Giovambatista Adriani, Della vita e dei tempi di Monsignor Referendario Giansecondo Ferrero-Ponziglione (Torino: Ribotta 1856), pp. 197-198:
Ser(enissi)mo mio Sig(no)re —
Riceverà V. A. qui alligata la relatione di quanto è successo col Ser.mo P(rencipe) Cardinale et anco lo stato de'negotiati del Conclave per la parte ch'io n'ho potuto havere, ch' è stata molto poca, stante la ritiratezza, e cautela, con la quale io ho pratticato, ch' è stata tale, ch'io non ho visitato alcuno de' Cardinali capi di fattioni, acciò non si dicesse, ch'io mi volessi ingerir di più di quello, che m' era comandato. La notte passata s'è chiuso il Conclave alle cinque hore; io vi fui sin alle tre. Feci riverenza al S.r P. Cardinale il quale mi disse, che poteva dar conto a V. A. delle nuove, che s'intenderebbono di fuori, et che nascerebbono dell'altre occasioni nelle quali io potrei servire. Io l'assicurai, che l'ultima cosa, che s'estinguerebbe in me sarebbe il desiderio della sua grandezza; che però io non pensarei già mai più a celle di Conclave, et che più tosto pensarei di ridurmi in una di quelle di Staffarda. Gli significai ancora nell' ultimo punto della partenza quello ch'io havevo saputo nel Conclave, che Medici tuttavia si stringeva con Borghese per l'elettion di Cinino [Francesco Cennini de' Salamandri, of Siena, a subject of the Grand Duke of Tuscany], vedondo le prattiche di Monti difficultate per la morte di Montalto. Gli dissi, che il Conte Elci haveva pratticato tre Cardinali i più papabili, ch'erano sin a quell' hora in Conclave, Campora, Veralli, et Ascoli [Felice Centini, OFM Conv.]. Gli replicai qualche cosa di quello che i Cardinali vecchi mormoravano, dubitando ch' egli fosse troppo stretto con Borgese. Mi rispose, ch' egli non era in obbligo alcuno. Può esser, che i suoi Conclavisti habbino havuto mira di non palesar i sensi, co' quali pensano di proceder sin tanto, che il Conclave non era chiuso. Credo però, che i fini del Magnesio siano portati alle persone di Verallo, et Ascoli. Nell' uno et nell' altro havrà assai che fare. Io volsi insin' all' ultimo punto testificar al Ser. mo P. Cardinale la mia fedeltà e divotione. Hora attenderò i comandi di V. A. Confidando nella singolar sua benignità per quello che riguarda la mia riputatione, e le faccio humilissima riverenza.
[Da Roma li 19 luglio 1623].
V. A. sarà instata di favorir il Sig.r Cardinale Campori con i Cardinali Francesi nel passaggio che faranno per Torino: converrà che V. A. lo facci efficacemente. Questo Signore nell' uscir del Conclave mi commise di far riverenza a V. A. in suo nome et d'assicurrarla che con il proprio sangue desideraria di soddisfar all'obbligo che tiene a V. A. Io credo che il Conclave durerà dei mesi, se bene alcuni credono che possa finir al più longo in dodeci giorni. Vi sono 23 Cardinali pretendenti: niuno di quelli darà il voto a sogetto che possa esser, che non sia disingannato. Vero è che non succedera mai più bel Conclave per farci honore stante la debolezza di Borghese, se sara manegiato come conviene. Nello scrutinio fatto questa prima mattina in Conclave, il maggior numero de' voti son stati 12, se ben non so a favor di chi; per arrivar à 36, per includer ci sara del travaglio.
This was the third of Abate Scaglia's communications to the Duke of Savoy on this day, the first day of the Conclave.
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