Francesco Orioli (editor), Cronaca de' principali fatti d' Italia dall' anno 1417 al 1468, di Niccolò della Tuccia Viterbese (Roma 1852), pp. 308-309 [misnumbered by printer as 208-209]:
1464. Nel detto anno li venetiani fero gran guerra col turco, e coll' aiuto degli ongari racquisitorno Bossina.
Il cardinal Tiano essendo legato delle genti contro in lignor Gismondo [Malatesta] gli tolse molte terre et assediollo a Rimini, e gli tolse circa 300 tra rocche, castelli e città. Per la quale oppressione detto signor Gismondo dimandò accordo al papa, e così li rimase solo Rimini, con 5 miglia attorno, ove erano tre castelletti in tutto. Poi mandò al papa dui suoi procuratori, e confessorno li suoi peccati palesi: e così il papa li fè palese la sua remissione, et dielli penitenza che tutti li venerdì in tutto il tempo della vita sua digiunasse in pane et acqua. E quando il papa andasse di persona contro il turco, lui ci dovesse andare con quanto sforzo potesse.
Anco in quel tempo morì il prencipe di Taranto, e tutte le sue terre si dettero al re Ferrante. Al duca di Sessa, molti altri seguaci del reame e la città dell' Aquila s' accordorno col detto re, et il duca Giovanni si ridusse al Castel dell' ovo a mare per temenza. Poi andò a Pisa et in Provenza con poco honore.
Il re di Napoli hebbe nelle mani il duca di Sessa e li fè tagliar la testa. Così di terra in terra andava campeggiando per il reame gastigando quelli gli erano stati nemici nelle passate guerre.
Il conte Iacovo Piccinino partì dal reame, et andò al duca di Milano patre di sua moglie, e lassò le genti sue al signor Alessandro Sforza fratello di detto duca.
Il papa fè sollecitare la guerra contro il gran turco e fè bandir la crociata per tutta la cristianità. Per al qual cosa moltissime migliara di franciosi, todeschi, borgognoni, bretoni, piccardi, spagnoli, e d' ogni natione tramontana, giovani e vecchi, vennero a Roma per andar contro l' infedeli.
Il papa li fè l'assolutoria di colpa e di pena; e rimandolli alle loro case, come fecero: dicendo voleva far denari per portare in quel paese, e non genti.
A 17 giugno il papa fè fare una procerssione per tutta Roma: poi a 18 parti di lì, et andò ad Ancona, dove alli 14 d'agosto ad hore 22 incirca morì, et il corpo suo fu portato a roma, e l'essequie furno fatte li 27 d'agosto, ove furno la maggior parte de' cardinali; e alli 30 di detto mese fu creato papa Paolo Secondo, chiamato Mes. Pietro da Venetia cardinal di S. Marco, nepote fu di papa Eugenio IIII.
In quel tempo morì il conte Averso dell' Anguillara, e rimascero di lui tre figliuoli, uno chiamato M. Pietro et era prete; l' altro Francesco, et il terzo Diofebo, dui valenthuomini nati insieme gemelli: da questi signori il papa Poplo si fè dare l Tolfa nuova, e tennela per la chiesa.
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