Delle Lettere del Commendatore Annibal Caro, scritte a nome del Cardinale Alessandro Farnese Volume II (Padova: Giuseppe Comino, 1765) no. 123, pp. 187-197:
Al Cavalier Tiburzio.
Della perdita che avemo fatta di Papa Marcello non accade dir altro, se non che fra tanti pubblici, e privati rispetti, che mi fanno doler acerbamente, questo è un de maggiori: che se fosse sporavvissuto, si farebbe pur visto che 'l suo Pontificato, oltre all' esser a proposito di tutta Cristianità, farebbe tornato bene ancora alle cose di Sua Maestà Cristianissima. Questo dico, perchè quelli che di qua innanzi al fatto biasimavano l' elezion sua, non ci dovriano ora imputar del giudicio, che facemmo spora la elezione del futuro Pontefice; e doveriano ora imputar del giudicio, che facemmo sopra la elezione del futuro Pontefice; e doveriano conoscere con la prova in mano quanto fiano di poco vedere circa gli umori di questo sacro Collegio.
Ma, quanto al morto, ci basta assai quello, che ci scrivete per le vostre ultime de' xxi. del passato [April 21, 1555], che Sua Maestà Cristianissima, e Monsignor Conestabile abbia approvato la sua elezione, e monstrato di restar contenti dell opera del Cardinal S. Angelo, e de' nostri amici. Io attendendo alle lettere, che mi ha scritto Sua Maestà, et Sua Eccellenza, ero entrato in ferma speranza di poterla satisfar similmente nella creazione prossima; conoscendo chiaramente che il Cardinal Polo nominato da lei aveva quella parte, che li bisognava, con somma luade del giudicio, e della prodenzia di Sua Maestà, talchè era facile sopra tutti a riuscire. Ma avendo poi scoperto, che questi Signori suoi Ministri novamente hanno suscitato ancora sopra la persona sua varie calunnie per metterlo in diffidenzia, non so che me ne dire; salvo pregare Iddio per sua pietà che ci voglia levare il velo dagli occhi, e ci lasci veder meglio lume di quel che non facemo per le passioni, ed interessi propri. Perchè se l' uomo avesse la mira, come conviene, principalmente al servizio di Dio, e della Sede Appostolica, congiunto con quello del Re, non si cercheria di porre ostaculo a un Suggetto di questa sorte; e quel che mi par anco di peggior esempio, veggo che a tale opera d' impedirlo si consente da alcun de' nostri, e col Cardinale di Carpi, il quale, senza rispetto d' esser egli Imperiale, apertamente per suoi capricci, e chimere fa contro a quell' uomo dabbene. Io per me non so vedere, con che consiglio si pigli anco da' nostri questa impresa così alla scoperta; nè che altro guadagno ci si possa fare, salvo che di correr di nuovo pericolo che, contro al prudentissimo ricordo del Re, esso sia eletto senza lor participazione. Non voglio qui entrare a difender le buone qualità del Cardinal Polo, ne a discorrer quanto lui fosse per essere buon Papa per beneficio della Cristianità, ed a proposito del Re; perchè mi è già chiaro, che tutto questo e stato molto ben considerato da Sua Maestà Cristianissima, poiche lo nomina cosi amorevolmente. Mi meraviglio bene, come altri ardisca di calunniarlo innanzi al lor Principe: non fondando le lor ragioni in altro, che in sospetti vani, e conietture frivolissime, ed inventate da chi si sia per malignita; il che non dico già per i nostri, ma sibbene per altri che li vanno subornando con stranio artificio, come ho inteso. E sebbene il Cardinal Polo è nominato anco dall'Imperatore, e dal Re d' Inghilterra appresso a quattro altri dalla sua banda con uguali raccomandazioni, che sono Santiago, Morone, Fano, e Carpi; non so quanto ciò sia da improbare: anzi crederei che fusse da ringraziar Dio, che mostrasse a tutti questi Principi la virtù di quell' uomo, col mezzo del quale, confidente ad ambe le parti, piacesse alla sua divina bontà di riconciliarli, secondo la buona intenzione, con che ha pur procurato di dar principio a cosi santa opera. Oltre di ciò mi pare che troppo ci inganniamo da noi stessi, se ci volessimo persuadere di poter fare un Papa senza l' intervenimento della parte Imperiale, la quale oggidì per grazia di Papa Giulio è maggiore senza comparazione che la nostra.
E non ci doveria parer poco, se io, e 'l Cardinal S. Angelo potremo condurre gli amici, e parenti nostri Imperiali in un suggetto grato al Re, com vedemo che sia questo: dove in un altro men confidente non ci bisogna affatigare per esser loro troppo interessati. Il Cardinal di Bellai, da chi in gran parte nasce questa opposizione che si fa a Polo, inclina a far Papa il Decano, per succeder lui al Decanato, ed al Vescovato d' Ostia: ma prima si va ingegnando insieme con altri d' impedire ogni uomo, per far pruova in persona sua; il che piacesse a Dio che lpotesse riuscire; o veramente in Tornone, perchè specialmente io farò sempre quanto mi sarà possible; e so di poterlo fare con buona conscienza, e con laude di molti: ma suspico che, sotto simil pretesto, egli, ed altri Ministri di Sua Maestà abbino preso partito di riscrivere alla Corte contro a Polo, per metter tempo in mezzo, fino che venga la risposta, sperando in questo mentre di far cadere per istracchezza la cosa in sè. Ma non considerano di quanto odio sia un pensier tale al Sacro Collegio, e quanta disperazione può indurre agli altri di far Papa qualunque si sia. Oltreche alla Sede Appostolica la dilazione in caso tale suol' essere di gravissimo danno, e massime in questo tempo, che ella è, non pur esausta, ma impegnata, e senza credito alcuno, e con suoi popoli ruinati. Come si sia, il Decano è ben uno di quei suggetti che vi possono arrivare, al quale per esser vecchio di 86 anni, v' andranno molti di quelli, che v' aspirano; ma voi sapete, che persona egli è, ed il numero de' parenti, ch'egli ha, e li disegni che gl' Imperiali ci potrebbono fare con lo acconcio de'suoi rispetto agli Stati del Regno.
Noi altri, quanto al nostro particolare, aremmo da sperare piuttosto favore, essendo nostro parente, e creatura di Paolo [III Farnese], e facendo con noi dello affezionato; ma io per me non lo giudicherei a proposito di questi tempi per la Sede Appostolica, nè molto risoluto per le occorrenze presenti. Monsignor Reverendissimo di Ferrara, come quello che ha veramente molte parti, che ne lo fanno degno, e molte, per le quali si confida di poter superare le difficoltà, che gli si attraversano, si reputava nell' altro Conclave aver il Papato nelle mani. E, con tutto l'esito che n' ha veduto, non par che se ne voglia ancora chiarire; non considerando0 che alcune parti sue, nelle quali forse egli più spera, quelle istesse glie ne togliano; e la troppa yoglia che n' ha mostrata, e li modi che ha tenuti insino a ora in praticar questa dignità, li hanno fatto alienar gli animi di molti cardinali: e con tutto ciò persiste nel medesimo con sua poca riputazione, e con gran pregiudizio di questo negozio; al quale per forte ha qui di presente anco per coadiutore il Signor Duca suo fratello, venuto prima per visitare il Papa.
Ed intendo pure che Sua Eccellenza, come par savia, si va risolvendo di tener la cosa per impossibile, ancorachè a sua Signoria Reverendissima non la possa totalmente dissuadere; perciocchè, mancandoli la via ordinaria, veggo che si delibera di farsi forte alla esclusione di tutti gli altri, pensando anch' egli per questa via di far cader la cosa in persona sua alla stracca. Di che può avvenire, secondo ch' io mi dubito, che gli altri per isdegno, e per timore si gitteranno a fargliene uno in faccia, come gli è avvenuto di Papa Marcello. Ma Dio volesse che fusse un tale! anzi la paura mia è, che non si dia in alcuno, che sia o nemico, o indegno di questo grado.
Pensate che per questa cagione solamente il Cardinal di Carpi, il quale infino ad oggi è stato sempre in poca stima del Collegio, ora ha di quelli, che gli danno animo; tanto che tra gli altri, solo per esser conosciuto suo nemico, ci spera assai, come contrappeso dell'altro: e con esso lui ci concorre il Decano, che è cosa di non picciolo momento. Io intendo per diverse vie, che esso Reverendissimo di Ferrara si duole di me, e di Sant' Angelo, parendoli che siamo forse atti a darli maggior ajuto di quello, che no gil offerimo, oltre alii nostri voti. E mi vien certificato che egli, per far la sua parte migliore, ha scritto alla Corte che non ha altro impedimento, che il non voler noi far lper lui tutto quello che possiamo; e mi fa credere ancora di peggio, poichè ha spediti corrieri senza farmelo sapere, come suol fare l' altre volte. Nè per questo son per mancarli di ciò che sia possibile farli da un par mio con degnità del grado che tengo, come gli ho confirmato da principio, per ubbidire al Re: avendolo da altra parte chiarito alla libera ch' io non trovo alcuna disposizione nel sacro Collegio; e che per ciò non mi par conveniente, che mi faccia correr al palio nelle sue pratiche di concerto di San Giorgio [Girolamo Recanati Capodiferro], e Sermoneta, ed altri simili, come vorrebe; perchè questa sarebbe la via di fare a rovescio il servizio del Re, e di perdere il credito per me nel Collegio per sempre. E mi duole di non lo vedere più vicino a questo segno di quello che egli si persuade, forse per inganno proprio, o per inganno d'altrui; e penso che 'l Signor Imbasciatore, ed anco il Secretario Villandri, al quale ho tenuto porposito lungamente di tutte queste cose, la intendono, come fo io: e che per la bontà dell' ingegno loro, e per aver potuto vedere, e riscontrare li umori di qua, sieno bene edificati in favore della mia pooenione. Ho lasciato di dire che 'l Cardinal di Ferrara, per far miglior testa alla esclusione di tutti gli altri, ha sollevato alcuni Cardinali di bassa mano, e leggieri a creder quel che vorriano; con dar loro intenzione di farli Papi, in caso che a lui non succeda fino alla risposta di sue lettere scritte alla Corte; e che con detta risposta verrà la nominazione di Sua Maestà; come a dir in Verallo, Crispo, San Giorgio. Di che avete da avvertir Monsignor Contestabile a tener mano, che Sua Maestà non incorra in simil' errore; perchè certo per la qualità di costoro saria scandelizzar molt' altri de' buoni: anzi che degni ordinar in ogni caso che, trovandosi questi tali alienati sopra questa speranza dalli buoni soggetti nominati già da Sua Maestà, sieno revocati, e riuniti al medesimo scopo suo; perchè con effetto invaghiti di queste novelle, vanno facendo anco loro le lor partiche disgiunte da Ferrara, e da noi altri, e dubito che qualchuno d' essi non si convenga con altri; sicchè vedete come la nostra banda è dissipata, e poco per la via di far cosa buona, se non si piglia altro verso.
Dall' altro canto l' Imperiale è molto unita, e potente di sorte, che facilmente ci potrebbono fare in faccia uno dei loro, e massime Morone; perchè tutti concorrono in lui; al quale i neutrali, per ogni poco che sieno stancheggiati, vi anderanno senza dubbio, temendo di qualche indegnità per i suggetti sopraddetti; ed il Decano stesso, non so con che spirito, lo porta assai: e lauderei, che per ogni caso Sua Maestà mandasse una nominazione. Ho voluto per corriero a posta darvi conto di tutto questo, affine che con buona occasione, e con quella modestia, che vi pare ne convenga, ci possiate giustificare da ogni calunnia, che ne potesse esser data in ogni esito che avesse il presente conclave; assicurando Sua Maestà, che avera cagione di tenersi satisfatta di noi, come di quelli che in tutte le nostre azioni, e spezialmente in questa, non abbiamo altra mira che il servizio di Dio, e di Sua Maestà Cristianissima, conforme alla notizia, che avemo della sua buona volontà, e santa mente, e all' ordine suo così espresso nei suggetti nominati: del quale ordine a cautela desidero per questi altri, che Sua Maestà mandi al Cardinal di Guisa, ed a me appartatamente la confirmazione, quanto alla persona del Cardinal Polo; quale è più facile a riuscire, se dai Ministri di Sua Maestà vien ajutato, ed anco più difficile a esser impedito senza scandalo dei buoni. E questo averò caro che procuriate per ogni rispetto. E non avendo altra occasione dello spaccio, se ve lo danno, rimandate il corriero con esso indietro con tutta la diligenzia. Avvertendo voi delle cose suddette di rispondere quel che vi parerà, dove vi sia detto piu una cosa, che un' altra, massime nel caso del Cardinal di Ferrara; perchè la verità è, che vorrebbe da noi più che non possiamo, e confida più di se che non deve, ed usa verso di noi parole, e modi indegni della grandezza sua, o di Ministro del Re; quali però noi condoniamo alla troppa passione, che per ora lo tiene ottenebrato, purchè per causa sua il servizio di Sua Maestà non venga a patire: facendomi Sua Signoria Reverendissima penetrare per diverse vie, che per nostro dispetto, quando non possa conseguir l' intento suo, vuol far Papa il Cardinal di Fano, o Mantua; de' quali due, sì per l' interesse del Re, sì anco per quello di Casa nostra, non accade che vi si dica altro; la qual cosa io non crederò già, che Sua Signoria Illustrissima si metta tentare. Siavi per avviso per ogni caso. E state sano.
Di Roma, alli XI. di Maggio. MDLV.
Mi piacerà che raggualgliate liberamente d' ogni cosa la Regina, ed anco Madama; e trovandosi in Corte Monsignor Illustrissimo di Loreno, gli conferirete quella parte che giudicherete poter fare senza offensione di persona, rispetto all' interesse, che hanno insieme; e rispondeteci distesamente quel che ne potrete ritrarre, e non lassate questa in mano d' altri per ogni rispetto; anzi bruciate l' originale insieme con l'altro, che vi scrisse S. Angelo a' dì passati ec.
Tiburzio was Cardinal Farnese's personal agent at the French Court.
©2013 John Paul Adams, CSUN
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