia retrattato il concerto presso frà loro come non necessario, era stata agevole cosa di spingere i [644] Francesi nel laberinto delle gelosie, e diffidenze. Poiche andando il Cardinale Bichi di continuo accerchiato da paure, e sospetti dell' instabilità, et incostanza d' Antonio; s' era maggiormente adombrato col repentino suo pentimento. E. per meglio precautionarsi di non restare alla perfine deluso; si diede à pressarlo nuovamente per la suddetta publica esclusione. Mà Rapacciolo per tagliar l' ali a' suoi disegni l' assicuro, che Barberino non haverebbe intavolata alcuna pratica di far Pala il Cardinale Pamphilio senza l' acconsentimento d' Antonio; stipulandogliene una stretta sigurtà. E perche nè anco à questa si acchecava Bichi; promesse in scrittura Barberino di non parlare mai più di Pamphilio senz' Antonio; il quale à cambio lasciò un' equivalente cautione al fratello per Altieri; sagrificandosi questi due soggetti su l' altare dell' odio, e dell' avversione de' Barberini. Afferma tuttavia il Cardinale Bichi, che la promessa stipulata à lui da Rapacciolo fusse concetta in termini asoluti, cioè, che non si parlarebbe mai d' esaltare Pamphilio; e non modificata con la restrittione espressa, ò mentalmente elusoria, cioè, senz' Antonio. No fù Facchinetti secondo la sua assertione, che sopravenne fra gli procinti della sua stipulatione; mà ben si Machiavelli.
Diversi, e più che mai gravi pensieri ondeggiavano nel petto di Barberino dopo l'esperimento infelice della pratica di Sacchetti, e dopo haver' vedute sempre più arenate quelle di Pamphilio frà gli sdegni piu serventi, e frà gl' impegni del fratello. Per rimediare tuttavia allo scandolo, che prendevano le medesime sue creature dal suo saldissimo ritardamento: risolvette di riempire la scena con la pratica per S. Clemente havendo sporaseduto fino allora di riproporre questo soggetto per le vive speranze, che tal volta rinascevano in lui di superare in fine tutte le difficultà, che s' incontrassero per Sacchetti; e perche non sapeva à quale delle sue creature dovesse primieramente dare di piglio. Molti erano gli pretenden[645]ti; mà perche molti haveano, per così dire, essi soli il concetto del marito, e diffaltava loro per lo più la circonstanza dell' età, requiescito tanto necessario; dubitavano i Barberini, che proponendo alcuno d' essi non fusse la loro nominatione contradetta non solo mà derisa. Risoluto dunque di svilupparsi dall' intricata selva de' suoi irresoluti pensieri; applicò di nuovo l' animo all' esaltatione di S. Clemente il più Papabile appresso di lui dopo Sacchetti, e Pamphilio. Scossa la speranza de gli altri due, la loro disgratia inalzava veramente ad eminente veduta la pratica di questo soggeto, il quale incominciò à ridestare in se stesso le smarrite speranze, et à commettersi di nuovo all' aringo della suprema grandezza. Fù da Grimaldi, con cui S. Clemente havea presa stretta amicitia fino in quel tempo, ch' egli esercitava la carica d' Inquisitore in Genova, promossa la pratica con molto ardore; indirizzandosi prima à Lione e Bichi, per sapere da loro se di Francia fusse sopravenuto ordine nuovo pergiuditiale à S. Clemente,, con affermare di sapere per altro dalla bocca propria del Cardinale Mazzarini, che in Francia si riputasse vantaggiosa alla Corona l' esaltatione di questo soggetto; e ch' egli medesimo era concorso tanto più in cotal parere dopo havere tratato con esso lui: scoprendolo affettionatissimo alla Francia, et innamorato, com' egli dicea, delle qualità incomparabili del Cardinale Mazzarini. Risposero Lione et Bichi di non sapere, che vi fusse ordine preciso di esclusione; ma che appresso di loro riuscise assai considerabile l' avversione del P. Mazzarini. Replicò Grimaldi di ripromettersi, che ciò non imprimeva nell' animo del Cardinale Mazzarini alcuna forza; onde presa licenza da' Cardinali Barberini di trattarne con gli Spagnuoli: favellò à Medici et Albornoz affermando loro, che non sariano alieni i Barberini dal proporre l' esaltatione di San Clemente se vi s' incontrasse la sodisfatione del partito Spagnuolo. Parve, che questa proposta gettase il pomo della discordia tra' Cardi[646]inali mentre alle prime voci d' essa il partito delle creature anco più fedeli si divise, seguendo lo stesso in quello delle due Corone; poiche il Cardinale Trivultio con gran passione il desiderava; e Montalto con altretanta animosità l' impugnava; e de' Francesi Valanzè [Achille d'Estampes de Valençay] era risolutissimo all' uso di tutti i suoi sforzi per esaltarlo; mentre Bichi, Lione, e Theodoli il calpestavano. Trà i Romani alcuni adherivano à lui, benche la maggior parte il contratiasse; e se i fratelli Barberini si accordavano in portarlo; S. Honofrio non potea in modo alcuno sofferirlo. Conoscevano i Barberini, che non complisse a' loro interessi l' avventurare da scherzo S. Clemente per non perderlo insieme con tutti i suoi amici; giustamente potendo risentirsi, che i capi delle fattioni si valessero delle proprie creature tanto beneficate, et amorevoli per non lasciare otioso il Theatro del Conclave e della Città di Roma. A cimento seriolo però consideravano d' essere rappellati dal vedere atterrato Sacchetti; impraticabile il maneggio per Pamphilio; e poco riuscibili quelli dell' Altre loro creature; onde s' infervorarono à segno ne' desiderij della sua esaltatione, che per distornarli nullamente suffragarono gli usici in contrario di Bichi co' quali il dipinse affettionato al Duca di Parma; memore di qualche dispiacere rilevato da' Barberini; portato forzatamente da Vrbano; e che sotto il suo Pontificato poco sperar si potesse; e nullamente di lui valersi. Sostengono nondimeno alcuni Cardinali amorevoli di S. Clemente, tra' quali Grimaldi, che in questo secondo cimento ancora sinceramente non procedesse Barberino. Non concorrevano in lui gli Spagnuoli senza però dichiararsene eslpressamente, poiche per natura sua la pratica era piena di tralci; e per assicurarsi dell' esclusione di Sacchetti sarebbono alla fine andati in lui; et in ogni altro ancora.
A capo d' alcuni giorni fecero dunque Medici et Albornoz risposta à Grimaldi, che prima di scoprirsi in S. Clemente ò in altro soggetto volevano promessa dal Cardinale Barberino, che non si parlerebbe di Sacchetti. Mà i Barberini, che non ne haveano ancora staccato il concetto, negarono d' obligarsi con tanta distintione; onde dopo milti discorsi essendosi lasciato uscire di bocca qualche cosa, che se non gli obligava nella forma addimandata inferiva però qualche conghiettura del medesimo: presero occasione gli Spagnuoli di aggitarli con le medesime atti con le quali erano tentati; dicendo, che non escludevano S. Clemente, mà ne meno intendevano di dovere astrignere alcuno de' loro à darli il voto: contentandosi solo di lasciare ciascheduno in sua libertà. Promessero altresì Bichi e Lione di continuare le loro diligenze per guadagnare l' animo del Padre Mazzarini; mostrandosi in tal caso prontissimi, senza impegnarsi à negativa anco in occorrenza di rinvenirlo immutabile. Mà Bichi premendo ne' disegni di ovviare all' esaltatione di S. Clemente; fù à trovare Machiavelli per instillare col suo mezzo nello spirito di Barberino sotto i colori di zelo, e di sincera osservanza verso la sua persona, e casa tutti quei motivi, che valer potessero per renderli sospetto il soggetto: mostrando per altro, che in lui non allignasse alcun' avversione, anzi per interesse proprio l' anteponesse ad ogni altro. E per accanirli contra la fattione Spagnuola: con tratto di finissima sagacità dannando la condotta di Theodoli, che per compiacere il P. Mazzarini s' era fatto capo dell' esclusione di S. Clemente, andava propalando pe' l Conclave non esservi tal ordine del Re Christianissimo: anzi desiderarsi dalla M. S. l' esaltatione di questo soggetto dotato di qualità e genio affacevole a' disegni in Italia di quella Corona, che si riprometteva di vedere cimentata da lui qualche impresa contra il Regno di Napoli; e che s' egli non si mostrava ben risoluto in promovere la sua esaltatione, procedesse da scrupolo e da' riguardi del buon servigio della casa Barberina. Con simili concetti presummeva Bichi senza impegno dichiarato della Francia di farlo abborrire à gli scrupolosi; a' [648] Barberini; à gli Spagnuoli; et a' Romani. La verità è, che S. Clemente restava escluso non dalla Francia, che non vi disinclinava, mà da mere passioni, e pratiche del Padre Mazzarini, che spingeva Theodoli à suscitarli contra ogni più gagliardo contrasto. Dal Cardinale suo fratello ben pesate l' attioni tutte, e le qualità di S. Clemente rinvenivansi dicevoli, o vantaggiose per la Corona; e le poche eccettioni, che si leggono nell' instruttione pe 'l Conclave, nullamente cadevano appresso lui considerabili se non le havesse rese considerabilissime, e di peso la gelosia grande, che imprimeva in Corte la stretta amicitia del detto S. Clemente con Valanzè, huomo arditissimo per intraprendere tutto; ricco di adherenze in Francia; che fin' allora non s' era mostrato adoratore dell' altrui fortuna; e che col polso del credito, et autorità d' un Papa suo amarevole potea egli nella Corte, e nel Regno favricarsi una prepotente fattione, ò ordire qualche pericolosa caballa. In ordine à questa segreta gelosia s' era lasciata dubbiosa nell' instruttioni la pratica di S. Clemente, e sottoposta all' arbitrio de' Ministri Regij in Roma per valersene secondo consigliasse il servigio Reale; di cui servendosene il P. Mazzarini à misura delle proprie passioni, dava pretesto, e fomento a'; Cardinali Francesi nel Conclave di procurarli l' esclusione. Consigliarono alcuni Antonio ad esibire il Capello al P. Mazzarini se volesse far cessare la tempesta commossa da lui contra S. Clemente; mà il Padre riputandolo più sicuro dalle mani di Pamphilio, come si manteneva saldo in quella esclusione del Re, ch' egli havea fantasticata; così rallentava i nodi dell' altra, che restava da tanti ordini precisi vincolata; intonando dalle ruote al Conclave, che vi era modo per far Pamphilio Papa. Di queste voci si valsero gli amorevoli di Barberino per tempellare lo spirito d' Antonio à favore di Pamphilio; e tanto fecero, ch' egli sotto li 24. d' Agosto dirizzò una lettera all' Ambasciadore di Francia concetta ben si quanto alla sustanza ne' medesimi termini [649] di quella do 19. mà più chiari ancora, più fermi, e più precisi, e venne accompagnata dalle promesso in iscritto del Cardinale Barberino, e di D. Tadeo di dichiararsi Francesi se seguisse l' esaltatione di Pamphilio. La risposta dell' Ambasciadore fù del seguente tenore.
[650] Non lasciò lungo tempo il Cardinale Antonio questa lettera senza risposta poiche il giorno seguente de' 26. indirizzò una prolissa scrittura intitolata Epilogo delle cose, che occorrono al Signor Cardinale Antonio in proposito dello spaccio pervenientoli il giorno di S. Luigi dal Signor Ambasciadore di Francia, e dal Signor Vincenzo Martinozzi. [The Feast of S. Louis of France was on August 25] In essa ricapitolando tutte le considerationi, offerte, vantaggi, e ragioni, che doveano espugnare le più salde renitenze in esso Ambasciadore, e nella Francia a conto di Pamphilio: risolvendo le obbiettioni contrarie; mostra quanto resti persuaso fermamente à designare questo soggetto al Pontificato; se bene nella lettera della stessa data con cui accompagna la scrittura, modifichi e ricorregga in gran parte il prefato sentimento, mentre assicura l' Ambasciadore, che non recederà mai da' suoi consigli. Il gradimento di V. E. scriv' egli in quanto le hò esposto di ciò, che mi si rappresenta per riguardo della Corona è intera ricompensa al desiderio, che hò di sodisfare alla servitù, che sono obligato, in che per non mancare ardisco di brevemente replicare le seguenti considerationi dapo haverla accertata, ch' io non mi partirò in questa negiotio da' suoi sentimenti, solo perche V. E. non creda, ch' io cerchi di disimpegnarmi all' uso de' . . . . . nella prima occasione, come alcuno vuol dire maledicamente, poiche per altro rispetto il servitio di S. M. è da me appresso in forma, che non mi prenderei qualche arbitrio ancora à mio rischio se non mi venisse dettato; massime, che hò tanto da sperare, anche di ciò, che riguardar puo il vantaggio del Cardinale Mazzarini nella persona di suo fratello. E però supplico V. E. à tornare à dare una vista alle scritture dategli; e per non tediarla la supplico à considerar prima, che per la replica venuta di Francia non milita ragione maggiore, che avanti, essendo i motivi di quà, che variano le circunstanze in tempo, che non possano essere noti in Francia; che per questo se io mi ponessi ad arbitrare mi hazzardarei à correr più tosto richiso di tenermi ingannato, che di sottopermi al rimprovero di non havere saputo abbracciare una occasione di correre una buona ventura benche non del tutto sicura. [651]
A queste carte fece risposta l' Ambasciadore con lettera del seguente tenore:
In altra pure sotto l' ultimo d' Agosto l' Ambasciadore [Saint-Chamond] frà gli altri particolari inviati al Cardinale Antonio fa una doglienza dell' estremo dispiacere, ch' ci risentiva in non udirsi parlare di fattione Francese nel Conclave:
Quelli che ne discorrono, dicea esso, non fanno mentione, che di quelle di Spagna, e della Barberiniana, et altamente pu[653]blicando in mia presenza stessa, che mai havremo Papa, sequeste due non si uniscono insieme. Io sò bene, che la vostra, e congiunta à quella del re poiche V. Em. è il protettore di' suoi affari; mà ella non deve gia assorbire il nome della Francia; e converso V. em. deve far consistere la sua più gran gloria à rilevarla secondo la sua dignità, tanto più, che gli grandi Stati si conservano tanto per la reputatione, chè per la forza delle loro armi. Io vi supplico dunque humilmente di far valere la grandezza della Francia sotto la nostra condotta; e di communicare questa a' Cardinali di Lione, Bichi, e Theodoli, affinche si unificano a V. Em. nel medesimo disegno; e che sia di gusto alle loro Maestà. V. Em. sà li soggetti, ch' elleno disiderano,il che m' impedirà di stendermi di vantaggio in questa occasione non più, che all' esclusione ordinatati nella nostra instruttione. Io scongiuro anche una volta V. Em. di mantenersi costante poiche il loro servigio, et i vostri propri vantaggi cosi loricercano.
Valsero concetti sì pregni, e risoluti della penna dell' Ambasciadore Francese per fermare l' incostanza de' pensieri d' Antonio, e per obligarlo ad una seriosa ponderatione del proprio debito, honore, et interesse, che 'l vincolava ad un puntuale e preciso accomplimento de' voleri Reali; onde ancoracosi di nuovo al fermo proponimente dell' esclusione di Pamphilio, n' abbozzò il seguente Vigliotto di piu recente irretrattabile impegno à Vincenzo Martinozzi acciò lo communicasse all' Ambasciadore.
Perche posso V. E. dirmire con l' animo più quieto le mando i' infrascritta copia d' una lettera, che questa sera riceve di mano propria del Signor Cardinale mio Signore; nè vengo io medesimo per incomodare à questa hora l' E. V.
V. S. assicuri il signor Ambasciatore, che non tema per tutto [654] ciò io habbiua scritto in favore del Signor Cardinale Pamphilio, ch' io sia mai per condescendere à permettere, che gli ordini di Sua Maestà non ottengano l' effetto suo nella forma, che mi sono impegnato; anzi ne viva con ogni quiete benche io mi veda in grandissime strette essendo forza di gonernarsi con il capriccio di qualcheduno, e con l' ingratitudine di molti, come meglio si potrà intendere quando Dio si compiacerà, di uscire di Conclave.
Domani sarò a servire V. E. e le participerò la medesima lettera. In tanto le faccio humilissima riverenza.
Nell' isstesso tempo, che Barberino ordina la pratica per S. Clemente: fece con la lingua del Cardinale di Lugo proporre à gli Spagnuoli, che si levassero da ogni parte l' esclusioni, poiche rimossa quella di Saqcchetti sarebbe stata repente tolta quella di Pamphilio: procurando di guadagnare Antonio per concorrere unitamente all' esqaltatione di questo soggetto. Si adombrarono gli Spagnuoli, che questo fusse un' artificio di Barberino per non volere nè l' uno nè l' altro soggetto; trahendone gli argomenti dall' haver' egli da un canto incaricato il segreto, e dall' altro conferito il negotio à molti; onde i Cardinali de Medici, et Albornoz presero espediente di maneggiare con tutta la cautela, e di strignero la pratica per Pamphilio, quando Barberino dicesse da dovero. Da questa stessa divolgatione del maneggio per Pamphilio risvegliato Bichi non mai à bastanza sicuro dell' inconstanza d' Antonio, voleva promuovere di nuovo l' esclusione manifesta del medesimo se da Barberino prontamente non si rimediava: addossando tutta la colpa dell' apertura di tal pratica al Cardinale di Lugo per privato affetto in lui d' aterrare S. Clemente difamato da' Gesuiti. Continovavano pure nell' istesso tempo gli Scrutinij ne' quali appariva salta sempre mai, e vigorosa l' unione de' Collegati, facendo caminare tuttavia S. Marcello [Cennino] con abbondanza di voti in temmpo, ch' erano loro mancari quelli del Cardinale Bentivoglio con la sua mortale infirmità, e del [655] Cardinal Mattei uscito di Conclave per curarsi altrosì della sua indispositione; onde nello Scrutinio un giorno essendosi contati quattordeci suffragi per S. Marcello, et undeci all' accesso: mà con tal successo somministrato dal caso, che nove bulletini l' uno dietro, l' altro col suo nome uscirono dal calice; grande fù lo spavento, e lo sdegno insieme di Barberino, il quale per la convulsione de gli humori biliosi gravemente s' infermò con flussi e vomiti degeneranti in volvolo à segno, che non solo si discorse di farlo uscire dal Conclave, mà più oltre durando l' accidente, si dubitava della sua vita. E se bene egli stimasse, che senza di lui far non si potesse il Papa; stava però à tutto suo potere riconcentrato in se stesso, ne movea cosa alcuna se non quanto bastava per trattenere le creature dall' ammutinarsi: non sapendo in fine staccare l' animo suo dalle speranze per Sacchetti in cui la qualità, che allora in sommo gli piaceva, era per avventura il vederlo così fieramente impugnato da gli altri; e che per esaltarlo gli convenisse varcare un pelago d' inevitabili scolgi.
Ne' Collegati ancora miravansi bilanciati con le speranze i timori; onde se bene vedessero le cose loro im migliore grado di quello, che da principio potevano promettersi, e che 'l Papa non potesse farsi senza d' essi con concetto di dover' uscire dal Conclave con accrescimento di riputatione; esaminando nondimeno il numero de' voti dalla parte contraria; l' esclusione, che haveano sopra le braccia d' un soggetto come Sacchetti; e gli altri accidenti, che potevano sopravenire; volentieri inchinavano à raccorciare i periodi a' maneggi del Conclave, con andare in tutte l' altre creature fuorche ne' mancipij di Barberino ne' quali rimanendo il titolo, e l' honoranza del Principato: tutta l' autorità, e l' amministratione ricadesse nella sua persona. Sarebbe perciò riuscita loro carissima l' esaltatione di Pamphilio; et in secondo luogo haverebbono preso il Cardinale Santa Cecilia [Giovanni Domenico Spinola, aged 64], perche se be[656]ne questi nello spirito Barberino passasse tra' reprobi; non dissentivano tuttavia molti dal credere, che la stretta conditione delle cose ve l' havesse potuto condurre.
Fece il Cardinale Albornoz coprire di regoli quella parte del corridore di San Pietro vicina al campanile, che corrispondeva alla sua cella; dicevasi per Roma, per contrabotta à Barberino, il quale si fusse fatto portare in Conclave una cassa di libri per mettersi à studiare, in dimostratione della sua saldezza, e di non recedere per qualsivoglia accidente dalle sue massime. Nel supplicare il sacro Collegio di detto coprimento, addusse Albornoz per motivo, che andandosi verso l' inverno no sarebbe stato sicuro dal trapelamento delle pioggie. Se gli oppose il Cardinale Antonio come Camerlengo: allegando, che sarebbe stata una spesa buttata via; mà il sacro Collegio ne fece il decreto. Riscaldato più che mai Antonio nella pratica di S. Clemente [Maculano] mandava col mezzo di Grimaldi ambasciare à gli Spagnuoli per pressarli di più precisa risopsta; rappresentando loro, che la domanda la quale facevano d' essere assicurati del non doversi parlare di Sacchetti: non fusse conveniente, e paresse anzi superflua; mentre concorrendo essi in S. Clemente, con l' ingrandimento di questo non restasse più luongo à trattare di quello di Sacchetti. Di più appellare à se turte le creature parlò à ciascuna di loro à parte, come per voler sapere il senso loro; mà in effetto per esortarle vivamente à concorrere in S. Clemente; con la quale occasione havendo Cesi procurato di distorre Antonio da fimigliante maneggio, e pur volendo dimostrare sentimenti di buona, e fedele creatura gli disse, che havendo saputo come esso Antonio facea l' esclusione a Pamphilio, egli era pronto à concorrere in quella, interrogandolo in seguela di ciò s' era vero, ch' ei formasse tal' esclusione; al che Antonio respose affermatinanamente. Questa conferenza con le creature rinverdì in Antonio le speranze de' suoi negotiati per S. Clemente: parlandone di [657] nuovo col Cardinale della Cueva; mà perche usò modi un poco alti e sostenuti: fecero gli Spagnuoli intendere à Barberino, ch' essendo egli fuor di letto si compiacesse di riassumere il negotio, non volendo continuare à trattare con Antonio. Annoiati i Cardinali di vedere contra il genio loro troppo lungamente aperta la Scena per S. Clemente: diedero à Cennino ventisei voti; et il Padre Valentino Maguoni Giesuita Confessore del Conclave, il quale per emulatione della sua Religione con la Domenicana abborriva l' esaltatione di questo soggetto, valoendosi della congiuntura, fece sapere a' Barberini, che se non ristavano dalla pratica per S. Clemente, si sarieno veduto un giorno piantato in faccia Cennino Papa.
Dal tedio, e da' disagi del Conclave percossi i Cardinali imposero qualche necessità à Barberino di uscire una volta dall' ambiguità de' suoi pensieri; onde agitato da una fierissima tempesta di passioni in vedere atterrate le speranze per Sacchetti, e prostrate quelle di S. Clemente: conobbe l' estreme urgenze sue richiedere, che si discendesse in fine al cimento di Pamphilio à mira di divertire l' eminenza del pericolo, che li Cardinali satij di più oltre soggiacere à tanti incomodi non lo conducessero dov' egli men voleva, in soggetto decrepito, cioè, e del Collegio vecchio, con eterno obbroprio, e discapito della sua fattione, mentre tutte l' altre sue creature erano giovani. Malagevole impresa all' incontro stimava egli questa esaltatione, in riguardo al contrasto del fratello, munito d' una valida fattione, e dell' appoggio d' una gran Corona; riflettendo pure à gli scandoli, e pregiuditij della sua casa dall' inimicitia, che seco era Antonio per profesare, e molto più da quella della Francia con l' offesa gravissima, che se le sarebbe inferita nel promouvere un soggetto da lei escluso; al cui hazzardo rovinoso volendo egli una volta alludere disse con dimostratione di rettissima mente al Cardinale d' Este nella sua cella; che alla fine per havere un Papa degno Vicario di Christo, pensa[658]va di sagrificare tutti gl' interessi suoi, e della casa Barberina al servigio di Dio, e della Santa Sede.
Si lusingava tuttavia di poter' vivere sicuramente sotto l' ombra del novello Pontefice seco legato con i vincoli fragilissimi della beneficenza, e del parentado; onde bilanciate tutte ele cose, dopo una varia vicissitudine di pensieri, che lungamente mantennero l' animo suo ondeggiante, poiche à canto à canto con le riflessioni, et affetti ritornava in Sacchetti per l' opinione rimasta in lui, che la sua pratica fusse più riuscibile al presente, che i vecchi s' erano disimbarcati con pericolo di cadere in un giovane; predeterminossi alla perfine all' esaltaqtione di Pamphilio anche in ordine al gusto, che vi prendeva di vedere mortificato Bichi, e qualchedun' altro insieme. Sin da principio havea Barberino con diligente squittinio esaminato se potesse andare nel Cardinale Pammphilio senz' Antonio qual volta non gli fosse succeduto di disporlo a' suoi compiacimenti; facendo il calculo delle creature beneficate dall' uno, e dall' altro; di ciò, che sicuramente potesse ripromettersi di ciascuna di loro; il partito conseguentemente, che si sarebbe formato delle proprie creature con i Collegati; et il contrasto all' incontro, che ricevere potesse da' Francesi, da' disamorevoli di Pamphilio, da gli obligati ad Antonio, da' disambarcati, e da' concorrenti, che si fossero loro aggregati per una exclusione. Riputava difficile molto il guadagnare quanto bisognasse per lo conseguimento de' suoi fini; e tal volta ne haverebbe dimesso il pensiero se la disperatione di non sapere in chi andare de' suoi, che gli pareano men cari, e meno propportionati al suo bisogno, a' tempi correnti, et alle contingenze stesse della Christianità; ò pure il timore di dovere cadere in soggetti del Collegio vecchio non l' havesse animato à disprezzare, e rompere ogni ostacolo; onde col predominio, ch' egli esercitò fovente sopra il genio d' Antonio, si accinse all' impresa di guadagnarlo. Caldamente adoperossi il Cardinale Spa[659]da per intenerire la durezza d' Antonio con oggetto lontano, secondo il sentimento d' alcuni, di approvecciarsene à favore del Cardinale Rocci se il negotio si sconciasse. Vago altresì Pancirolo dell' esaltatione di Pamphilio per l' antica benivolenza, e confidenza seco contratta fino da' primi suoi anni: faticò gagliardamente per indurlo à rimuovere gl' inciampi sparsi da lui nella via de supremi suoi ingrandimenti; insinuandoli con varie finissime arti i pegni, e le sicurezze migliori, ch' egli poteva prendere per fondare sotto il nuovo Pontificato à se stesso un amplissimo luogo, e godere il più autorevole favore, e la piu intima confidenza.
Suffragavano ad accreditare queste voci appresso Antonio le speranze sicure, ch' ei tenea in mano delle nozze tra' nipoti delle due case Barberina e Pamphilia, che servirono per il più efficace argomento frà gli humani, per farlo da principio vacillare, e poscia in un' attimo risolvere all' esaltatione di Pamphilio, ancorche sin d' allora si prevedesse, e se gli antidicesse da gli huomini di sano e dissinteressato intendimento, che haverebbono conosciuto alla fine i Barberini d' essere stati per cecità di passione anzi credule, che fondati. Giovò anco non poco à placare l' odio d' Antonio l' udire, che il Cardinale Pamphilio havesse detto, che non pensava punto al Papato; et in tutti i casi non ignorasse, che non si potesse sperare senza il consenso d' Antonio. Gonsio altresì per vari encomi, che se gli tessevano, et invaghito egualmente del comando sotto il futuro Pontificato, già si disponeva di nuovo Antonio ad esaltare Pamphilio. Tornò pure in acconcio per confermarlo ne' suoi proponimenti l' indispositione di Barberino non tanto per la compassione presa dell' infermità del fratello per causa sua in buona parte, e pe 'l desiderio della sua guariggione; quanto che dalla forza del male constretto Barberino à sgravare sopra di lui tutto il peso delle negotiationi: avidamente abbracciò l' occasione offertali di potere iattarsi et essere riconosciu[660]to per architetto dell' elettione del Pontefice. Nè minore incentivo fù in lui il pizzicore di mortificare Bichi senza riflettere a' pericoli, et alle proprie iatture fra' risenzimenti della Francia per la sua desertione. Contribuì parimente alla buona riuscita di questo maneggio chi tenne addormentato Bichi, et allo scuro affatto di quanto si andasse operando fino à gli ultimi periodi ne' quali, come disciolto da grave letargo, riaperse gli occhi, poiche rimase libero Antonio da quel freno, che l' haverebbe per avventura rattenuto dal precipitio, e da quegli stimoli ancora, che poteano spingerlo in una publica et irretrattabile esclusione. A tal' oggetto Antonio non meno che Barberino lontanissimi col pensiero etiandio si mostravano dall' ingrandimento di Pamphilio à segno, che havendo questi riscosso un giorno tredici voti, ne palesò infintamente straordinario senso Antonio nell' istesso tempo, che ammoniva il fratello di provedere in maniera, ch' egli non venisse astretto da Bichi in occorrenza di consimile emergente à qualch' esclusione atta ad incenerare le speranze di Pamphilio.
Professa all' incontro il Cardinale BIchi d' essere stato in questo Conclave qual' altro Argo vigilantissimo; onde di mano in mano rispaesse le negotiationi, che si presentavano su 'l tappeto à prò di Pamphilio posciache li Cardinali Montalto, e Cueva con altri della fattione Spagnuola abborrendo questo soggetto: somministrassero à lui tutti i lumi di quelle pratiche per romperle. E dalle accuse di connivenza, e di lettargo per la fisa sua applicatione in esaltare S. Marcello [Cennini] cerca di sgabellarsi, adducendo per riprova l' offerta da lui fatta à Barberino di formarli l' esclusione. Mà l' Ambasciadore S. Sciamon [Saint-Chamont] ridiceva; perche sapendo egli il positivo delle pratiche per Pamphilio non le havea opportunamente attraversate, come si dava vanto, che fusse in sua balià? Perche non istrignere in tal caso Antonio, e portarlo ad una publica et indispensabile esclusione? Perche in conformità [661] delle commessioni Reali in una sì estrema urgenza non prorompere ad un' aperta dichiaratione se la tacita, et occulta non suffragava? Perche non avvertire i Cardinali Francesi in Conclave, et unirli a' disamorevoli di Pamphilio,come intempestivamente tentò ne gli ultimi periodi del Conclave quando era chiuso ogn' adito alle sue diligenze et alle sperance di puona riuscita? Perche in occorrenza sì precisa non avvisare l' Ambasciadore, è sollecitarlo alle solite proteste da farsi al fenestrino? Moglio però con la sonnolenza, che con la vigilanza giustificare potesse le sue attioni in Conclave, e l' esecutione de' voleri Reali. E quando per la più efficace cagione del suo profondo silentio coll' Ambasciadore in congiuntura di tanta rilevanza per la Corona allega lo scrupolo di coscienza quasi, che questo solo rispetto lo frenasse, et il tenore delle censure Ecclesiastiche gli sofocasse nel petto il segreto; gli viene risposto ciò, che à Monsignor suo fratello à simile tocco ridisse Vincenzo Martinozzi; che il Cardinale Bichi non si fusse punto mostrato scrupoloso nel ricevere dalla munificenza del Re si opulentì rendite per vincolarlo al suo servigio nell' occorrenze del Conclave particolarmente, onde havendo con tale accettatione dato di calcio al primo debito di Cardinale independente: fusse rappellato ad accomplire à quello di Cardinale obligato. Gracchiasse tuttavia à suo piacimento l' Ambasciadore: e s' ingegnasse pure per iscemare il suo gravo, ed inescusabile delitto di trovare compagni; che resterà egli appresso la posterità diffamato altrettanto per Ministro corrotto, quanto il Cardinale Bichi famato in questi maneggi del Conclave per incorrotto et honorato, mentre il possente fascino de' propri interessi non ammaliò punto il cuor suo, anzi si mantenne fino all' ultimo spirito immutabilmente saldo nell' accomplimento de gli ordini Reali per escludere un soggetto, ch' egli interamente difamava.
Al buon' esito della pratica incominciata per Pamphi[662]lio cooperò pure la stessa esclusione orditagli da Antonio; mentre riputandosi le sue speranze interamente morte, rimasero in quei si lunghi, e rinviluppati maneggi affatto intatte da ogni accidente del Conclave, e dalle più violenti macchine de' suoi disamorevoli, i quali non applicarono mai il pensiero ad unirsi con li Francesi per un' aperto contrasto. Nè poteva con piu provido avvisamento soccorrere alle lproprie fortune l' istesso Card. Pamphilio, che col non permettere d' essere intempestivamente cimentato; divolgando egli à tutt' hora che non consentirebbe mai à Barberino il trattare di farlo Papa contra il beneplacito del fratello quasi che stimasse per grandissimo, e scusabile l' ostacolo. Si aiutava pur' egli destramente con i Cardinali giovani, lattando ciascuno d' essi separatamente di speranze, che sarebbono il nipote regnante gia che à D. Camillo bisognava dar moglie; onde a' medesimi non piacendo Sacchetti per la sua fresca età, concorsero volentieri in chi credettero lascierebbe ben tosto vacua la scena. Tali pure erano le doti eminenti di lui, e tante le prove, che havea date di prudenza, di probità, e dottrina ne' gravi carichi con i quali havea servito per tanti anni alla santa Sede, che se non le voci, almeno i cuori della maggior parte predicavano le sue lodi; e la procerità del corpo, e la gravità del suo portamento facevano tralucere in lui alcuna cosa di singulare.
Mà gagliardissima oppositione all' incontro gli facea l' esclusione Regia di Francia, e più la nimistà d' Antonio; per formontare i cui intoppi parevano necessarie macchine valdie tanto più quanto, che Antonio tentato più volte sopra questa materia coprival la propria animosità sotto le Regie commessioni alle quali asseriva non essere mai per contravenire in qualsivoglia caso; con che rendeva viè piu inestricabile quanto più celava la verità de suoi sentimenti. Non è però meraviglia se vi si ricercassero sottili industrie per fare, che fra' dirupi de gli ostinari suoi pensieri precipitasse al consenso dell' esaltatione di Pamphilio. [663]
Essendo dunque disposta l' aura publica alla grandezza di questo soggetto; stimò dicevole il Cardinale Barberino di strignere il negotio prima, che 'l fratello percosso da' colpi della propria finderesi conoscesse i pericoli ne' quali s' andava à gettare; ò che 'l Cardinale BIchi pieno di timori, e di dubbieta della sua incostanza scoprisse, e ne disperdesse insieme le prattiche: portando Antonio medesimo à cooperarvi. Dimenticossi in quel punto Barberino i ricordi, e l' avversione mostrata dal Pontefice suo zio à questo soggetto! tanto grande era in lui il prurito di esaltarlo in dispetto dell' esclusione, e delle oppositioni, che se gli ordivano; onde à Cesi, che palefava renitenza di concorrerui in riguardo all' esclusione fattali dalla Francia diss' egli, che ben si vedeva, che S. Em. non havea letto i Conclavi perche haverebbe appreso, che non v'era gloria maggiore per un Cardinale, che di dare il suo voto, e fare un Papa malgrado de' Principi. Nè picciolo stimolo à tale risolutione era in lui il desiderio di dispettare i Francesi, e Mazzarini senza curare i pericoli, e travagli del fratello. Covavasi ne' Cardinali Bichi e Mazzarini tuttavia il nido delle male volontà contra Pamphilio; in questi e per la vecchia emulatione con Pancirolo, che godeva appresso quel soggetto gli primi gradi di gratia; e per la parte, ch' egli e Martinozzi supponevasi havvuta nella disgratia, et espulsione del Gualtieri. In quegli, e come creatura di Francia, che secondava i sensi del primo Ministro; fratello di Monsignor Bichi, che con Panciroli havea esercitate continue emulationi in concorrenza del favore appresso Barberino; e per altre amarezze ancora, et in particolare per essersi nelle Congregationi di Stato mostrato contrario alle trattationi sue per la pace à mira di captivarsi l' affetto de lgi Spagnuoli.
Guadagnato Antonio dirizzò Barberino l'uso delle sue diligenze per fare acquisto del consenso, et .. quiescenza dell' Ambasciadore di Francia à mira di salvare la riputa[664]tione del fratello con le pratiche per Pamphilio già billicante; e per divertire dalla sua casa quei pericoli, e iatture, che frà gl' irritament: d'una sì gran Corona gli potessero soprastare. Alle prime batterie non si rese l' Ambasciadore: mostrando anzi cuore, e costanza; ; mà questa Rocca, che parea inespugnabile, incontanente, che da lunghi se le mostrarono quelle macchine validissime con cui si dava vanto Philippo di Macedonia di non haver trovata fortezza, che non si fusse himiliata sotto i suoi sforzi: principiò à vacillare, e poscia ad aprire le porte del suo consentimento, e concorso senza ritrarne altro alla perfine, che sterili promesse. Il Cardinale Theodoli, il quale havea cosi mal servito la Francia nell' unione sua con i Romani per l' esclusione di Sacchetti, ancorche vantasse un gran merito con la medesima per essersi fatto capo di quella di S. Clemente non bisognevole delle forze d' Hercole; finì di tradirla con offerirsi al Cardinale Rapaccioli di riaprire col mezzo del Marchese di S. Vito suo fratello clandestine trattateoni appresso l' Ambasciadore di Francia. Prometteva barberino per acquisitare l' acquiescenza della Corona di entrare insieme con tutti quelli della sua casa dichiaratamente nel suo partito per cautela etiandio di quelle sodisfationi, che dal novello Pontificato si lusingava di sicuramente poter cavare con la sua autorità, e maneggi. Rammentava all' Ambasciadore la stretta amicitia da lui contratta in Francia, e poscia continuata in Roma col Cardinale Pamphilio; e quello, che anco esso potesse sperare nel corso del suo Pontificato; usando ogn' altra più efficace diligenza per indurlo à scrivere in Francia sopra la precisa necessità della sua elettione: parendo à Barberino, che restasse assai giustificato il Cardinale Antonio ogni volta, che si potesse mostrare il concorso dell' Ambasciadore.
Per vedere di tirare nel partito il P. Mazzarini, e per somministrare colori a' disegni d' Antonio si prese espediente, che questi scrivesse come si avvenisse in spinose [665] difficultà per ovviare alla pratica di S. Clemente, che tuttavia serviva di trattenimento al Conclave; e che palesasse concitatissimo sdegno in pretendersi da lui, che sistenesse tante esclusioni, cosa interamente irriuscibile; rinvigorendosi hora viè più le sperance per S. Clemente. Dirizzò pure nel medesimo tempo l' Ambasciadore al Cardinale Antonio una lettera del seguente tenore:
Lettera dell' Ambasciadore al Cardinale Antonio (4. Settembre 1644). [p. 666]
Cosi mostrava l' Ambasciadore di non tenere arbitrio per accettare l' esebitioni di Barberino; mà perche gli pa[666]revano assai larghe, et adeguate per la Corona, fusse per spedire velocissimo corriere alla Corte per ritrarne il consenso, ch' egli con le sue rappresentationi cercava di agevolare; e nell' istesso tempo dava modo ad Antonio di colorire la precipitatione delle pratiche per Pamphilio, si perche non potesse soprattenere di vantaggio i Cardinali in Conclave; come anco perche la speditione del corriere era un rallentamento dell' esclusione, et un contrasegno, che 'l Ministro stesso della Corona stimasse rationevoli molto, et approvasse l' esebitioni de' Barberini. Sotto l' istessa data de' quattro fu trasmessa la seguente carra del Cardinale Antonio all' Ambasciadore.
Lettera del Cardinale Antonio all' Ambasciadore (4. Settembre 1644) [p. 666-668].
Lettera del Cardinale Antonio all' Ambasciadore (5. Settembre 1644) [p. 668].
Risposta dell' Ambasciadore al Card. Antonio (5. Settembre 1644) [p. 669-670].
Lettera del Cardinale Antonio all' Ambasciadore (9. Settembre 1644) [p. 670-673].
Lettera dell' Ambasciadore al Cardinale Antonio (10. Settembre 1644). [p. 666]
Il romore, che facea l' Ambasciadore contra S. Clemente mirava a compiacere le bollenti instanze del Padre Mazzarini: e di somministrare pretesti al rallentamento dell' esclusione di Pamphilio; preparando le scuse, i remedij, e le giustificationi ad Antonio in particolare in caso, che la Francia non approvasse il successo maneggiato tuttavia segretamente da' Theodoli coll' Amba[674]sciadore e col Cardinale Antonio. In ordine alle cui pratiche si prese concerto, che Antonio scrivesse all' Ambasciadore quanto difficile riuscisse in Conclave l' esclusione di Pamphilio; onde in lui o in altro piu spiacevole alla Francia sarebbe alla perfine andato in Sacro Collegio. Faceva pure rimostrare al medesimo col mezzo di Vincenzo Martinozzi, che fora impossibile il tenere sospeso il Conclave fino all' arrivo della risposta di Francia; stracchi horamai tutti i Cardinali del piu lungo soggiorno di quella stanza incomoda nella quale s' infermavano; massime non essendo cosi alla mano li soggetti da far passare l' otio al sacro Collegio coll' intrattenimento de gli Scrutinij. Convenisse percio risolversi all' acconsentimento di chi egli riputava degno d' essere accettato, et applaudito dalla Francia; alle cui sodisfationi gia esibitele giuntar potesse le proprie. Rispondeva di concerto l' Ambasciadore, ch' egli con gli altri Cardinali della fattione consultasse la materia per abbracciar poscia il piu utile consiglio; offerendosi pure prontissimo il Marchese di S. Vito a passarsene in Francia con titolo di servitore del Cardinale Antonio, per operare quel piu che fusse riputato di suo servigio.
Per incontrare i sensi di V. E. hò rotta la pratica del Cardinale S. Clemente; mà adesso m' insorge un altra difficultà, et è, che si tratta di fare Papa il Signor Cardinale Pamphilio, et à questo io non posso rimediare, e vado considerando, che saria più servitio della Francia l' acconsentirvi, che 'l dissentirvi acciò potiamo havere un Papa amorevole, et obligato; e non haverlo contrario, e disgustato. Io vedo il negotio tanto irremediabile, che perciò mi muovo à darne parte à V. E. acciò mi dia il suo parere: e questa l' invio per mezzo del Signor Martinozzi, e la prego di subita resposta, perche ci è poco tempo da pensarei. [675]
Hò inteso quanto V. Em. mi accenna circa l' elettione del Signor Cardinale Pamphilio al Papato, e perche io non stò dentro il Conclave però non posso dire altro, solo che pregare V. Em. à participare questo con i Signori Cardinali della fattione, e risolvere insieme quello, che le parerà più utile, et expediente per il servigio del Re.
Hò participato con li Signori Cardinali Lione, e Theodoli il negotio circa il Signor Cardinale Pamphilio, e concorrono con la mia opinione di acconsentire alla sua elettione. Al Signore Cardinale Bichi non ne hò parlato perche lui si mostra troppo appassionato contra il Signor Cardinale Pamphilio. Questa mattina credo si verrà alla prova nello Scrutinio, e V. E. sarà avvisata dell' esito. .... Si offerisse per vantaggio della Francia in evento, che si faccia Papa il Signor Cardinale Pamphilio, che si dichiareranno Francesi il Signor Cardinale Francesco Barberino; et il Signor Prefetto; e l' uno, e l' altro metteranno l' arme del Re sopra la porta, con accudire poi sempre à tutti gl' interessi della Corona di Francia, come veri e reali servitori, e procureranno tirare con se le persone, che apparenteranno con loro: havendo maschi e femine da far parentado; e facilmente li potria succedere il farlo col Papa nuovo.
Si procurerà, che 'l Papa dapoi fatto oltre il Cardinale, che à suo tempo dourà fare per la nomina di Francia, ne farà due altri nella prima promotione; uno sarà il Padre Maestro di sacro Palazzo Mazzarini; l' altro un' Italiano, che segretamente si saprà essere gusto del Re.
Si daranno anco cariche di consideratione a' trè Prelati à gu[676]sto del Signor Cardinale Mazzarini: presupponendosi, che si nomineranno persone habili.
Li Signori Barberini faranno ogni sforzo con il Papa acciò metta nelli Concordati le Provincie di Bertagna, Provenza, e li trè Vescovati.
Velava questa negotiatione à gli occhi del Conclave la non mai interrotta pratica per S. Clemente promossa con le apparenze di tutta le premura, e con tanto maggior calore quanto, che sempre più si scopriva irriuscibile, mentre all' incontro si mantenevano saldissimi i Collegati in dare à Cennino venticinque, e tal volta ventisei voti non senz' apprensione de' Barberiniani, e con particolare disgusto del lor Capo, il quale si trovava coll' animo lacerato da varie perturbationi. Per affrancarlo dalle sospettioni, e paure, ch' egli potesse havere per Cenino, si offersero le loro creature di fare una publica esclusione di venti, e più Cardinali spallierati in Sala Regia: alle cui proposte turo l' orecchie Barberino.
A mira di unire le due fattioni nella nomina del soggetto di comune sodisfatione erano stati pure dalle parti eletti li Cardinali Capponi e Cornaro; onde havendo arberino nominato Poli, mostrò Cornaro gran meraviglia, che si fusse lasciato uscire di bocca simile expressione; alle cui voci replicando Barberino, dunque nominaremo V. Em. e la faremo Papa? rimase Cornaro punto da sì amara ironia, prorompendo in dimostrationi d' acerbità con separarsi senza più favellare di tal materia. Per fare un saggio della costanza d' Antonio nelle pratiche per Pamphilio se li fece dire dal Fanfanelli Segretario del Sacro Collegio, che vi fussero avvisi della speditione à Francia fatta dall' Ambasciadore per attendere le risposte entro il breve corso di venti giorni. Con tal' industria si scopriva l' animo d' Antonio s' egli apprendesse per necessario il ritorno del corriere; ò per accalorarlo in caso contrario con rimostrarli, che capitando nuovo ordine [677] per l'esclusione, venisse egli ridotto frà l' angustie d' inestricabili impegni, et alla necessità di mandare à monte la negotiatione tant' oltre avanzata con l' Ambasciadore, et il guadagno, che per le proprie giustificationi in essa havea fatto; la dove comparendo dalla Corte propitie novelle non fusse male il pervenirle con una pronta elettione. In tutti i casi non potesse egli seguire consiglio più sicuro, che di fare il Papa allora quando egli riteneva la direttione del negotio, e non aspettare, che Barberino la ripigliasse; onde s' infervorò Antonio nella risolutione di far Papa Pomphilio dentro il corto periodo di due giorni: taticandosi nell' istesso tempo Pancriolo per confermarlo in questa buona dispositione col rapporto de' concetti pieni di gratitudine, di stima, ed amore, che si nutrivano nel Cardinale Pamphilio. Alcuni per far dispetto à Spada, che con le sue diligenze si credeva, che quanto più ostentava di sudare intorno alla buona riuscita di quella pratica, tanto più coll' ingarbugliarla mirasse à farla arbortire; proposero l' esclusione di Rocci acciò dissipata in lui questa speranza, caminasse in avvenire di buon piede all' esaltatione di Pamplilio. Mà Barberino riflettendo à quanti intoppi, et incertezze fusse soggetta la trattatione per Pamphilio, mentre erano disperart quelle di Sacchetti, e S. Clemente, e verisimilmente atterrate tutte l' altre delle sue creature; stimò più utile consiglio di non toccare Rocci, nè offendere Spada giache con la rigidezza, e con i soliti suoi dispettucci milti altri soggetti s' erano sbrancati dalla sua fattione per seguire la fortuna di quella de' Collegati.
Al Cardinale Antonio era dispiaciuta la poca stima, e dispositione palefata da gli Spagnuoli quando fece loro segretamente penetrare le inclinationi sue alle grandezze di Pamphilio: adombrandosi de' loro disegni, e che potesse col tentativo non riuscibile provocare à sdegno la Francia. Non mancarono perciò alcuni di rappresentarli, che gli Spagnuoli si fussero sempre dichiarati di non vo[678]lere trattare, et aprirsi de' propri sensi con il Protettore della Francia; per tale, e non per nipote d' Vrbano, e capo della famiglia Barberina considerandosi da loro Antonio, quale caricarono di mille altri begli encomij à segno, ch' egli approvò il ritegno, ed odò le maniere da gli Spagnuoli seco tenute, con nuovo proponimento di strignere gli trattati con loro. Prima dunque, che Bichi subordorasse non che sconcertasse i maneggi introdotti, e prima ancora, che l' Ambasciadore di Francia si ravvedesse de' propri deformi mancamenti, e riparasse con qualche strepitosa protesta a' suoi avari, et interessati consigli: fù sollecitato Antonio à mettere senza ritardo l'ultima mano alla practica di Pamphilio, acclamata da tutti i Cardinali fatij horamai di si noiose lunghezze, e de' disagi, massime trovandosi tutto in pronto pe 'l buono avvenimento, che non ricercava più se non di vederlo incominciato. Non si fece tirare l' orecchie Antonio à secondare i comuni voti subito, che gli furono consegnati i viglietti del Marchese di S. Vito: facendosi à credere con eguale facilità di poter giustificare le sue operationi appresso la Francia: e di potersi mettere à coperto da' suoi fulmini sotto l' ombra del novello Pontificato. Poiche andava egli in se stesso discorrendo, che se l' Ambasciadore voleva prestare il consenso all' elettione di Pamphilio: segno era, che ei lo potesse fare; nel qual caso non havesse esso Antonio tentata cosa, che dalla Francia non dovesse restare approvata.
All' obligatione poi di Protettore di quella Corona; alle promesse più volte reiterate a' Cardinali Francesi dell' esclusione di Pamphilio; à gl' impegni per iscritto, et in parola coll' Ambasciadore, conscio à se medesimo Antonio, che à sua instanza la Francia vi fusse concorsa; pensava, che ogni volta, ch' egli la ritrattasse: cessare insieme dovesse la premura di quella Corona, mentr' ella non abborriva il soggetto, che pe' l di lui riguardo. Tali poscia, e si considerabili apparivano i vantaggi, che da questa elettione havea egli assicurati [679] alla Francia, che la metà d' essi non era mai per ripromettersi dal più obligato, et amorevole soggetto, che per opera sua salisse al grado Pontificio; onde supponeva per infallibile, che se fossero opportunamente trapelati alla notitia della Corte, haverebbe questa cambiate le sue commessioni appetendo cio, che hora abborriva; e che alle parti di Ministro saggio, e zelante appartenesse fu 'l luongo medesimo prevalersi dell' Arbitrio; interpretare l' instruttione Reale; e prevenire coll' esecutione i novelli sensi, che da essa si sarebbono digeriti.
Una sola cosa parea atta tuttavia à far sospendere ad Antonio l' effetto di simile risolutione, cioè, che di recente era arrivato in Roma D. Alessandro Fabri Segretario del Cardinale Mazzarini con ordini precisi di far sapere a' Barberini, che perseverassero nell' esclusione di Pamphilio; e quando corrispondessero al loro dovere gli accertasse dell' intero patrocinio della Corona. A tal' effetto, et in qualsivoglia caso d' esaltatione di soggetto poco amorevole alla loro casa seco havea portato lettere del Re à tutti i Potentati d' Italia, che quasi intimavano loro fin da quel punto la guerra se osassero cospirare ne' sentimenti del novello Pontefice contrarij a' Barberini honorati della protettione Reale; tenendo commessione l' Ambasciadore d' inviare subito alle Corti d' Italia persone proportionate alla grandezza delle medesime.
Scrisse dunque Antonio la mattina de' 14. un viglietto à Facchinetti di non dissimile tenore. Che in riguardo del ben publico consentiva, ch' esso Facchinetti andasse ad Albornoz à proporli qualche soggetto grato alla Spagna, etiandio l' istesso Pamphilio; e preparare il medesimo Albornoz di procurare la protettione del Re cattolico alla casa Barberina per ogni caso, che tale attione la privasse di quella del Christianissimo. Fù Facchinetti à trovare Albornoz con trè quesiti; che volessero exprimere i loro sensi à conto di S. Clemente; che cosa haverebbono [680] fatto per Pamphilio; e se in caso, che non potesse sortire ad Antonio il rendere sodisfatta, et appagata la Francia, havessero modo di promettere à S. Em. à Barberino, et à tutta la sua casa la protettione del Cattolico. Dichairò pure ad Albornoz per parte di Barberino, che ogni gusto, e disgusto, che havesse nella pratica di Pamphilio dato à suo fratello sarebbe stato anco di S. Em. la quale non havendo nella fattione Spagnuola la corrispondenza astetata, haverebbe sopra d' essa rovesciato l' odio della lunghezza. Se gli raccordò pure di non partecipare cosi persto il negotio a chi l' altra volta rese avvertito Bichi.
Alla scrittura rispose Albornoz, che per conto di S. Clemente non havea, ch' esprimere da vantaggio dell' altra volta. Quanto à Pamphilio parlerebbe con i suoi; sperando per le venti hore di rendere migliori risposte. E circa la protettione di Casa d' Austria per gli Barberini haver facultà di far molto; e se bene per la persona d' Antonio non vi fusse instruttione alcuna perche era supposto Francese; vi sarebbe pur modo di ricevere anco lui sotto la stessa protettione. Nel rimanente si sarebbe ingegnato di corrispondere à Barberino con dare nel trattato ogni gusto ad Antonio; e si sarebbe ricordato di ben maneggiarsi con chi altre volte gli havea mal corrisposto. Sù le venti hore tornato Facchinetti per la risposta, ne ritrasse l' ottima dispositione scoperta per Pamphilio, e che la fattione di Spagna sperava di dare nello scrutinio quindici voti. A tale rapporto Antonio senza più oltre pensare, con deliberatione inspirata senza dubbio dal Cielo, dichiarò essere determinatissimo, quanto era in lui, d' eleggere in Pontefice il Cardinale Pamphilio; e posto mano ad una lista delle sue creature, come fece anco Barberino delle proprie, le diedero à Facchinetti e Rapacciolo acciò volassero ad avvisarne i Cardinali contenuti in esse.
Stabilitosi, che la mattina seguente andassero gli Spagnuoli nello scrutinio, e la fattione de' Barberini nell' accesso; si concertò parimente di non parlarsi del negitio [681] fino tanto, che non fussero chiuse le Ruote acciò non si divolgasse fuora, e l' Ambasciadore di Francia non corresse à mettere in iscompiglio il tutto, al cui oggetto si dovea dicendere dopo la chiusa delle Ruote con ispedita mano all elettione. Seguirono quella sera per opera di Pacirolo trà li Cardinali Pamphilio, Barberino et Antonio i più affettuosi complimenti, e le dimostrationi di maggiore tenerezza et amore. Poco appresso si condussero i Barberini alla cella de Medici per dimostrare la prontezza loro in darli gusto, e concorrere di comune contento nell' elettione di Pamphilio; onde unitamente si mossero verso la cella d' Albornoz per trasferirsi successivamente à quella di Pamphilio, e seco rallegrarsi dell' imminente sua esaltatione. Occorse cosa, che allora manifestò pienamente l' elettione de' Papi uscire da un soffio dello Spirito santo, perche sendo andati i due Cardinali Rapacciolo e Facchinetti con le prememorate liste ad avvertire le creature della risolutione presa, e della quale pare, che per via humana non potessero cosi presto haver contezza; essi non le trovarono nelle Celle poiche tutte senz' altra avvertenza erano venute da se à far corona à quella di Pamphilio. E cosi successivamente s' introdussero dentro per passar seco ufici di reverentissima e tenerissima congratulatione, quasi gia adorandolo: riuscendo in un certo modo questa assuntione fatta per adoratione se non quanto, che per formula della Bolla non si poteva battezzare con tal nome. Il Cardinale Pamphilio affettuosamente ringratiò tutti, e mandò ad alcuni pochi Cardinali, che ò per età ò per poca salute si ritrovavano in letto à dar conto di quanto passava, quali incontinente vestironsi, e furono anch' essi con giubilo straordinario alla sua cella à fare l' istesso usicio di congratulatione. Molti Conclavisti, che per la folla non se gli poteano approssimare; con i cenni della mano supplivano all' uficio della lingua in espressione del proprio contento. Fù stimato tiro di sommo accorgimento il publico concorso [682] de' Cardinali la sera alla cella di Pamphilio per impegnarli, e torre l' animo à chi volesse la mattina seguente contradirla. Per rompere questa pratica con la soverchia precipitatione disse Spada à Barberino, che questo primo concorso de' Cardinali potesse consigliare S. Em. à levare tutto il Collegio da disagi. Mà Barberino gli rispose, ch' egli non dovea ricordarsi delle Bolle, e però non volea calcare quella strada.
Prima della suddetta affluenza de' Cardinali alla cella di Pamphilio era trapelata à notitia di Lione la pratica già strettamente incominciata; onde datosi à cercare pe 'l Conclave il Cardinale Antonio senza poterlo trovare, fece pe 'l suo Conclavista significarli la voce, che d' ogn' intorno risonava. Rispose Antonio in atto di stupirsi di tali divolgationi; e che stesse pure col cuore in riposo. Non molto dopo Bichi avvertito del medesimo da Montalto alieno dall' esaltatione di Pamphilio; fù a trovare Lione per dirli, ch' erano traditi dal Cardinale Antonio; e subito lo spinse in busca d' esso per seriamente ammonirlo di mantenersi costante. Di ricapo venne assicurato della sua costanza; e soggiungendo Lione di sapere, che Facchinetti s' era abboccato à tal' effetto con Medici; replicò l' altro, hor vegga V. Em. che s'inganna perche Facchinetti è andato per altri interessi, et io lo sò di certo; onde ne vada pure à dormire, e sopra di me si quieti. Appena Lione era ritornato alla sua cella, che sopragiunto Antonio con recise parole gli disse, che pe' l rispetto, ch' egli dovea à S. Em. veniva à darle parte, che Pamphilio era Papa senza potervisi rimediare. Turbossi tutto al tenore di sì ingrato annuntio Lione, e tutto affannato si riccondusse à Bichi, che con passo veloce mà tardo si andò dimenando attorno il Conclave con dire à molti Cardinali, che ogni poco di tempo, ch' egli havesse, darebbe con quindici voti segretamente mostratisi di voler' essere seco l' esclusione à Pamphilio; la cui instanza tanto più provocava le risa, e la meraviglia quanto, che nell' istesso [683] tempo cinquanta Cardinali in circa attorniavano la sua cella. Acciufatta questa congiuntura da Spada per frastornare ò prolungare il cimento stabilito per la seguente mattina à mira di far sorgere frà l' altrui rovine la grandezza di rocci; abbariva tutto timido, e geloso della buona riuscita, e che Bichi guadagnar potesse il punto dell' esclusione: nominando in fino i soggetti, che vi concorrevano: onde se ne sarebbe facilmente prolungato lo sperimento per la paura entrata in tutti se Antonio non havesse parlato con i nominati, e rinvenuti i medesimi di sensi molto differenti, anzi ne meno da chi che sia brigati. Offervati altresì dal Cardinale Roma in un congresso spartamente da gli altri Bichi e Lione, disse che bisognasse guardare, che i Cardinali Francesi si ritravano. Ma li vene risposto, che nullamente importasse la loro ritirata perche i Cardinali haveano con loro il Protettore di quella Corona.
Vaga, e degna scena benche troppo intempestiva atteggiò allora Bichi con Antonio, poiche havendolo pur alla fine dopo molte diligenze incontrato verso le due hore in sala Regia, con termini molto civili il persuadeva à voler farsi ricreduto del suo errore, e l' altro sempre frettolosamente caminando per uscirli di vista andava rispondendo, che 'l negotio era troppo avanti, e che non poteva far' altro, che' esortare l' istesso Bichi à concorrere seco ala mattina seguente in Pamphilio. Venne dal Cardinale Antonio mandato Feragallo à Bichi per dirli da sua parte, che s' egli volesse piegare in Pamphilio, sarebbe egli stesso andato à pregarvelo alla sua camera; con ritrarne in risposta, che se Antonio havea qualche nuovo ordine dal Re, e si degnava communicarglielo, si arrenderebbe subito; altrimenti si persuadeva, ch' egli fusse per trovar buona l' ubbidienza sua a' Regij comandamenti; confidando pure, ch' ei si appiglieria à migliore deliberatione con dare in congiuntura di sì gran momento alla Francia quelle dimostrationi, ch' ella s' era sempre [684] promessa della sua divotione. In ogni più risentita maniera parlò poscia à Feragalli acciò rapportasse il tutto al suo Padrone, quale disse che sapeva ciò, che faceva e seguendo la volontà, et ordine del Re. Replicò Bichi, che se ciò era vero bastava solamente il mostrarlo. Continovava Bichi le sue diligenze benche troppo tardi per brigare i Cardinali à non concorrere in Pamphilio quando ritornato Feragallo gli disse à nome d' Antonio, che si credesse à lui perche quanto operava era volontà, e servigio del Re; e che l' insistere sopra l' ostensione de gli ordini, fusse una specie di diffidenza e di strapazzo. Mostrò Bichi d' havere una intera confidenza in Antonio, mà che chi tenea un' ordine espresso non potesse dipartirsene senza vederne un contrario; la cui incommunicabilità à lui, et à Lione indicasse termine poco amorevole mentre si esibivano prontissimi d' ubbidire non solo à quelli del Re, mà dell' istesso Ambasciadore. Trovandosi Feragallo arrivato disse, che Antonio non li mostrava per non pregiudicare à qualchuno; e Bichi replicò, che senza vederli non si sarebbe rimosso dall' offervanza de' primi.
In tanto, che Antonio teneva à bada Bichi con le cicalate di Feragallo, fù rimostrato al medesimo Antonio l' indecenza di disgustare il Re in simile congiuntura; mà egli cieco ne' suoi danni andava spargendo pe'l Conclave, che quanto Bichi rappresentava loro della mente di S. M. fusse in vigore d' ordini vecchi; la dove egli ne ritenesse de' recenti in contrario; e ch' esso era il Protettore di Francia, e conseguentemente meglio d' ogn' altro instrutto dell' intentioni Reali volte à favore di Pamphilio in ordine al miglior servigio della Corona. Procurò Bichi di screditare simiglianti voci, che haveano già introdotta la confusione in quelli, ch' escludevano Pamphilio ò per scrupolo di non fare un Papa diffidente al Re; ò per affetto alla Francia, ò per gratitudine del beneficio recentericevutone della Pace. Per raccorciare i periodi all' elettione del Papa fece Antonio come Camerlengo so[685]nare il segno dello scrutinio trà le dieci et undici hore benche fino à quel giorno si fusse sonato alle 14. Albornoz havea già parlato a' Cardinali della sua fattione: rappresentando loro quanto buon servigio rendessero alla Casa d' Austria nell' esaltare Pamphilio. Fece poi dire à Barberino, che quando non havesse voti à sufficienza farebbe rientrare in Conclave Mattei et Orsini usciti à causa d' indispositione; mà non sembrava necessaria questa precautione mentre Bichi non poteva allora distruggere ò impedire una pratica tanto ben munita, e consolidata.
Entrati dunque il giorno quindicesimo di Settembre nello scrutinio, et havendo dato Albornoz quindici voti nello scrutinio; e Barberino 33. nell' accesso: rimase con 48. suffragi di 54. ch' erano, intorno le tredici hore, e con l'aiuto invisibile dell' Onnipotente mano eletto in Pontefice il Cardinale Pamphilio. Di una così fatta elettione le gratie se ne doveano senza dubbio privativamente à qualsivoglia operante, all' infinita bontà dell' Altissimo. Al numero intero di cinquant quattro Cardinali assistenti à tal funtione, sei solamente, che furono quello dell' eletto, e li cinque de' Cardinali Francesi si mostrarono repugnanti in ubbidienza delle commessioni Regie; mà molto più per far maggiormente risaltare il mancamento del Cardinale Protettore della Corona: onde non vollero mai rendersi, se bene perfettionata l' elettione, si mostrassero prontissimi à riconoscerlo et adorarlo per loro sommo Pastore. Et il Cardinale Bichi, che in questo ultimo lperiodo s' era mostrato sì inflessibile disse, ch' era l' ultimo in venire all' adoratione di S. Santità perche così dovea fare per servire il suo Re; mà d' allora avanti sarebbe il primo ad ubbidirla, e servirla; onde il Papa l' accolse con espressioni di tanta tenerezza, che gli grondavano da gli occhi le lagrime.
Mentre si riconoscevano i voti, accomplendosi all' altre cerimonie assai lunghe nel vestirsi il Papa de gli ha[686]biti Pontificali, uscita fuori del Conclave questa amabilissima nuova, che riempè tutti i cuori d' un giubilo inestimabile; repente si trasse il popolo à S. Pietro, tentando da tutte le parti la rottura della clausura per entrare per le breccie con empito irreparabile ad adorare sottetto da lui tanto acclamato. Rimbombava ogni contrada di fremito per l' inaspettata, e però soprabbondante allegrezza; scorrendo festevolmente la gente per la Città con alzar le voci di vigoroso giubilo. Ultimate le cerimonie fù ricondotto il Papa alla cella d' Antonio giache quella della Santità Sua era stata la mattina manomessa, e spogliata acciò vi prendesse qualche respiro da sì lunghe fatiche. Si pose egli nome Innocentio, per additar forse col nome ancora l' innocenza sua, e l' ignoranza de' maneggi da terze persone tenuti nel Conclave per intenerire la durezza d' Antonio; e di fuori per acquistare l' acquiescenza dell' Ambasciadore Christianissimo....
The Conservatori, from October 1, 1643 were: Marcus Casalius, Iulius Caesar Pondinus, Seraphinus Cincius and Curtius Buccapadulius.
They were followed on July 1, 1644, by Octavianus Acciaiolus, Iulius Romaulus, Horatius Narus, and Io. Francesco Marcellinus.
V. Forcella, Inscrizioni delle chiese ed altri edifici di Roma I (Roma 1869), p. 1.
Vincenzo Martinozzi, whose family came from Fano, had been majordomo to Cardinal Bentivoglio, then Francesco Barberini. He was a close friend of Cardinal Mazarin. His son was married to Cardinal Mazarin's sister, and was Cardinal Antonio Barberini's majordomo.
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