SEDE VACANTE 1740

February 6, 1740—August 17 , 1740







Conclave Account

"Conclave in cui fu eletto Papa il signore Cardinale Prospero Lambertini da Bologna, detto poi Benedetto XIV," in Francesco Saverio Kraus (editor), Lettere di Benedetto XIV al canonico Pier Francesco Peggi Bolognese (Friburgo i B. 1888),151-173:

Conclave in cui fu eletto Papa il signore Cardinale Prospero Lambertini da Bologna, detto poi Benedetto XIV.

Dopo una diarea di 3,0 e piu giorni sofferta senza indebolimento di spiriti, stante la complessione vigorosa cadde la mattina di lunedi 28. settembre 1739 il sommo pontefice Clemente XII in un deliquio; dal quale riscossosi ne sopragiunse un altro mortale, sicchè vennero anche alla raccomandazione dell' anima; ma riavutosi alla fine con l'aiuto di vigoroso vino mischiatavi poca polvere dal medico Leprotti, che ha saputo maravigliosamente conservare la salute del Papa per un decennio, convenne disdire l'udienza accordata al Principe Reale di Polonia; e principiò il Cardinale Corsini nipote del Papa, il quale da alcuni anni ha dispoticamente regolato la volontà del zio, a pensare di provvedere a suoi interessi. Onde chiamato monsignor Bondelmonte da Albano, ove si tratteneva per timore dell' aria, il giorno seguente 29 gli fece il possesso del governo di Roma, ed intimato il concistoro per li 30 furono creati due Cardinali, l'Auditore della camera, Monsignor Colonna de Principi di Sonnino, e monsignor Sagripante, Tesoriere, e con ciò fu empito il sagro Collegio. La mattina poi delli 3. Ottobre, intimate tutte le cerature, fu alla Santità sua dato il viatico, ed esposto il Santissimo nelle patriarcali ed in diverse altre chiese di Roma.

Rimessosi poi in salute senza però levarsi di letto, alla fine la notte delli 28. gennaro 1740 sofferse grande incommodo, sicchè la mattina fu creduto moribondo per li continui moti convulsivi che pativa: però desiderava il Cardinale Corsini fargli empire i due Cappelli, che erano fra questo tempo vacati. Si oppose fortemente il sagro Collegio, e particolarmente il Cardinale Passionei, perciò gli convenue desistere da tale pensiere, Contuttoche il Papa sopravivesse altri 10 giorni in una quasi continua agonia: ma con presenza di spirito, somma rassegnazione e tranquillità maravigliosa stava aspettando la morte, e la mattina di Sabbato 6. febbraro 1740, poco prima delle ore 16, spirò, munito replicatamente di tutti li sagramenti, in età di anni 87, mesi 10 meno un giorno, e di Pontificato anni 9 mesi 6 e giorni 25. In tal congiuntura fu assistito con indefessa carità dal Padre Barberini, Generale de' Capuccini e predicatore Apostolico.

Furono sino dalla Domenica 31. gennaio trasportati li carcerati in Castel S. Angelo, i quali la notte seguente tentarono la fuga con aver trovata una scala sopra il tetto, ma accortesene le guardie, gli fu impedita l'uscita, e due de medesimi restarono malamente feriti, che furono riportati alle Carceri; di dove dubitando il Popolo, che non fossero stati levati, conforme era seguito nell' apertura che fanno i Conservatori dopo morto il Papa, come successe la domenica 7. febbraro, che si fece tumulto nelle carceri, e sfasciarono quanto trovarono di tavole, porte, banchi, e vetriate, ne vi volle tanto poco per quietarli.

Due cose davano pensiere ai Cardinali nel presente Conclave, l'una era la Bolla, in (cui) si levano al camerlengo, e chierici di camera i grossi emolumenti, che erano soliti di avere in tempo di sede vacante; ma nella prima congregazione il Cardinale Camerlengo accettò l'accennata costituzione a se pregiudiziale, con riservarsi la facoltà di dedurre le sue ragioni al futuro pontefice. La seconda consisteva nella persona del Cardinale Coscia ritenuto in Castello condannato, e privato della voce attiva; ciò nulladimeno non rimediava il disordine, poichè vi era una lettera del medesimo a tutto il Sagro Collegio, in cui lamentandosi dell' ingiustizia della sua sentenza, diceva non potersi ne doversi prevalere di questa grazia, mentre secondo le Costituzioni apostoliche ogni Cardinale, sebbene reo di Lesa Maestà ed anche inquisito di eresia, doveva essere chiamato al Conclave e reintegrato di voce attiva, e passiva, adducendo gl'esempi praticati colli Cardinali Morone, Bolsino, e Suderino. Ciò non ostante alle persuasioni degli amici si rimise, ed alli 18. febbraro in cui entrarono processionalmente i Cardinali in Conclave, dopo la messa dello Spirito Santo cantata dal Cardinale Decano, ed udita l'orazione recitatata da Monsignor Assamanni del monte Libano, Canonico di S. Pietro, si fece portare anchi egli in sedia verso le ore due della notte con andare addirittura dal Cardinale Decano, ove si trattame lungamente, e cosi l'una, e l'altra difficoltà restò per arnbidue le parti sopita.

Non si venne alla destinazione del Governatore del Conclave, atteso che dalla Bolla restava eletto per sempre il Maggiordomo; onde egli assunse l'impiego, e mentre si stava costruendo, il Cardinale Alessandro Albani deputato a questo effetto, come intendente d'architettura, e di buonissimo gusto , voleva fare in maniera, che le celle più cattive toccassero a quei Cardinali che non vengono, atteso che anche per loro si formano, ma non gli riusci; perchè li vecchi non vollero, che si alterasse il solito, sebbene ottenne, che sotto il campanile di S. Pietro si formassero due celle, ove non soleano stare e procurò che restasse da parte Pappartamento di Borgia tanto cattivo, il quale rimase per il confessore, li Medici, ed altri Ministri.

Nei primi non vi è cosa di rimarco, ed i voti si andavano spargendo, si seppe però che per parte del re d'Inghilterra si erano procurati li voti per il Cardinale Riviera, ma penetrato dai contrarii l'ingergo, il Cardinale Porzia lo scoperse, prevalendosi del mezzo termine, che il re si era servito a tal e¤`etto del milord .... [Walton?] eretico, onde con felicità scoppio la mina.

L'opinione commune nel presente Conclave era, che non si dovesse uscire dalle creature del defunto Pontefice, tanto più che il Cardinale Corsini andava unito col Cardinale di Tencin Ministro di Francia, mentre le poche creature di Albani caderono tutte sotto qualche esclusiva, e perciò in vista erano d'Esci, Massei e Coiro. Se poi si fosse uscito da queste; e si fosse dovuto pen- sare alle Benedettine; correra una gran lancia il Cardinale Lercari, amico di Riviera e dei Francesi altre esser ben veduto dal Cardinale de Henrj monsignor Lercari suo parente: nulla di meno il collegio de' Vecchi non si dava per vinto, sperando nella venuta delli Oltramontani e nella poca esperienza de' Cardinali nuovi e giovani, che fossero per prendere da loro le direzioni e le regole: al che si aggiungeva la prudente condotta del Cardinale Camerlengo, che si mostrava disinvolto ed indifferente con tutti, senza dare a conoscere ad alcuno le sue mire ed idee.

La figura di  patres patriae  la facevano il Cardinale Ruffo e Aldovrandi, il primo per la sua gran pratica, credito ed applauso, che aveva in Roma, considerandolo come futuro Sovrano; il secondo per il favore che si prometteva dalla corte di Spagna, che abbracciava molti sudditi sotto la condotta del Cardinale Acquaviva che si teneva obbligati molti Cardinali di tutti i Ponteficati. Anche il Cardinale Corradini, protetto dalla corte di Francia, aveva il suo partito, sperandosi che i Spagnuoli potessero concorrervi; ma il munero degl' Imperiali è bastato, ed è stato sufficiente per tenere addietro. Fra i Benedettini poi oltre Lercari, stavano in buona positura Gotti, Cibo, Quirini ed Accoramboni, ma il primo correva una gran lancia, ben veduto da tutto il collegio per la sua santa vita, eccellente virtù e somma moderazione, suddito dello Stato ed indifferente alle corone. Avanti però di entrare in Conclave si scoperse dai Vecchi un forte trattato per il Cardinale d'Elci, ma portatosi un esemplare della lettera pastorale fatta pubblicare al clero di Francia, fu stimato per causa di quella troppo attaccato ai dogmi della chiesa Gallicana, e perciò quest' uomo più del dovere propenso a quella dottrina, sicchè fu affogato nel suo principio.

Il Cardinale Acquaviva si era fatto uscire di bocca, che non bisognava aver fretta, dovendosi aspettare i Cardinali infermi, e particolarmente del Giudice, che aveva il segreto dell' Imperatore, dichiarandosi il Cardinale d'Alsazia non esserne provveduto, come pure li Cardinali Oltramontani; non così il Cardinale di Francia, il quale unito con Cosini si lusingava di fare il Papa senza l'aiuto de suoi Nazionali, e perciò procurava che si proponessero le creature Corsini, almeno per conoscere l'inclinazioni del Collegio; e però furono posti sul tavoliere Massei, Gentili, Firrau, Spinola, Riviera, Cenci, Aldovrandi e Coiro, e del Cardinale Sagripanti si andò parlamentando ai Cardinali, e si seppe che per Massei, d'Elci, Riviera, Coiro e Firrao si trovavano 15 o 16 voti, per Spinola e Gentile, come freschi d' età, poichissimi: solo per Cenci vi era maggiore speranza, e se si fosse tornato in Conclave con qualche destrezza, poteva risplendere il suo nome e far terminare le tante difficoltà che s'incontravano. era uomo di età più matura, con un male di petto abituale, che riprometteve breve durata, e vi si trovava impegnato all' ultimo segno il Cardinale Corsini: contuttociò i voti non bastavano.

Si cominciarono dunque le mostre dei voti, e si viddero nelli scrutinj 17 a disposizione di Corsini, il che non dispiacque al Cardinale Acquaviva per servirsene a suo tempo a favore di Aldovrandi. Il Collegio Vecchio si diede immediatamente a cercare una unione per opporsi alla nostra di Corsini, e si unirono 15 voti sotto il nome di zelanti, senza capo positivo, e con ciò restava diviso il Conclave, non in fazioni, ma in due unioni, composta l'una di Corsini e Francesi, tra' quali il Cardinale Acquaviva vi aveva li suoi dependenti, senza curarsene di dividerli, ma servirsene a tempo proprio; curarsene di dividerli, ma servirsene a tempo proprio; e l'altra di zelanti cosi uniti, che bastavano a tirare tanto in lungo il Conclave, che ha passato tutti gli altri di più centinara d'anni.

Accortosi dunque Corsini e Tencin di questa unione di 15 voti fatta alla sordina, ma regolata dalla capacità ed esperienza del Camerlengo, pensarono di farli venire a lingua, e perciò gli fecero proporre Riviera, sebbene del collegio nuovo, accetto però al Camerlengo, come suo parente; ma, ariserva dei Francesi, tutti gl' altri Ministri si opposero, sicchè non poterono prendere alcun lume. Si passò a Spinola, il quale era stato in Minoribus uditore di scamparsene senza mostrare il suo genio; poichè speranzato il Cardinale di Tencin, senza mostrare il suo genio d'azzardarlo, perchè l'unione di Corsini contava tutte le sue creature, e si seppe per questo soggetto non vi essere Pinclinazione di molti nel Collegio Vecchio. L'ambasciatore di Francia mandogli viglietto in forma di protesta, che avvertisse di non impegnarsi nell' elezione, senz' aspettare l'istruzioni della corte, tanto più che il Cardinale di Roano, ed il Cardinale Buglione erano in viaggio; altrimenti averebbe incontrato dei dissapori; al che si aggiunse la risposta del Cardinale del Giudice, non avere esso ancora le istruzioni della corte di Vienna, e però la cosa si quietò.

Fu però ciò facile per Spinola, come lo predissero li suoi amici, perchè sebbene non avesse eccezione considerabile, il Cardinale Acquaviva prese motivo di scrivere in Spagna, e ne riportò risposte contrarie, come si vedrà. in appresso.

Li Vecchi, per non privarsi delle loro speranze, cominciarono a dire essere egli troppo fresco d'etagrave; e di Cardinalato in confronto di tanti altri alfaticati nel Mistero della Santa Sede, e che avevano patito gl’incomodi di più Conclavi.

Altri poi fecero comparire un consulto teologo, che sino dal Conclave di Clemente X avevano procurato i Cardinali Genovesi per impedire Fesaltazione del Cardinale Prona, Piemontese, ed ora lo ritorcevono contro li Cardinali Genovesi.

Entrò in sospetto Tancin, che queste contrarietà fossero suscitate dall' esperimentata condotta di Ottoboni, il quale sperasse di uscirne Papa; e perciò in occasione che Ottoboni si portò in sua cella, altercarono fortemente, a segno che essendosene uscito assai sbattuto, gli venne un gran freddo, e per riscaldarlo, avendogli i suoi famigliari fatto dare un bicchiere di vino gagliardo, se gli accese l'inflammazione, per la quale uscito di Conclave, in pochi giorni se ne mori nella sua abitazione della Cancellaria, con molto rammarico del Collegio Vecchio. Ciò però era un sospetto vano di Tencin e Corsini, mentre la vera causa del precipizio di Spinola fu il pretendere di pigliare alla stretta i Cardinali, i quali non vogliono ricever legge; e perciò con i mezzi termini accennati scansarono il colpo, con farne anche un diversivo nella persona di Pico, che quantunque contrariato in altri tempi dall' Imperatore, si sperava, che conla mediazionedel prete Guerrieri, Gesuita, potesse essere sopita, attesa l’affezione di Sua Eminenza a quella Religione; ma accortosi che il Cardinale del Giudice non ci dava alcuna mano, conobbero non potersi andare avanti.

Con il ritorno del corriere di Vienna si seppe, che Kollonitz e Zinzendorff erano in viaggio, e veniva destinato Ambasciatore al Conclave il principe di S. Croce, onde si fermarono i trattati per aspettare il loro arrivo. Ma mentre stavano li Cardinali allo scrutinio, fu sorpreso di accidente il Cardinale Giovan Battista Altieri con spavento di tutti, e, portato in cella, dopo pochi giorni mori li I2. Marzo. Nulladimeno nella cella di Passionei si facevano delle consulte tra il Camerlengo ed Acquaviva per far argine alle sorprese di Corsini e dei Francesi; anzi fecero dichiarare Acquaviva, che concorrerebbe in Ruffo, trattandosi del Collegio Vecchio, ed in Aldovrandi del nuovo, nel rimanente si sarebbe regolato secondo i soggetti.

Volle Corsini vedere quale delle sue creature sarebbe passata all' altro partito, perciò ricercato Rezzonico del voto, senti rispondersi, che nell' elezione del Papa non poteva fare se non ciò, che le dettava la sua coscienza; ed anche senza pregiudizio degl' altri credeva i più degni Ruffo e Gotti: lo che gli fece conoscere, che non aveva quel dominio del conclave, che egli s' imaginava, per l'unione che teneva ferma con Tencin, la quale molto dispiaceva al Collegio; poichè di ognuno che si proponeva, si tornava subito a Spinola, onde i zelanti gli fecero intendere, che potevano fare il Papa senza di lui, la quale sebbene gli parve una millantatura, non disse però così, quando all' improviso senti in uno scrutinio cresciuti i voti di 15, che prima erano, a 23; e molto meno quando gli arrivò all' orrecchio, che questa diligenza era diretta per il Cardinale Gotti, creatura di Benedetto.

Li 14. e 19. di marzo giunsero Roan, e Collonitz, il primo de' quali entrato in Conclave tenne lunghe conferenze con Giudice, e poi Acquaviva, onde si prognosi ticava vicina l'elezione; ma fu risoluto di aspettare Buglione e Zinzendoff, ed intimato fu intanto un congresso in cella del Giudice con Corsini ed il Camerlengo, il quale vi sostitui il Cardinale d' Alsazia, creatura del zio, e fu discorso di rimettere in tavolato le creature di Corsini: ma egli non voleva proporre, ed alla fine fu concluso di provare per Massei; allo scrutinio però crebbero i voti dei zelanti da 22 in 28, il che mostrava, che nè il Cardinale Corsini, nè i Francesi erano padroni del Conclave: del che piccato Corsini, procurò anch` egli nelle sue creature di fare qualche mostra, ma non gli riusci di avere altri voti che 19, i quali andavano in Gentili, sicche Roan conobbe il forte impegno di due partiti.

Ritomato cosi il Conclave nel suo primo principio, il Cardinale Riviera procurò di trovar voti per Spinola; perciò abboccatosi con Porzia conclusero, che il Cardinale Corsini nominasse qualcheduno dei Benedettini, acciocchè in contracambio questi venissero poi in una delle sue creature, e perciò fu eletto Porzia, Restò dunque ciò eseguito, e mentre Corsini coll' aiuto di Spinelli cercavano i voti per Porzia, questi s' ingegnò con li Cardinali Vecchi guadagnare anche de' voti, sicchè li 5. aprile si andò a pericolo, che ne uscisse dallo scrutinio Papa all' improviso, ma penetrato ll' intrigo, o perchè il Cardinale Spinelli si spiegasse troppo, o che un conclavista se ne accorgesse, fu subito avvisato Passionei: il quale sebbene gli avesse promesso il voto ricercatone da Coscia, si suscitò un' allarme strepitoso per tutto il Conclave`; e tutta quella notte colle due consecutive, si girò da molti, e particolarmente da Acquaviva, che non volle neanche fidarsi di Belluga, che lo assicurava dell'esclusiva. Corsini anche, e Tencin non ebbero poco che fare in rimettere in fede le creature disgustate per restar tradite dal loro capo; onde convenne capitolare del ñne, per cui si faceva la mostra ad effetto di poter guadagnare i voti per Spinola: Riviera parimenti si ritirò dall' impegno, anzi ne riconvenne con asprezza Porzia, il quale d’allora in poi fu da tutti risguardato con occhio cattivo: ma il Cardinale Tencin si volle prevalere di questo moto per tentare di nuovo per Spinola i voti, però li trovò calati, mentre le creature più non si fidavano, ed Acquaviva impazientito si dichiarò, che teneva ordine dalla Corte di non concorrere con Repubblicisti nè Frati a riserva di Gotti.

Illuminato una volta Corsini, che non vi era taglio per Spinola, tentò per Gentile ed Aldovrandi, ma trovò le creature divise, come pure restò offeso Acquaviva, perchè dovendo egli cercare l’esaltazione di Aldovrandi, non si fosse discorso da lui per aiuto e consiglio. Giunse intanto in Roma il Cardinale Valenti amico intrinseco di Corsini, il quale ebbe un colloquio segreto di molte ore a porte chiuse con Don Filippo Corsini, e come che veniva di Spagna, si sperava portasse anche istruzioni per Acquaviva; onde si lusingavano potesse stringersi qualche trattato per venire a fme di questo gran negozio, I Vecchi però si millantavano di essere in istato di potersi opporre ad ogni violenza di Corsini.

Passati i giorni feriali della settimana santa, in cui si sospendono li scrutinj, e ringraziato dal Cardinale Spinola il sacro_ Collegio dei favori compartitili, si ottenne, che si facesse un abboccamento di Corsini con il Camerlengo in cella del Cardinale Corradini, nel quale vi fu altercazione chi doveva proporre, perchè il Camerlengo diceva non esser capo di fazione, e che le sue poche creature erano tutte papabili. Finalmente Corsini rispose, che per Pico erano le Corone contrarie; onde rimaneva solo Ruffo e Corradini. All` incontro egli offeriva le sue in una nota, dove erano d’ogni età: se volevano un vecchio, Massei e Coiro, se altri di mezza età, d'Elci, Firrau, Cenci ed Aldovrandi, se poi giovani, Gentili e Spinola, e così finì il congresso.

Ruffo si lamentò di essere stato da Corsini nominato, perchè sapeva non fare da dovero, e perciò ne parlò ad Acquaviva, il quale restò con Corsini di non mettere in discorso questo Signore; il che produsse un (sì) buono effetto, che si riconciliarono Corsini ed Acquaviva, mentre questi gli disse, che a riserva di Spinola. e di un altro, che non poteva nominare, l'averebbe per tutti gli altri potuto contare per una delle sue fedeli creature; si dolsero anche i Benedettini per non essere stati chiamati al congresso.

Tencin rimproverò Acquaviva per avere contrariato Spinola, quando sapeva, che le sue istruzioni non portavano tal cosa, deducendolo dalle risposte date dalla Spagna alla sua Corte; ma Acquaviva si difese molto bene, dicendo, che sapeva ciò, che faceva, e che a lui spettava di eseguire gl’ordini del suo Sovrano; contuttociò volle riprovare per Spinola, ma i voti contrarj arrivarono sino a 30, e così perderono ogni speranza.

Successe martedì 26. aprile, che si trovarono attaccati per il Conclave diversi cartelli in lettere stampate che dicevano: ,sino a tanto, che non si daranno delle bastonate a quel frate di Porzia, non usciremo noi da questa via'. Porzia diede in furia e voleva, che si cercassero alcuni conclavisti, fra quali vi incluse quello, che diede del fatto sopra detto notizia a Passionei, onde il Camerlengo, chiamati tutti i conclavisti della famiglia bassa, fece un acre monizione, minacciando severi castighi al colpevole. Ma non quietandosi di ciò Porzia, disse al Camerlengo, che sarebbe necessario di spedire uno a casa del Diavolo per chiamare il Giudice Fiorelli, e commettergli la processura di tal causa intitolata de nonnullis, giacchè ne aveva giudicate altre consimili contro il Cardinale Coscia, e suoi aderenti nel passato Pontificato; però se ne prese tal pena, che accesasegli la febbre, oltre il solito suo male di orina, ed uscito di Conclave, in poco tempo morì.

Intando lavorandosi alla stracca dal Cardinale Corsini, come che si fidava dell' appoggio de' Francesi, il Cardinale di Roano avrebbe voluto operare da sè, ma sentiti li di lui ministri Giudice ed Acquaviva, che gli davono risposte indiñerenti, desistè dall' impresa per i non perdere il partito del Cardinale Corsini, il quale gli poteva molto giovare in occasione di qualche esclusiva; edi fatto si accorse, che tra iVecchi si ristringeva un trattato, il quale sebbene compariva a favore di Corradini, era però diretto all' esaltazione di Gotti, l’uno e l’altro de’ quali non gli piaceva; al primo non poteva concorrere, avendo ricevuto ordine ne1l’ uscire di Parigi di escludere tutte le creature di Albani; del secondo poi ne aveva timore, e però procurando di accertarsene, trovò, che era vero: anzi le creature istesse di Corsini dicevano, che giacchè non si veniva a risoluzione, erano determinati di unirsi a' Zelanti in favore di Gotti; ma il santo religioso non vi diede alcuna mano, perchè azzardatosi il Francese d'interrogarlo, se aveva qualche soggetto da proporre al nuovo Papa per segretario di Stato, rispose subito innocentemente non essere capace d’iusinuare alcun soggetto per qualsivoglia carica, e non toccare a lui tale incombenze.

Corsini ancora ne stava in apprensione, perciò procurò di far pratica con le sue creature, dando voce, che si volevano i voti per uno dei Vecchi tra gli 8 nominati, e scielse il Cardinale Sagripanti per aiuto, e la cosa riuscì bene, perchè ne trovò sino a 25; ma venutosi alla prova non furono più di 22, e ricercatosi il motivo della mancanza si seppe, che qualche Cardinale avendo penetrato, che la mira era per Coiro, se ne alienasse con la ragione di essere il medesimo troppo vecchio, e rispostogli, che se Coiro era vecchio, vi era Spinola giovine; onde quel Cardinale dubitando, che per Spinola veramente fosse l’idea, non solo si staccò, ma ritirò due altri compagni seco. Corsini procurò di ritentare per d’Elci, ma non trovò d’attaccare trattato.

Si vedevano all' incontro sempre 28 o 29 voti sopra alcuni Cardinali non dati per segno da Corsini, sicchè si conosceva esser questi del partito contrario, perciò il Camerlengo gli fece dire, che giacchè erano riusciti vani tutti i tentativi fatti perle sue creature, gli olferiva egli Ruffo, in cui se fosse concorso, avrebbe avuto la gloria di fare il Papa, altrimenti sarebbe andato in Gotti, a favore del quale aveva 30 voti sicuri, ai quali aggiunti li 8 di Acquaviva, il Papa era fatto senza di lui. Impaurito Corsini ad una tale ambasciata replicò, che avrebbe data con un poco di commodo la risposta, e portatosi immediatamente da Roan gli disse, che se non si rimediava, il Papa era fatto, ed era Gotti; messosi all' armi il Francese, mandò Tencin da Giudice, il quale disse, che questa così facile sua concorrenza in Gotti, metteva il pericolo di scissura tra l’Impero e la Francia. non contento assolutamente di questo soggetto. Giudice dunque a questo tuono inaspettato disse di non voler esser causa di tali torbidi, perciò rispose, che spediva subito alla Corte di Vienna per sentire le sue determinazioni, e con i Cardinali promotori si scusò, con dire non ritirarsi dall' impegno, ma non poter risolvere senza il ritorno del corriere.

Smarriti a tale awiso iCardinali promotori, e molto più il Camerlengo, perchè vedeva, che il suo ripiego aveva precipitato l’añ'are, si andavano consolando con star forti, quando venissero risposte favorevoli. Esultavano all' incontro i Francesi di aver rotto il trattato, e per più stabilirlo procurarono, che Giudice non dovesse da loro scostarsi, e glie ne fecero giungere 1'ordine dalla Corte, ed in contracambio, che loro non dovessero dal suo sentimento dipartirsi, il che causò il totale abbandonamento dell' esaltatione di Gotti, sebbene da Vienna vennero risposte assai generali.

In tali torbidi rimise Corsini in campo il Cardinale d’Elci, soggetto non inferiore di merito a Gotti, e si trovò favorito da go voti, ma nel nominarsi la persona diminuirono. Contuttociò Corsini prese spirito, ed il Camerlengo si trovava sbigottito, dubitando, che si facesse da vero; ma la mira del Cardinale Corsini era per Cenci, e perciò andava disponendo le cose, tanto più, che non lo poteva proporre, atteso che Cenci era stato communicato pel viatico, onde stava attendendone il miglioramento, e si tratteneva intanto in Coiro ed Aldovrandi. Ma Acquaviva non volle che quest' ultimo si proponesse sino a tanto, che visse Cenci, ben consapevole delle premure di Corsini a tutte le Corti per l’accennato soggetto. Finalmente d’Elci ringraziò pubblicamente il Sagro Collegio di averlo sino allora favorito, il che diede spirito al Camerlengo, e Roma ancora ne restò contenta, perchè diceva: ,un Fiorentino dopo l’altro, dopo un cieco, un zoppo, e cose simili, anzi si trovarono attaccati due cartelli, che dicevano: ,se fate Papa d’Elci, noi ripiglieremo li selci‘.

Li 19. di giugno si trovò un poco sollevato dal male Cenci, onde Corsini procurò tutte le maniere di farlo comparire guarito per crearlo Papa; volle, che nelli 25. andasse allo scrutinio con il bastone, come fece mattina, e sera sino alli 23.; di più in tal giomo lo fece stare alla Loggia per vedere la processione del Corpus Domini, che si fa dalli Canonici di S. Pietro la sera, acciò fosse da tutti veduto, e la mattina delli 24. celebrata la santa messa, presa la cioccolata, si buttò sul letto per riposo, ñno, che fosse ora dello scrutinio, ed entrato il conclavista per avvisarlo, lo trovò morto. E con ciò restarono Corsini, ed i suoi aderenti persuasi, che il Papa si elegge dallo Spirito Santo.

Si occuparono dunque dopo un tale accidente tutti li ministri a spedire corrieri, ed il Cardinale Cibo procurò, che nominassero ancora Lambertini creatura Benedettina indifferente alle Corone, e soggetto terzo da poter concorrere in caso di contrasto, lo che servì, come si vedrà. a suo tempo. Procurò intanto Corsini di metter fuori Aldovrandi, ma Corradini penetrato il disegno e cercato numero di voti nel Collegio Vecchio, disse a Corsini, che se voleva una sua creatura, gli avrebbe portati molti voti per Firrau, quale ambasciata non dispiacque a Corsini, ma i Tedeschi cominciarono a strepitare, dicendo, che non potevano concorrere nè iFrancesi nè Corsini per l’impegno preso di andare uniti, e sebbene dai Vecchi si strillasse —— Libertà del Conclave —— Corsini si ritirò dal concorrervi.

Conviene ora ritornare addietro e sapere, che disperato dai medici il Cardinale Cenci, si unì il Cardinale Acquaviva con Valenti e Sagripanti, pregandoli, che facessero sapere a Corsini, che se voleva una sua creatura, non vi era altra più riuscibile, che Aldovrandi, Perciò non avendo allora data risposta, deposte le speranze di Cenci, tutto si applicò aquesto soggetto, sicchè tutto all’ improviso la Domenica delli 3 Luglio, si sentirono 31 voti a favore di Aldovrandi, fra' quali vi erano tutte le Corone, e tre soli mancavano per l’inclusiva, onde la costernazione del Camerlengo, e de' collegati fu eccessiva, ne’ sapendo come opporsi, si divulgo un viglietto scritto da Sua Eminenza al Pre. Mro. Rivalli religioso de' Minori conventuali, in risposta di un viglietto di questo Frate mandato al Cardinale Aldovrandi. Il viglietto di proposta era cassato con acquaforte, e la risposta appariva a tergo dell' istesso viglietto di proposta, e con ciò suscitarono scrupoli di simonia, e dubbiezze nell' animo de' Cardinali; sicchè per 36 giorni stiede sull orlo del pontificato, e non vi potè salire.

È da sapersi per notizia del fatto, che il Pre. Mro. Ravalli, Esaminatore de' Vescovi, Religioso graduato, come amico e dipendente del Cardinale Camerlengo e di Aldovrandi, desiderava riconciliare tra loro questi due Signori, ed avendone trovata tutta la buona disposizione, credè necessario per autenticare la rinnovata armonia un qualche autentico documento: perciò scrisse ad Aldovrandi il viglietto accenato, a cui Sua Eminenza in , margine del medesimo rispose in questi precisi termini. ,Tu es Doctor in Israel, e però sa meglio di me, che cosa sia possibile in una materia tanto delicata. ,Dirò. Altro non posso nè devo dire, se non che Ella faccia a nome mio tutto quello, che con tutta coscienza più farsi e promettersi senza contraere debito con Dio, potendo per altro asseverare, che come uomo di onore non sarei mai per mancare al mio dovere verso chi mi ha benecato, come prescindendo dal presente caso, conservo sempre viva la memoria delle mie obbligazioni alla sagra e gloriosa memoria di Clemente XI. Per altro io non desidero, che di sortire dal Conclave colla salute prima dell' anima, poi del corpo, ed a tal ñne non m’ingerisco in alcun maneggio, non sortendo dalla mia cella, che per andare allo scrutinio, e sia quello che Dio ha disposto, alla cui suprema volontà mi umilio con la maggior venerazione.'

Un tal viglietto era meglio non scriverlo, ma ècerto, che da S. Agostino non si sarebbe potuto stendere con maggiore cautela; nulladimeno fece tanto strepito, che levò il Papato ad Aldovrandi, e sebbene il Pre. Maestro facesse una dichiarazione giurata, in cui esponeva, che il suo viglietto, che si trovava cassato, non conteneva altro, che puri termini di riconcilazione, e reciproca corrispondenza, senza entrare in promesse o speranze sopra le presenti circostanze, con tutto ciò non giovò punto, ed al medesimo fu levata la patente di teologo Imperiale, e mandato ad altro convento fuori di Roma.

Rimanevano dunque i voti in ogni scrutinio fino al numero di 31 per Aldovrandi, nè si potè guadagnare alcuno de' contrarj, che stiedero forti come travertini fino all' ultimo, ed erano Ruffo, Pico, il Camerlengo, Corradini, Accoramboni, Petra, Belluga, Gentili, Firrau, d’Elci, Cibo, Spinelli, Passionei, Lanfredini, Ruspoli, Spinola, Mosca, Rezzonico e Coiro; con tutto ciò per esservene de' Giovani, si dubitava, che non fossero per guadagnarsi, stante le diligenze, che usavano i Promotori. Una longa parlata di Acquaviva con Belluga, ed ancora di Roan con Accoramboni diede molto atemere all’ unione de' Zelanti; ma non fecero alcuna breccia, perchè questi due Signori si mantennero costanti: nulladimeno la paura era grande, ed il Camerlengo ad ultimo partito di disperazione si raccomandò colle lacrime agli occhi al Cardinale Alessandro Albani suo fratello con cui non passava buona armonia, a non permettere l’elezione tdi Aldovrandi, perchè aveva egli tre voti a sua disposizione, cioè il proprio,.Fini e Ferreri, adducendo il principio della persona, e casa commune, e quantunque non ne ricevesse positiva promessa; ne riscosse però compatimento tale, che-bastò a suo tempo di fare l’effetto.

Continuavano le diligenze dei Promotori per guadagnare qualcheduno degli escludenti. e dal Cardinale Quirini furono mandate dotte scritture in giro, con le quali davano voce di aver superato; ma questi si mantenevano in fede, esclamando essere questa una violenza, che il capo di fazione così potente fosse unito con tutte le Corone, ed intanto si vedevano sempre li voti in numero di gr. Ma tre non andavano mai allo scrutinio, ma solamente nell’ accesso; fece accorgere ai protettori, che i medesimi in caso di augumento si sarebbero forse ritirati, e questa, si crede, fosse l’arte del Cardinale 'Alessandro per favorire il fratello. Onde si volle fare l'ultima prova, ed una mattina di giovedi rr. agosto crebbero i voti sino a 33: al quale inopinato accidente si guardarono 1'un l’altro stringendosi nelle spalle, e si aspettava, che accadesse il 34, che compiva1’opera; ma dopo qualche tempo si aprì la Cappella, e ñnì lo scrutinio senza conclusione; divulgatasi però per Roma si pose tutta in apprensione, perchè non gradiva l’elezione del Cardinale Aldovrandi.

Usciti dalla Cappella non potè contenersi il Camerlengo, e fermatosi con uno de’ Promotori si rallegrò seco della bella mostra fatta quella mattina cosi prossima al elezione; e però voleva egli il giorno aver la gloria di perfezionar l’opera. Questa parlata con il successo antecedente pose in apprensione i Zelanti, e particolarmente i Giovani poco pratici; ma il Camerlengo andò subito a sedare il rumore, dicendo esser stata quella una ñnta, e forse l'ultima prova per incutere timore, sicchè venuto il giomo e comparso il primo di tutti il Camerlengo per tenere in fede i compagni, ritornarono i voti al numero di 31 con rammarico dei Promotori ed esultazione degli escludenti; e perciò promìsero ad Aldovrandi di fare il noto ringraziamento, il quale lo concepì in un viglietto diretto al Cardinale Corsini; e non si può negare, che abbia mostrato in simile congiuntura una somma ed inalterabile costanza.

Rinverdite pertanto le speranze dei pretensori si dubitava, che dovesse riprincipiarsi da capo, ma Iddio, che regola l‘elezione, fece che il Camerlengo si portasse da Kollonitz, nominandosi Gotti, Spinola e Gentili, ma piccati Ruffo e Corrodini convennero di aggiungervi Lambertini, e parlatone ai Ministri, e trovatili consenzienti, si cominciò a propalare il trattato. Firrau disse a Corsini, perchè non si opponeva; ma egli rispose non esser più in tempo, e che veniva abbandonato delle sue creature, Cibò lo dava per determinato e concluso , il che spaventò chi in altro tempo si sarebbe opposto. Il Camerlengo restò sorpreso al primo avviso, ma per liberarsi dal pericolo di Aldovrandi, disse, che non intendeva fargli opposizione; sicchè Firrau disse: ,facciamo Papa il Cardinale Lambertini‘ ed avviaronsi in truppa alla sua cella, ma non ve lo trovarono, mentre egli passeggiava al solito per i corridori, di dove si porto in cella di Acquaviva, ed ivi trovò radunati molti Cardinali, che lo pregarono ritirarsi in cella, come fece. Allora andarono in folla a baciarli la rrfano. Tuttociò successe il Martedì sera, sicchè verso le due ore di notte uscirono dal Conclave delli viglietti colla nuova, che la mattina seguente si sarebbe pubblicato il Papa. Conforme seguì Mercoledì 17. agosto 1740 restando a pieni voti eletto il Cardinale Prospero Lambertini Bolognese, che volle chiamarsi in memoria del suo creatore Benedetto XIV.


Cardinali presenti all' Elezione di Benedetto XIV.

Creature di Alessandro VIII.
Pietro Ottoboni Veneziano, morì in tempo di Conclave.
Lorenzo Altieri Romano, non entrò in Conclave per essere infermo.

Creature di Clemente XI.
Tomaso Ruffo Napolitano.
Annibale Albani di Urbino, Camerlengo.
Ludovico Pico della Mirandola.
Pietro Marcellino Corradini da Sezza.
Armando de Roan Francese.
Filippo de Bussù detto Alsazia.
Ludovico Belluga Spagnuolo.
Giulio Alberoni Piacentino.
Carlo Marini Genovese.

Creature d'Innocenzo XIII.
Alessandro Albani di Urbino.

Creature di Benedetto XIII.
Giovan Battista Altieri, morì in Conclave.
Vincenzo Petra Napolitano.
Niccolò Coscia da Pietra de Fusi.
Angelo Maria Quirini Veneziano.
Niccolò Lercari Genovese.
Prospero Lambertini Bolognese, che fu Papa.
Francesco Antonio Fini da Minervino.
Sigismondo Kollonitz Tedesco
Filippo Zinzendorff  Tedesco.
Fra Vincenzo Gotti Bolognese.
Leandro Porzia del Friuli, uscì di conclave e morì.
Pier Luigi Caraffa Napolitano.
Giuseppe Accoramboni da Norcia.
Camillo Cibò da Massa di Carrara.
Francesco Borghese Romano.
Fra Vincenzo Ferreri da Nizza.
Nicolò Giudice Napolitano.

Creature di Clemente XII.
Bartolomeo Massei da Monte Pulciano.
Vincenzo Bichi Sanese.
Giuseppe Firrau Napolitano.
Antonio Saverio Gentili Romano.
Giovan Antonio Guadagni Fiorentino.
Trajano Acquaviva Napolitono.
Domenico Riviera da Urbino.
Marcello Passeri d' Ariano.
Pompeo Aldovrandi Bolognese.
Serafino Cenci Romano, morì in Conclave.
Fra Pier Maria Pieri Sanese, non entrò.
Giuseppe Spinelli Napolitano.
Errico Buglione d' A(u)vergne Francese.
Raniero d»Elci Sanese.
Giuseppe Lambergh Tedesco.
Domenico Passionei da Fossombrone.
Silvio Valenti-Gonzaga Mantovano.
Gaetano Stampa Milanese.
Pietro de Tencin Francese.
Nereo Corsini Fiorentino.
Bartolomeo Ruspoli Romano.
Agapito Mosca da Pesaro.
Giovan Battista Spinola Genovese.
Giacomo Lanfredini Fiorentino.
Carlo Rezzonico Veneziano.
Marcellino Coirio Milanese.
Prospero Colonna di Sonnino Romano.

Cardinali assenti da Roma:
Benedetto Odescalco Comasco.
Nugno da Cungha Portoghese.
Melchior Polignach Francese.
Damiano Scombom Tedesco.
Leone Potier de Gevres Francese.
Andrea dc Fleury Francese.
,Giovanni de Motha Portughese.
Fra Prospero Molina Spagnuolo.
Giovanni Lipski Polacco.
Ludovico `Borbone Infante di Spagna

 

 





February 4, 2014 7:53 PM

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